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Pensare agli spazi per abitare Il domani è nell’oggi. Osservando le città di oggi si ha la sensazione che siano inadeguate ad affrontare le sfide che ci attendono: rubiamo il domani e lo vendiamo nell’oggi. Ma in un pianeta con 8/9 miliardi di persone nel 2050 che vivono in città e rubano il domani, tra non molto il domani verrà a mancare. Prepariamoci, pertanto, a vivere in un mondo con meno risorse, meno energia a disposizione, dove l’unica certezza è l’incertezza: certi e inevitabili saranno invece i cambiamenti nei modi di vivere e, di conseguenza, nei modi di trasformazione della città. Progettare architettura riguarderà principalmente la rigenerazione architettonica, energetica, strutturale, sociale, dell’esistente. Le città, meta di migrazione e in tumultuosa crescita, dovranno essere ripensate, per rispondere all’aumento della popolazione, alla crescente dissoluzione del suolo, alle modificazioni dei sistemi di vita. Possiamo pensare, quindi, di densificare la città per ridurre le distanze, le esigenze di mobilità veicolare, recuperare gli spazi inutilizzati, ripensare i paesaggi urbani, ridurre l’impatto energetico nell’ambiente. La soluzione potrebbe essere a portata di mano, perché tutte quelle città che stiamo costruendo sono opportunità: possiamo fare molto di più che costruire case, possiamo cambiare il modo di intendere la città, con nuove visioni e strategie capaci di innovare con creatività. Pensiamo agli edifici come servizi connessi a reti intelligenti, dove il consumo è sostituito dall’uso, dove le persone possono condividere gli stessi spazi, fare cose in spazi vuoti, che danno origine ad una città: +sicura, capace di resistere al nuovo clima, che prolunghi la vita del patrimonio esistente, che sappia resistere all’incertezza del domani (terremoti, inondazioni, siccità,…); +densa, che consumi meno suolo vergine, che riduca spostamenti e infrastrutture, che migliori la vita delle persone; +fluida, capace di creare diversi tipi di spazi e di modi d’uso in luoghi che esistono già, che sappia adattarsi con piccoli cambiamenti intelligenti dove ci sono edifici; +condivisa, che costruisce connessioni tra le parti, che crea un’economia rigenerativa e distributiva, che migliora la fruibilità creando luoghi di vita negli edifici. La possibilità di intervenire nella città esistente con l’addizione di porzioni incrementali, oggi definite addizioni volumetriche apre nuovi scenari dove architettura ed economia si incontrano: sono necessarie nuove idee per pensare a costruzioni leggere, modulari, smontabili, trasportabili, flessibili…, che si aggiungano con discrezione al territorio costruito per ridisegnare il paesaggio urbano, prestando attenzione alle risorse. Affrontato, infatti, il tema dell’efficienza e dell’energia sostenibile, i temi da risolvere domani saranno acqua e rifiuti, che richiedono altre idee per una speranza di successo. Questo scenario potrebbe rappresentare una rivoluzione comparabile a quella che gli smartphone hanno generato in campo digitale. Lo smartphone è, infatti, un oggetto integrato che racchiude in se molteplici funzioni: è telefono, orologio, agenda, computer, internet, gioco, musica, video, strumento di acquisto e diverrà domani tante altre cose. Analogamente, lo strumento dell’addizione volumetrica può racchiudere in sé la risposta a tutte le esigenze che un edificio esistente si troverà ad affrontare domani dal punto di vista energetico, strutturale, economico, sociale: permette di riprogettare, ricostruire, curare, ridefinire, riorganizzare, densificare porzioni di città, in funzione delle necessità di una comunità. E’ l’idea di una progettazione per strati, individuati dal progettista e riconoscibili dall’utente, semplici, disassemblabili, componibili per funzioni compatibili. Ogni strato è una risposta a una necessità, ha una sua durata nel tempo, ha una sua incidenza economica. Una progettazione per strati coniuga l’efficacia delle scelte di (ri)composizione architettonica e spaziale con l’efficienza delle scelte di riuso sulle mutanti esigenze della comunità. Una progettazione per strati può trasformare l’architettura da sistema immutabile e lineare in sistema semplice, esatto, economicamente circolare costruito come un oggetto. Una progettazione per strati vuol ripensare l’approccio al progetto di architettura in funzione di un suo disassemblaggio, di una sua adattabilità nel tempo, della possibilità di essere costruito per frammenti, uno dopo l’altro. domani è il nome di una casa, una casa per un’architettura semplice e circolare progettata dal Laboratorio di Architettura di Reggio Emilia (Andrea Rinaldi e Roberta Casarini), assieme agli ingegneri Elena Cattani e Marco Ruggeri e vincitrice del Consulto ECOLUOGHI 2017-2018 Case per un’abitare sostenibile, bandito dal Ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare, Associazione Mecenate 90, Unioncamere. Sarà esposta al Macro Testaccio a Roma dal 15 giugno al 15 luglio 2018. Partner principali per la costruzione di domani sono Knauf Italia, Vanoncini spa di Bergamo, Porcelanosa Grupo. domani è una casa: -semplice, perché valorizza l’efficacia delle scelte compositive con l’efficienza delle scelte tecnologiche, usa di meno per ottenere di più. domani è uno spazio abitativo semplice pensato per soddisfare le necessità degli abitanti: esattezza, riduzione, essenzialità, minimo, sobrietà, sono le chiavi di lettura del processo di progetto che conduce al concetto di semplicità. Semplice non vuol dire banale. Semplice è la ricerca dell’essenziale, un valore, un modo di pensare e fare architettura dove spazio, forma e tecnica si corrispondono. domani è pensato a moduli di 1,80 x 4,50 ml ad altezza ridotta di 2,40 ml per incrementare la densità della città (ogni dieci piani ne ricavo uno in più), costruiti interamente in fabbrica, portati in cantiere con autocarri, sollevati in quota con gru e assemblati tra loro con collegamenti magnetici. I punti di contatto esterni sono sigillati per la tenuta all’aria con profili di neoprene, mentre all’interno ospitano i binari elettrificati Eubiq® per la gestione portatile della corrente elettrica. Il modulo impianti contiene tutti gli impianti della casa: sanitari, idrici, di scarico, di ventilazione meccanica controllata, di riscaldamento a panelli radianti a infrarossi alimentati dall’impianto fotovoltaico integrato sul tetto. La modularità consente diverse variazioni di forma e di taglia (S, M, L, XL), che possono adattarsi a luoghi e rispondere a necessità differenti. Pensato come immagine del futuro, domani è caratterizzato da una forma pura, con gli angoli arrotondati che valorizzano continuità e compattezza, un grande tubolare metallico di colore bianco all’esterno e interamente in legno all’interno, interrotto solamente dalla forma e posizione del patio verde: patio e casa sono elementi inscindibili di un nuovo modo di vivere in equilibrio con la terra. Due grandi vetrate ad alta efficienza delimitano la parte abitativa composta da uno spazio unitario, dove non esistono suddivisioni funzionali, ma attrezzature e arredi fruibili informalmente: in ogni punto possono svolgersi diverse attività. Un lungo piano orizzontale segue longitudinalmente lo spazio e contiene tutte le attrezzature, il locale bagno è pensato come un armadio in vetro cui accedere per le singole attività, mentre l’armadio è un insieme di appendiabiti distribuiti nello spazio, non esistono prese elettriche o interruttori fissi a favore dell’idea di una portabilità della corrente grazie ai profili elettrificati: una diversa idea di spazio che anticipa i cambiamenti del futuro. -circolare, perché riprende gli ecosistemi, che sfruttano la fisica e le materie prime che hanno a disposizione per soddisfare con efficacia le necessità e promuovere l’efficienza. Costruito con tecnologie stratificate leggere a secco facilmente assemblabili e disassemblabili, domani non è un oggetto statico, ma pensato in funzione dei flussi di aria, acqua, luce, suono, energia, materie prime e persone. La struttura portante è realizzata con tecnologie in acciaio (steel frames), la nuova frontiera delle costruzioni leggere capace di elevata resistenza con limitato uso di materia e soli 75 mm di larghezza, appoggiato sulla struttura di consolidamento statico dell’edificio sottostante. La coibentazione è realizzata internamente con isolanti sottili termoriflettenti Actis®, ed esternamente in pannelli di poliestere di spessore 120 mm ottenuti dalla riconversione dei rifiuti plastici, fino a ottenere un involucro con U= 0,107 W/mqK. Esternamente la facciata ventilata è rivestita da lastre termo-curvate di Krion® di colore bianco: capaci di una elevatissima riflessione solare e resistenza agli UV, ad elevate proprietà antibatteriche, e capacità fotocatalitiche con possibilità di purificare, per ogni unità abitativa, l’aria che respirano circa 1000 persone in un anno. Minerale ottenuto dall’ossido di alluminio, il Krion® è completamente riutilizzabile alla sua dismissione. Internamente una doppia lastra di Aquapanel® dall’elevata capacità termica, accoppiata a una superficie in legno di larice per complessivi 50 mm, va a formare una massa termoregolatrice diffusa su tutta la superficie, efficace per l’accumulo interno. Le vetrate a triplo vetro con integrato il sistema di VMC decentralizzato chiudono l’intero involucro. Il comportamento climatico invernale è garantito dall’alta coibentazione dell’involucro (12 kW/mqa) ottimizzato dal comportamento termoregolatrice della massa interna diffusa: il sistema di riscaldamento a pannelli infrarossi integrato ne completa il funzionamento. il comportamento climatico estivo, invece, lavora sulla riflessione del calore dell’involucro bianco in Krion®, la schermatura con tende solari esterne delle ampie vetrate e sul comportamento di accumulo della massa interna, oltre alla ventilazione naturale notturna, e quando questa non è possibile, al funzionamento in free-cooling della VMC. Gli strati di composizione di domani avranno differente durata nel tempo. La struttura è quella più longeva, poi l’involucro esterno, poi il rivestimento interno, poi gli impianti, poi gli arredi: ognuno al temine del proprio ciclo di vita potrà essere riconvertito o riutilizzato in un’idea di ciclo economico circolare che minimizza la produzione di rifiuti. domani è una goccia nel deserto, ma il deserto è alle porte e tergiversare, pensare a corto raggio, è un modo di agire che conduce inesorabilmente alla fine. Poiché la conoscenza delle possibilità, specie nel campo dell’architettura, è il primo fattore per la sua innovazione, ben venga domani, per pensare a una nuova stagione dell’architettura semplice e circolare. E’ bello dire, a domani. Approfondimento realizzato in collaborazione con Architettura>Energia, centro ricerche del Dipartimento Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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