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A cura di: Fabiana Valentini Indice degli argomenti Toggle Su 38 spiagge monitorate si contano oltre 36 mila rifiutiQuali sono i rifiuti “spiaggiati” sulle coste italiane? I rifiuti abbandonati lungo le spiagge o dispersi in mare continuano ad essere un’importante minaccia per l’ambiente. Basta semplicemente fare una passeggiata lungo il bagnasciuga per rendersi conto della presenza di mozziconi, involucri di cibo e scarti in plastica. I “beach litter” sono causa del grave inquinamento che danneggia gli ecosistemi oceanici, la fauna marina e il benessere degli umani. Alla domanda “quanti rifiuti ci sono sulle spiagge italiane?” risponde Legambiente attraverso l’indagine Beach Litter 2023. Il notevole progetto di “citizen science” è stato condotto da centinaia di volontari dei circoli locali dell’associazione ambientalista: annualmente i volontari monitorano e categorizzano i rifiuti trovati lungo le spiagge. I dati sono poi confluiti nel report Legambiente, una fotografia che restituisce lo “stato di salute” delle coste italiane. L’indagine Beach Litter è considerata una delle più grandi esperienze internazionali di “citizen science”, ovvero quel complesso di attività connesse alla ricerca scientifica a cui prendono parte i comuni cittadini. Per realizzare il documento Beach Litter 2023 è stato utilizzato il protocollo sviluppato nell’ambito dell’iniziativa “Marine Litter Watch” dell’Agenzia Europea dell’Ambiente. Obiettivo principale dell’iniziativa è di creare uno dei più vasti database europei sui rifiuti spiaggiati, contribuendo con i dati raccolti dai volontari. Sono ancora troppi i rifiuti presenti sulle spiagge italiane: il lavoro di ricerca e monitoraggio svolto da Legambiente e dai circoli locali di volontari ha permesso di avere a disposizione un quadro chiaro della “situazione inquinamento”, mantenendo alta l’attenzione sullo stato di emergenza che ancora oggi affligge le nostre magnifiche coste. Su 38 spiagge monitorate si contano oltre 36 mila rifiuti Legambiente ha monitorato 38 spiagge distribuite in 15 diverse Regioni italiane, tra cui Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna. Dalla Liguria alla Sardegna, la situazione di degrado non cambia. Il report Beach Litter 2023 mostra uno scenario impietoso in cui le spiagge italiane “rimangono l’indecorosa pattumiera delle nostre attività”. Sulle coste del Bel Paese è stato trovato di tutto: mozziconi di sigarette, assorbenti igienici, cotton-fioc e ovviamente rifiuti in plastica abbandonati lungo la spiaggia. Su un’area campionata totale di 232.800 mq sono stati contati ben 6.543 rifiuti, che equivale a una media di 961 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia. Per comprendere in modo più chiaro la portata di questi dati, possiamo immaginare due corsie di una piscina olimpionica completamente piene di rifiuti, con il 72,5% di questi costituito da polimeri artificiali e plastica. Quali sono i rifiuti “spiaggiati” sulle coste italiane? A preoccupare in modo particolare gli esperti di Legambiente è l’aumento di rifiuti in ceramica e vetro che rappresentano il 9,2% del totale, compresi materiali da costruzione come tegole, mattoni e piastrelle smaltiti in modo irregolare lungo le spiagge dello Stivale. Altri rifiuti rilevanti sono quelli metallici, che costituiscono il 6,8% del totale raccolto, e carta e cartone, che rappresentano il 3,9%. Il restante materiale raccolto sulle spiagge comprende tessuti, legno trattato, bioplastica, gomma, rifiuti da cibo e sostanze chimiche. La bellezza delle spiagge italiane è messa a repentaglio dalla moltitudine di materiali di scarto che annualmente vengono abbandonati lungo le coste. Tra le 180 categorie esaminate, è stato stimato che il 52% dei rifiuti monitorati appartiene solo a 10 tipologie di oggetti. Nella classifica dei rifiuti spiaggiati, al primo posto si confermano i frammenti di plastica (tra 2,5 cm e 50 cm) con il 10,9% del totale; al secondo posto seguono i tappi e i coperchi, che contribuiscono con l’8,6% del totale, seguiti dai mozziconi di sigarette con il 6%. La “new entry” dei materiali da costruzione si posiziona al quarto posto della classifica di Legambiente con il 5,8% del totale. Al quinto posto troviamo i cotton-fioc in plastica, che costituiscono il 4% del totale. I frammenti di polistirolo (tra 2,5 cm e 50 cm) e le bottiglie e contenitori per bevande si posizionano al sesto e settimo posto della classifica, entrambi con il 3,9% del totale. La classifica si chiude con gli altri oggetti di plastica all’ottavo posto e le bottiglie di vetro (comprensive dei frammenti di bottiglie di vetro) al decimo posto, entrambi con il 3,1% e il 3%. Da notare che queste ultime, insieme al materiale di costruzione, sono nuove entrate negative nella top ten dei rifiuti spiaggiati. Sono ancora troppi gli oggetti in plastica monouso abbandonati in spiaggia. La raccolta dei rifiuti di plastica ha evidenziato che il 46% del totale è costituito da 10+1 oggetti identificati nella SUP. La Single Use Plastics è una direttiva europea volta a ridurre l’uso di plastiche monouso, non biodegradabili e non compostabili entrata in vigore in Italia a partire da gennaio 2022. Secondo Legambiente, le bottiglie in plastica – compresi i tappi e gli anelli – sono ancora una volta la tipologia di rifiuti più diffusa tra gli oggetti raccolti dai volontari. Questa tipologia di materiale di scarto rappresenta il 15% del totale dei rifiuti e il 39% degli manufatti della SUP: le bottiglie in plastica sono state raccolte dai trovate ben 5.847 volte. Seguono i mozziconi di sigaretta, le reti e gli attrezzi da pesca e acquacoltura, entrambi costituendo il 15% della “categoria SUP”. Il 6% degli oggetti della SUP è rappresentato dai contenitori in plastica, mentre i bicchieri di plastica costituiscono solo lo 0,7% del totale e il 3% degli oggetti SUP. Chiudono la classifica degli scarti in plastica gli agitatori per cocktail e le cannucce a rappresentare l’1% del totale e il 3% della SUP. Lungo le spiagge italiane possiamo trovare anche le buste di plastica (2% del totale, 3% della SUP) tristemente presenti in classifica nonostante il divieto in vigore dal 2013. Legambiente termina il report menzionando la presenza degli assorbenti igienici e dei palloncini di gomma: per questi ultimi, è stata proposta un’etichettatura chiara che indichi il loro impatto sull’ambiente e la presenza di plastica. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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