Riqualificazione energetica edifici esistenti: tutte le informazioni utili

L’attuale crisi del settore delle costruzioni non lascia tregua e sembra non finire, la situazione è che siamo tornati ai livelli produttivi di 40 anni fa. Nel 2012 gli investimenti nelle costruzioni, secondo ANCE, registrano una flessione del 7,6% in termini reali e a fine 2013 il settore delle costruzioni avrà perso, in sei anni, circa il 30% degli investimenti. Solo il comparto della riqualificazione energetica edifici esistenti mostra una tenuta dei livelli produttivi del + 12,6%. Si vede infatti dal grafico 1 come la manutenzione straordinaria sia l’unico segmento in crescita.

Riqualificazione energetica edifici esistenti: tutte le informazioni utili 1

Indice:

Se si considera che il parco edilizio nazionale è costituito da edifici per il 78% costruiti antecedentemente la prima legge sull’efficienza energetica in edilizia, la Legge 373/ ’77, che arriva all’89% se si considera la più recente Legge 10/’91, si può percepire quale sia la situazione dell’efficienza energetica degli immobili in Italia.

Teniamo conto che la Legge 10/’91 prevedeva dei limiti sull’involucro, definiti nel 1986, che portavano ad avere trasmittanze molto distanti dai limiti attuali del DLgs 192/2005 e s.m.

La riqualificazione energetica di anche solo una minima parte dei 10 milioni di edifici costruiti prima del 1991 sarebbe già un grosso successo: per l’ambiente, per la  qualità della vita, per la sicurezza e non ultimo per l’economia sia del singolo utente che del paese che potrebbe svincolarsi più facilmente dai Paesi fornitori di energia.

Riqualificazione energetica edifici esistenti: inquadramento legislativo e prescrizioni

Regolamenti europei, nazionali e locali negli ultimi anni hanno  riempito  le pagine dei giornali e portali del settore e stare dietro a tutto non è facile.

Consideriamo inoltre che localmente Comuni e Provincie possono prevedere delle prescrizioni più limitative e che le Regioni possono legiferare in maniera autonoma in merito al settore energetico, infatti alcune regioni hanno una regolamentazione specifica, tipo Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Liguria e altre con percorsi a volte diversi e indicazioni anche più ampie sulla sostenibilità ambientale e non solo energetica.

Nello schema 1 riportiamo alcune indicazioni sull’Iter legislativo che partendo dalla Direttiva Europea 91/2002 si è poi sviluppato in vari documenti nazionali.

Ricordiamo che la pubblicazione della Direttiva Europea 31/2012 obbliga l’Italia ad una revisione della legislazione attuale, il DLgs 192 andrà presumibilmente in pensione a fine anno per lasciare il posto ad un nuovo documento legislativo che delineerà il futuro dell’efficienza energetica degli edifici nel nostro Paese.

inquadramento legislativo
Schema 1: inquadramento legislativo

Attualmente in Italia  a livello nazionale, il DLgs 192/2005 (s.m.) e suo decreto attuativo DPR 59/2009, per gli edifici esistenti soggetti ad intervento prevede:

  • per interventi di ristrutturazioni integrali degli elementi d’involucro e demolizioni e ricostruzioni in manutenzione straordinaria di edifici esistenti con superficie utile >1000 m2  (Art.3 comma 2, a, punti1e2)
  • ristrutturazioni totali o parziali e manutenzioni straordinarie dell’involucro per tutti i casi diversi dai due sopra descritti (Art.3 comma 2, c, punto1) che le strutture su cui si è intervenuto rispettino determinate prescrizioni limite e requisiti.

Si ricorda che la Pubblica amministrazione ha l’obbligo di rispettare dei limiti  del 10% più severi rispetto a quelli riportati nello schema 2. La Direttiva 2012/27/CE impone inoltre agli Stati membri la riqualificazione annua dal 2014, del 3% della superficie utile degli edifici delle Amministrazioni Pubbliche centrali, questo dovrà essere recepito a livello nazionale, si spera con l’allargamento a tutti gli edifici di proprietà pubblica.

I requisiti riguardano sostanzialmente l’efficienza energetica invernale, l’efficienza energetica estiva, i problemi termo igrometrici legati al comfort e alla salubrità ambientale.

Si premette che fin dall’uscita del DLgs 192 si è posto il problema delle definizioni legati agli obblighi di verifica o adeguamento.

La manutenzione straordinaria ad esempio è molto vincolata alle definizioni locali per cui in alcuni Comuni il rifacimento dei serramenti è considerato manutenzione straordinaria e quindi presuppone l’installazione di componenti più performanti e che rispettino i limiti, in altri comuni questo non è richiesto perché l’intervento rientra nella manutenzione ordinaria.

Anche il rifacimento dell’intonaco nelle facciate o il manto di copertura sono stati oggetto di diverse contestazioni, per cui alcuni Comuni o Regioni hanno identificato gli interventi per cui risulta obbligatorio il rispetto del DLgs 192 o regolamentazione regionale specifica.

A livello nazionale è stato parzialmente chiarito con la Circolare del Ministero dello Sviluppo economico del 26 maggio 2006 che: (..) Si stabilisce il principio che, quando si decide di intervenire su un edificio con opere che, a titolo esemplificativo e non esaustivo, riguardano la sostituzione anche parziale dei serramenti, il rifacimento di pareti esterne, del tetto o dell’impermeabilizzazione della copertura, si deve porre attenzione anche al risparmio energetico che con l’occasione si può conseguire e quindi eseguire i lavori nel rispetto degli specifici parametri, livelli prestazionali e prescrizioni poste dal decreto legislativo”.

Per quanto riguarda l’efficienza energetica invernale, i limiti sulla trasmittanza U in (W/m2K) dei componenti opachi o finestrati  sono definiti  nelle tabelle dell’allegato C del DLgs 311/2007e riportati nello schema 2 di seguito in funzione della tipologia strutturale.

I valori di U devono essere rispettati “a ponte termico corretto”, o in alternativa dalla trasmittanza termica media della “parete corrente più ponte termico”.

Nel caso di pareti opache verticali esterne in cui fossero previste aree limitate oggetto di riduzione di spessore, sottofinestre e altri componenti, il limite è rispettato con riferimento alla superficie totale di calcolo.

Nel caso di strutture orizzontali sul suolo i valori di U da confrontare col limite sono calcolati con riferimento al sistema struttura-terreno. Restano esclusi gli ingressi pedonali automatizzati, da considerare solo ai fini dei ricambi d’aria.

Limiti trasmittanza componenti opachi
Schema 2: Limiti trasmittanza componenti opachi

Il problema dell’efficienza energetica non si limita alle dispersioni di calore e quindi ai consumi invernali ma, soprattutto in un paese mediterraneo come il nostro, deve tenere conto delle criticità legate al surriscaldamento estivo.

Sempre di più si ricorre agli impianti condizionamento con dei picchi di consumi energetici nel periodo caldo che superano quelli del periodo freddo, quando si agisce su un edificio bisogna quindi prevedere di migliorarne le prestazioni anche da questo punto di vista.

Al l’art. 4- comma 18 del DPR 59/2009 vengono descritti i requisiti minimi delle strutture sottoposte a modifica, per cui (ad esclusione della zona F) per le località in cui il valore medio mensile dell’irradianza sul piano orizzontale nel mese di massima insolazione Im,s ≥ 290 W/m2 è obbligatoria la verifica nello schema 3 di seguito.

Limiti estivi componenti opachi
Schema 3: Limiti estivi componenti opachi

Gli effetti positivi che si ottengono con il rispetto dei valori di massa superficiale o trasmittanza termica periodica delle pareti opache, possono essere raggiunti, in alternativa, con l’utilizzo di tecniche e materiali, anche innovativi, ovvero coperture a verde, che permettano di contenere le oscillazioni della temperatura degli ambienti in funzione dell’irraggiamento solare.

In tale caso deve essere prodotta una adeguata documentazione e certificazione delle tecnologie e dei materiali che ne attesti l’equivalenza con le predette disposizioni.

Ulteriore requisito obbligatorio in caso di rifacimento di strutture opache è la verifica del rischio di condensa superficiale e interstiziale.

Muffe e condense si sviluppano per due motivi fondamentali: basse temperature superficiali delle strutture e concentrazioni di umidità particolarmente gravose.

Il mix dei due componenti può determinare problematiche termo igrometriche non indifferenti che non sono solo fastidiose a livello estetico ma soprattutto possono avere  delle ricadute sulla salubrità dell’ambiente e sulla salute dei suoi occupanti.

Spesso capita che, mettendo serramenti più prestazionali per evitare le dispersioni di calore, in mancanza di una ventilazione naturale idonea e con una conduzione del riscaldamento che tende a ridurre le temperature al minimo, si induce la formazione di muffe e condense sulle superfici delle strutture (condensa superficiale) e di condensa all’interno degli strati delle strutture (condensa interstiziale).

Questo fenomeno ovviamente non è generale ma si verifica laddove ho le condizioni sopra riportate di umidità relativa gravosa e temperature superficiali particolarmente basse.

E’ fondamenta sottolineare questo punto proprio perché le verifiche che per legge dobbiamo eseguire considerano condizioni standard che non sempre sono quelle effettivamente riscontrate nel locale oggetto dell’intervento.

Quindi malgrado le condizioni di legge che vedremo di seguito in caso di problematiche termo igrometriche si consiglia sempre di effettuare ulteriori verifiche in condizioni  interne variabili che tengano conto  anche della reale conduzione dell’utente (temperature e umidità relativa interna mantenute durante il periodo di verifica).

Sotto questo aspetto nei casi di rischio è auspicabile suggerire una ventilazione meccanica controllata con recuperatore di calore.

L’art. 4 comma 17 del DPR 59/2009 richiede che sia dimostrata l’assenza di condensa superficiale e che le condensazioni interstiziali delle pareti opache siano limitate alla quantità rievaporabile secondo la normativa vigente (UNI EN 13788).

Qualora non esista un sistema di controllo della umidità relativa interna, per i calcoli necessari si assumono i valori: UR=65% e Tinterna=20°C.

ANIT ha realizzato una serie di strumenti utili per la progettazione dai manuali di approfondimento ai software che permettono di calcolare tutte le grandezze da verificare.

Per cui se parliamo di trasmittanza, trasmittanza termica periodica e verifiche termo igrometriche i soci possono usufruire gratuitamente del sofwtare PAN o per chi non è socio è possibile acquistarlo tramite il sito: www.anit.it.

Gli  interventi da realizzare sull’involucro per migliorare la prestazione energetica dell’edificio possono essere di varia natura e consistenza.

E’ indispensabile per eseguire una corretta riqualificazione che dia delle garanzie di risultato effettuare una diagnosi preventiva. Purtroppo sempre più spesso si parla di interventi che non hanno soddisfatto le aspettative del committente, ne a livello di comfort ne a livello di risparmio.

Questo succede proprio perché si propongono lavori che non sono quelli corretti per quell’edificio specifico: non si può pensare di curare un braccio quando si è rotta una gamba!

La diagnosi permette di capire quali sono i punti più critici e i primi su cui intervenire. Una prima analisi qualitativa con macchine termografiche delinea già il comportamento energetico dell’edificio e segnala i maggiori punti di dispersione.

Nella figura 1 è stata analizzata una zona di ponte termico in corrispondenza di un angolo, ma non è solo un pilastro classico bensì  probabilmente un setto di calcestruzzo che ricopre quasi la metà della parete.

In tutta questa zona la temperatura superficiale è al di sotto dei 13 °C quindi ad altissimo rischio di condensa superficiale, nell’immagine piccola in basso a sinistra viene identificata proprio la zona a maggiore  rischio.Riqualificazione energetica edifici esistenti: tutte le informazioni utili 2Una verifica dettagliata e una raccolta dati completa mi permette poi di capire come è realizzato il mio edificio e come viene condotto.

L’isolamento delle partizioni verticali opache ad esempio non può prescindere dal valutare le prestazioni dei componenti finestrati che, in caso condizioni non idonee al nuovo assetto,  con una spesa ridotta andrebbero a completare un intervento che altrimenti rimarrebbe parziale.

Ricordiamo poi che spesso certi interventi vengono eseguiti perché era già programmato per manutenzione straordinaria un lavoro sull’involucro.

Ad esempio se era già previsto il rifacimento dell’intonaco o del manto di copertura  allora prevedo di eseguire anche la coibentazione.

Bisogna poi tener conto anche del livello di complessità che si vuole approcciare. La valutazione economica degli interventi è fondamentale ed è altresì indispensabile che venga fatta tenendo conto di tutte le possibili variabili del processo.

Fino a dove posso spingere la mia richiesta prestazionale su un edificio esistente?

Dipende molto da dove parto. Come già detto ogni caso è a se , è ovvio che pensare di portare un edificio di classe G alla Classe A comporta una certa spesa e complessità che vanno valutate tenendo conto sia dell’apporto dell’edifico che dell’apporto impiantistico che dell’utilizzo di energie da fonti rinnovabili.

Un involucro di per se già molto prestazionale può migliorare l’efficienza di tutto l’assetto impiantistico di supporto all’edificio.

Per questo motivo se si vogliono raggiungere risultati eccellenti anche da una riqualificazione di esistente bisogna pensare alla corretta progettazione integrata di involucro e impianto.

Analogamente se dall’intervento mi aspetto un miglioramento energetico ma non sono disposto ad un intervento completo, allora dovrò progettare l’intervento tenendo conto di tempi di ritorno ragionevoli e quindi potrò aspettarmi magari 2 salti di classe e non 5.

Detto ciò passare da una classe F ad una classe energetica C , che attualmente può essere considerata sul livello dei limiti attuali, significa dimezzare il fabbisogno di energia . Tutto ciò si vede molto bene sia in bolletta che … nel portafogli!

Ma non tutto è quantificabile con metodi matematici. Credo che tutti conoscano qualcuno che negli ultimi anni ha cambiato i serramenti per accedere alle detrazioni del 55%, avete provato a chiedere cosa è cambiato.

La risposta di tutti è la stessa: sicuramente migliore comfort e sensazione di benessere anche in prossimità dei componenti finestrati, ma anche riduzione dei consumi perché non ci sono più i famosi spifferi che tanto disperdono ma che non vengono considerati  nel calcolo analitico delle norme.

Riqualificazione energetica: gli interventi possibili

Coibentazione dall’esterno, coibentazione dall’interno o insufflaggio in intercapedine sono gli interventi possibili per la riqualificazione dei componenti verticali opachi. Le cautele indispensabili riguardano soprattutto la posa il corretto posizionamento dei materiali e degli strati.

Murales Keith Haring realizzato su un cappotto in eps
Murales Keith Haring realizzato su un cappotto in eps realizzato a Pisa

Ricordiamo che l’isolamento dall’esterno a cappotto è un Sistema certificato e non è un intervento che può essere improvvisato.

Efficace e duraturo, come dimostra da più di 25 anni il Murales eseguito da Keith Haring su una parete di una chiesa di Pisa, (foto 1) purché venga eseguito da personale specializzato e con materiali e prodotti di qualità certificata.

L’isolamento dall’esterno a cappotto o con intonaco isolante hanno  il vantaggio di correggere i ponti termici e di ridurre notevolmente i rischi di condensa perché la struttura è tutta calda e le temperature dei vari strati si mantengono sempre sopra una certa soglia.

Spesso però risulta difficoltoso agire dall’esterno sia per problemi tecnici ma soprattutto quando l’intervento non viene richiesto da tutte le parti coinvolte, ad esempio in un condominio, allora è sicuramente interessante proporre un intervento parziale dall’interno o in intercapedine.

L’insufflaggio di materiale sfuso in intercapedini vuote, tipiche dei nostri edifici,  è un intervento che ha il vantaggio di non andare ad incidere sulle dimensioni sia esterne che interne della muratura.

Inoltre non richiede particolari accorgimenti cantieristici  e tempi particolarmente lunghi.

I materiali che possono essere utilizzati vanno dalle perle di eps alla fibra di cellulosa passando anche al poliuretano e ai materiali fibrosi.

L’importante anche in questo caso è che l’intervento deve essere realizzato da personale specializzato e con l’idonea  attrezzatura. L’intercapedine deve essere riempita in maniera completa e compatta  e  devono essere eseguite verifiche di stabilità del materiale per evitare che negli anni si verifichino abbassamenti del materiale.

Dall’interno posso isolare con pannelli preaccoppiati oppure prevedere una struttura metallica su cui posiziono delle lastre di finitura che vanno a racchiudere il materiale isolante. Anche in questo caso ho il vantaggio di un intervento veloce non particolarmente impegnativo anche per chi abita l’unità immobiliare.

E’ indispensabile per tutti gli interventi dall’interno porre particolare attenzione alle verifiche termo igrometriche. In questo caso infatti, al contrario dell’isolamento a cappotto, la struttura rimane fredda e gli strati costituenti la muratura potrebbero avere problemi di condensa interstiziale. E’ indispensabile una attenta verifica termo igrometrica. Si consiglia comunque sempre una barriera al vapore sulla faccia calda dell’isolante.

Un altro problema tipico è in copertura: isolamento della copertura o rifacimento totale del tetto? Isolamento del solaio sottotetto o intervento dall’interno con controsoffitto?

Anche nel caso delle partizioni orizzontali o inclinate le possibilità sono diverse sia come tecnologie che come materiali da utilizzare. Fondamentale è identificare la corretta soluzione per lo specifico problema e per lo stato della situazione esistente.

Nel caso, ad esempio, di un intervento su una copertura a falde con struttura  discontinua, una valutazione dello stato di conservazione della struttura portante risulta fondamentale. Spesso questa prima analisi porta , per edifici di una certa età , ad optare per il rifacimento totale della copertura.

Lo stesso non si può ad esempio pensare nel caso di coperture a struttura continua magari in laterocemento o simile.

In questo caso l’intervento potrà essere eseguito o dall’esterno prevedendo anche il rifacimento o solo lo spostamento del manto di copertura o dall’interno con minori oneri di cantiere e movimentazione altri materiali.

Più veloce e realizzabile in maniera parziale è l’isolamento eventuale all’intradosso del solaio con controsoffitto o contro placcaggio.

Come per le pareti nel caso di isolamento dall’interno bisogna valutare bene le possibili interazioni con le zone di ponte termico e i possibili rischi di  patologie termo igrometriche. La progettazione idonea degli strati dei materiali costituenti l’eventuale pacchetto diventa di fondamentale importanza.

In tutti i casi sopra esposti è fondamentale ribadire la necessità di materiali e sistemi di qualità certificata e personale specializzato. Qualsiasi intervento può essere realizzato  a regola d’arte e dare i risultati attesi o in maniera pessima e dare solo problemi.

Questi ed altri possibili interventi sono reperibili con un elenco di prodotti e sistemi sul portale ISOLA ON LINE dal sito www.anit.it.

Gli incentivi per la riqualificazione energetica

La crisi come sappiamo non è solo del settore delle costruzioni ma di tutti i settori produttivi italiani quindi risulta difficile per tutti progettare un investimento, ma fortunatamente ci vengono in aiuto gli incentivi statali .

Le detrazioni fiscali del 55%, per ora ancora in vigore fino al 30 giugno 2013, attendono una proroga e noi ci auspichiamo che questo avvenga perché è un vantaggio per tutti, stato compreso.

In breve attualmente possiamo usufruire di due diversi provvedimenti che incentivano la riqualificazione degli edifici esistenti:  Detrazioni fiscali del 55% e Conto energia termico (Decreto Ministeriale del 28 dicembre 2012 in vigore dal 3 gennaio 2013).

Le differenze sostanziali sono che il primo è una detrazione fiscale del 55% per i privati  mentre il secondo è un incentivo del 40% per la pubblica amministrazione.

Le detrazioni fiscali del 55% in vigore dal 2007 hanno purtroppo avuto molti problemi legati all’incertezza della proroga e validità temporale. Nello schema 4 viene riassunto l’iter legislativo.Riqualificazione energetica edifici esistenti: tutte le informazioni utili 3In entrambi i casi gli interventi sull’involucro riguardano sostanzialmente l’isolamento dei componenti opachi verticali e orizzontali e la sostituzione dei componenti finestrati.

I limiti da rispettare per poter accedere a tali provvedimenti sono ovviamente più restrittivi rispetto ai requisiti legislativi. Nella tabella 1 vengono confrontati i limiti di legge con i limiti richiesti per le due tipologie di incentivo.

Dalla tabella risulta evidente come il Conto energia termico risulti più restrittivo dei limiti di legge mediamente di un 30%.

Questa indicazione ,che da un verso è coerente con la regola per cui gli edifici pubblici debbano essere migliori rispetto all’edilizia privata, potrebbe però rendere più difficile la scelta di intervenire.

Detto ciò ricordiamo che, quando si mette mano ad una struttura i centimetri di materiale isolante non cambiano sostanzialmente i costi di intervento.Riqualificazione energetica edifici esistenti: tutte le informazioni utili 4

Conclusioni

La casa è il bene più importante in Italia e come tale non può essere maltrattata, né da noi né dagli altri.

Va rispettata e conservata, va curata sotto tutti gli aspetti e quindi è fondamentale credere nella riqualificazione  come progetto per la nostra vita.

I numeri del risanamento sono importanti e vanno visti anche come possibilità di uno slancio al lavoro e all’edilizia.

Crediamo e, o forse speriamo, che ormai il Governo, qualsiasi esso sia, si sia reso conto che non si può più solo pensare a dove o come trovare l’energia necessaria al nostro Paese ma che  è indispensabile ridurre i consumi in maniera sostanziale.

Gli edifici sono tra i maggiori “consumatori” di energia e tra i maggiori “inquinatori” del nostro ambiente, quindi ricordiamoci che l’energia più economica e più green resta sempre quella non richiesta

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