Progressi Italia su sviluppo sostenibile, migliora 50% misure Agenda 2030 Onu

Il rapporto dell’Istat sui ‘Sustainable development goals (Sdgs)‘ aggiorna i dati dell’andamento verso i 17 obiettivi delle Nazioni Unite per il nostro Paese. Tra le novità, il legame del sistema dei ‘goals’ con il monitoraggio del Pnrr che definisce “un terreno comune per gli obiettivi di contrasto alle disuguaglianze”. In particolare passi in avanti su energia, clima e acqua.

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Progressi Italia su sviluppo sostenibile, migliora 50% misure Agenda 2030 Onu

L’Italia fa progressi sullo sviluppo sostenibile, con “un quadro” che risulta “complessivamente positivo”, e il miglioramento della metà delle misure legate agli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. E’ questo quello che emerge dall’analisi contenuta nel Rapporto dell’Istat sui ‘Sustainable development goals (Sdgs)‘ che aggiorna i dati sul monitoraggio dell’andamento verso i ‘goals’ – 17 obiettivi su grandi temi, dalla povertà alla fame, dall’istruzione all’ambiente – dell’Agenda 2030 per il nostro Paese.

Secondo quanto riportato dall’Istituto di statistica – che ha confrontato i dati dell’ultimo anno disponibile (prevalentemente il 2020 o il 2021) con quelli riferiti all’anno precedente o a 10 anni prima – infatti il 50% delle misure è in miglioramento, il 23% è stazionario, il 27% segnala un peggioramento. Una delle novità è il legame del sistema degli obiettivi Onu con il monitoraggio del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr); ma anche l’ampliamento dell’analisi delle disuguaglianze territoriali e di genere.

L’Agenda 2030 – spiega l’Istat – “coniuga il raggiungimento degli Sdgs al principio di ‘non lasciare indietro nessuno‘; il Pnrr individua le pari opportunità intergenerazionali, di genere e territoriali come priorità trasversali. In base a questi due elementi – viene spiegato – le sinergie tra il Pnrr e l’Agenda 2030 definiscono “un terreno comune per gli obiettivi di contrasto alle disuguaglianze” e per misurare i progressi. A livello territoriale, quasi i due terzi delle migliori performance vengono conseguite al Nord; oltre il 50% è stato raggiunto nel corso degli ultimi cinque anni.

Energia, clima e acqua, il nostro Paese fa dei passi in avanti verso i target delle Nazioni Unite

Sull’energia l’Italia “supera tutti gli obiettivi, stabiliti a livello nazionale e internazionale per il 2020, relativi alle fonti energetiche rinnovabili“. Nel 2020 – rileva l’Istituto di statistica – “l’apporto complessivo da fonti di energia rinnovabile al consumo finale lordo di energia raggiunge il 20,4%, segnando un miglioramento del 7,4 negli ultimi 10 anni“. Tra il 2012 e il 2020, continua l’Istat, “la capacità netta di generazione di energia rinnovabile installata pro-capite aumenta del 20%. Benché la crescita delle fonti rinnovabili abbia contribuito a ridurre la dipendenza energetica dall’estero del nostro Paese, la quota di importazioni nette sulla disponibilità energetica lorda dell’Italia è una delle più elevate dell’Ue 27“. Interrompendo la serie di progressive riduzioni che aveva caratterizzato gli ultimi dieci anni, “il 2020 segna un lieve incremento dell’intensità energetica totale, alimentato dal settore industriale (+6,3%)“. Nel 2021 l’incidenza di popolazione con difficoltà a riscaldare adeguatamente l’abitazione (8,1%) è sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente. Il numero delle autovetture elettriche e ibride “cresce consistentemente e nel 2021 raggiunge il 36,4% tra le auto di nuova immatricolazione”.

Energia, clima e acqua, il nostro Paese fa dei passi in avanti verso i target delle Nazioni Unite

Per il clima l’Italia è tra i primi cinque Paesi dell’Ue a contribuire al taglio delle emissioni di gas serra. “In Europa continuano a diminuire le emissioni di gas serra – rileva l’Istat – nel 2019 sono il 24% in meno rispetto al 1990. L’Italia è tra i cinque Paesi Ue27 che forniscono il contributo maggiore a tale riduzione. Nel 2020, le emissioni di gas serra dell’economia italiana scendono del 9,8% rispetto all’anno precedente, anche per effetto della frenata dell’attività economica dovuta alle misure di contrasto alla diffusione del Covid-19“. Le famiglie, che generano un quarto delle emissioni dell’Italia, osserva l’Istat, “nel 2020 riducono le proprie emissioni in misura maggiore rispetto alle attività produttive“. Si registra “un elevato pericolo di frane e alluvioni in numerose regioni italiane, conseguenza anche dei cambiamenti climatici. Nel 2020, il 2,2% della popolazione residente in Italia vive in aree a pericolosità da frana elevata o molto elevata e l’11,5% in aree a media pericolosità di alluvione“. Nel 2021 “la preoccupazione dei cittadini per i cambiamenti climatici diminuisce rispetto al 2020 ma continua a essere la prima preoccupazione degli italiani tra le tematiche ambientali“.

Quanto all’acqua l’efficienza delle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile è nel 2020 pari al 63,8% nei Comuni capoluogo di provincia-città metropolitana (+0,9% sul 2018). Nel 2020 – spiega l’Istat nel rapporto sui ‘Sustainable development goals (Sdgs)’ che aggiorna i dati sul monitoraggio dell’Agenda 2030 per il nostro Paese – nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile dei Comuni capoluogo di provincia-città metropolitana sono stati erogati quotidianamente 236 litri per abitante (circa un litro in meno rispetto al 2018). Misure di razionamento dell’acqua sono state adottate, “nel 2020 in 11 capoluoghi tutti ubicati nel Mezzogiorno. Rimane elevata, seppur stabile, la quota di famiglie che dichiarano di non fidarsi a bere l’acqua di rubinetto (28,5% nel 2021). E’ invece complessivamente in lieve aumento la quota di famiglie che lamentano irregolarità nel servizio di erogazione dell’acqua nella propria abitazione: 9,4% nel 2021 (8,9% l’anno precedente)“.

Sul versante dignità della persona, nel 2021 circa 5,6 milioni di individui (9,4%) sono in condizioni di povertà assoluta; la popolazione a rischio di povertà o di esclusione sociale è del 25,4%. Mentre per la parità di genere, alla fine del 2021 l’Italia occupa la seconda posizione (38,8%) dopo la Francia (45,3%) per presenza femminile nei consigli di amministrazione e nei ruoli di alta dirigenza delle grandi società quotate in borsa.

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