Cippato calibrato: un’occasione per la biomassa legnosa a km zero, italiana e circolare

Combustibile legnoso dai molteplici pregi, il cippato calibrato si candida ad alternativa vantaggiosa e capace di creare una filiera legno a km zero. Su questo punto AIEL ha avviato un progetto.

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Cippato calibrato: un’occasione per la biomassa legnosa a km zero, italiana e circolare

Il cippato calibrato è un prodotto del legno poco conosciuto, ma che potrebbe generare un forte interesse. Tutti sanno che i prezzi di pellet sono aumentati sensibilmente, anche se la situazione si sta normalizzando. C’è necessità di fornire una materia prima quanto più sostenibile (a livello ambientale ed economico) per soddisfare esigenze di riscaldamento molto sentite, specie nei borghi montani. La biomassa legnosa nella regione alpina copre una quota di domanda di calore che può raggiungere anche il 90% nei piccoli Comuni.

Perché allora non puntare su un’alternativa a km zero, sostenibile, di qualità e “circolare” come il cippato calibrato? Da qui è da poco partito un progetto di AIEL che punta a implementare filiere di produzione e uso locale del cippato calibrato certificato in moderni impianti automatici, a partire dalle piattaforme tecnologiche biomasse già attive gestite da produttori professionali.

Sarebbe un’opzione attenta all’ambiente e anche economica: a pieno regime, il “cippatino” potrebbe costare il 30% in meno del pellet e arrivare a costare alla pari con la legna, offrendo però un prodotto qualitativamente superiore e totalmente made in Italy.

Occorre considerare che l’80% del pellet è importato. Un peccato, pensando all’abbandono dei boschi nazionali e alla ricchezza del patrimonio forestale che in Italia copre un terzo del Paese.

Cippato calibrato: caratteristiche e peculiarità

Il cippato convenzionale di elevata qualità (Classi A1 e A2) risponde a esigenze per usi non domestici, arrivando a soddisfare impianti da 50 a 500 kW. Il cippato calibrato è principalmente un’alternativa domestica alla legna da ardere. L’obiettivo è poterlo impiegare in apparecchi e caldaie domestici a pellet opportunamente modificati per poter essere alimentati con il cippato calibrato come combustibile principale, quindi dei generatori bi-fuel funzionanti a cippato calibrato e, nell’evenienza, a pellet. Il vantaggio offerto rispetto alla legna è la qualità standardizzata offerta dal cippato calibrato A1+ che viene certificato secondo lo schema Biomassplus® e il fatto di utilizzarlo in un generatore a caricamento automatico, che consente una significativa riduzione delle emissioni, in particolare di polveri e carbonio organico (Benzo(a)pirene).

Anche in termini di rifornimento, una stufa adattata – ce ne sono già due tipi sul mercato – permette di essere caricata e soddisfare un tempo decisamente più lungo di riscaldamento senza dover essere ricaricata, rispetto a una corrispettiva a legna.

«La prima fase per puntare a un prodotto di qualità è stata quella di definire una classe di qualità standard di cippato calibrato», spiega Valter Francescato, direttore tecnico AIEL. Per questo hanno collaborato produttori di cippato e costruttori di tecnologie.

Dove nasce il cippato calibrato e le fasi di lavorazione

Il cippato calibrato si può produrre solo nell’ambito di piattaforme tecnologiche adeguatamente attrezzate. Nasce dal cippato convenzionale, prodotto con la cippatrice (conforme agli standard ISO 17225-4) e per realizzarlo si punta su sottoprodotti legnosi di qualità, perlopiù tronchi (sottomisure e stanghe) con poca corteccia, in modo da rispettare il valore limite di ceneri dell’1%. Dopo la cippatura avviene l’essiccazione. Il potere calorifico è analogo al pellet, perché dipende dal contenuto idrico che, nel calibrato, deve rimanere nell’intervallo 5-9%. Con una specifica vagliatura e depolverazione si va a creare un prodotto dalla granulometria fine, calibrata e depolverata, prima dell’insacchettamento.

Piattaforma tecnologica per la produzione del cippato calibrato

Anche per quest’ultima fase si è fatta molta attenzione alla sostenibilità: si è puntato, infatti, su sacchi di carta o in materiale plastico biodegradabile, riutilizzabile per la raccolta del rifiuto umido.

Il cippato calibrato è soggetto a certificazione di un organismo di terza parte, per garantire la rispondenza alle caratteristiche standard e la qualità in maniera oggettiva. «Abbiamo deciso che per sviluppare questo mercato, puntando sulla qualità, i produttori devono certificare il proprio prodotto», specifica Francescato. Per questo si parla di cippato calibrato A1+ Biomassplus®.

Cippato calibrato: confronti con legna e pellet e vantaggi

L’obiettivo del cippato calibrato è fornire un’alternativa di qualità alla legna da ardere. «Il pellet ha una densità energetica maggiore, però il vantaggio del progetto è creare una filiera a chilometro zero, valorizzando così le risorse del territorio e quelli che erano i fruitori della legna locale, offrendo loro un’alternativa alla legna», puntualizza il direttore tecnico AIEL.

Cippato calibrato: confronti con legna e pellet e vantaggi

Non si confronta quindi col pellet, in senso stretto, ma è una soluzione alternativa che trae forza dal locale, dalla valorizzazione territoriale, dalle piattaforme tecnologiche già presenti in Italia (se ne contano più di 70 potenzialmente già adatte allo scopo) per creare un mercato di prossimità, dalla lavorazione alla distribuzione ai clienti finali.

«Si tratta di centri sviluppati da imprese e consorzi locali dove arriva la legna da lavorare, da ardere o cippato tradizionale, secondo l’“approccio a cascata” che le nostre imprese praticano da sempre, perché legato al concetto di fare impresa».

La metodologia produttiva: un’opportunità per l’area alpina e appenninica

Inoltre, per produrre pellet servono impianti industriali e materia prima in qualità e costo adeguati: in molte aree del Paese, sia nell’arco alpino sia in Appennino non ci spesso queste condizioni, mentre invece è sempre possibile produrre cippato calibrato, sviluppando su un processo produttivo più semplice e meno energivoro, basato sulle piattaforme tecnologiche decentralizzate.

Rispetto al cippato tradizionale, che è spesso in surplus a causa di una domanda locale ancora modesta, il “cippatino” permette di rivolgersi all’ambito domestico. Solo per capire gli ordini di grandezza: i consumi di legna sono quantificati in 12-14 milioni di tonnellate l’anno in Italia; quelli di pellet corrispondono a 3,5 milioni circa; il consumo di cippato convenzionale, rivolto per lo più a impianti centralizzati e al teleriscaldamento, è quantificabile su 1,5 milioni di tonnellate.

A livello di costi, il cippato calibrato è competitivo? Se il progetto di AIEL prenderà piede come ci si auspica l’obiettivo è di arrivare indicativamente a un prezzo di vendita inferiore del 30% rispetto al pellet (quelli che, pre-rincari, si aggiravano sui 350-400 euro a tonnellata) e arrivare a un prezzo quantomeno analogo a quello della legna (250-300 euro/tonnellata, contenuto idrico 20-25%).

 Le lacune legislative da colmare e le opportunità di integrazione col fotovoltaico

Tutto concorre, quindi, a fornire un’alternativa utile per soddisfare le esigenze termiche, specie con i rincari del gas e dell’elettricità. Tuttavia, fa notare AIEL:

“Dispiace rilevare che queste filiere locali, per la produzione di energia termica rinnovabile, siano state di fatto completamente trascurate dal recente quadro legislativo che incentiva le Comunità Energetiche Rinnovabili, dedicato alla sola produzione di energia elettrica.”

Si tratta «di una grave lacuna, che dimostra una non adeguata conoscenza del legislatore delle realtà montane, dove non è possibile creare una comunità energetica basandosi solo sull’elettrico – afferma Francescato –. Si parla di biomasse, per uso cogenerazione senza sapere che farla con il legno è molto complesso e possibile solo in (pochi) casi specifici in abbinamento al teleriscaldamento. In tutti i casi si parte dalle esigenze termiche della comunità per dimensionare la potenza elettrica, non il contrario. Le comunità energetiche rinnovabili basate sul teleriscaldamento esistono da più di trent’anni in Italia, in ambito montano. Fotovoltaico, biomasse legnose e solare termico possono essere complementari».

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