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Indice degli argomenti: Impianti di microcogenerazione: caratteristiche ed evoluzione tecnologica Microcogenerazione in Italia: superbonus o comunità energetiche? Microcogeneratore Viessmann: una tecnologia cardine La microcogenerazione si fa strada in Italia, oltre che in Europa. Ai tavoli tecnici si sta lavorando per inserirla dal 2021 all’interno degli interventi caratterizzanti la revisione del Conto Termico. Se sarà confermato, ciò sarà un ulteriore fattore di spinta per la diffusione di questa tecnologia in Italia, che quest’anno potrebbe giovare anche del Superbonus 110%, in quanto l’installazione di tali impianti è citata tra gli interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale sulle parti comuni. In Europa invece, con focus sulle tecnologie a celle combustibile, l’interesse è confermato dall’ottimo andamento del progetto PACE, il cui obiettivo è installare 2800 unità di micro-cogenerazione in 10 paesi europei entro il 2021. Tra i partner più importanti c’è Viessmann che fornisce riscontri positivi in tal senso: «abbiamo ragione di credere che l’obiettivo molto probabilmente sarà raggiunto nei tempi previsti; Viessmann ha fatto pienamente la propria parte, potendo confermare le stime favorevoli», afferma Marco Rossi, ingegnere ed energy efficiency specialist di Viessmann, dove opera all’interno della Divisione Impianti Tecnologici. Impianti di microcogenerazione: caratteristiche ed evoluzione tecnologica La microcogenerazione è la generazione combinata di energia termica ed elettrica a partire da un’unica fonte energetica primaria – tipicamente gas naturale, ma anche idrogeno, biogas o altro –avente una potenza elettrica inferiore a 50 kW. La gamma di soluzioni e applicazioni è ampia: per esempio, impianti di potenza inferiore a 1 kW trovano spazio in abitazioni unifamiliari; altri di taglia più grande (anche 40 kW) possono essere impiegati fruttuosamente nelle micro, piccole e medie imprese. Stiamo parlando di soluzioni di grande affidabilità e comprovata funzionalità. «A livello evolutivo si assiste al costante perfezionamento, in termini di efficienza e di prestazioni, di tecnologie già affermate, a partire dal motore a combustione interna in abbinamento a un alternatore (che trasforma l’energia meccanica in elettrica). Ci sono poi gli impianti di microcogenerazione a celle a combustibile basate su tecnologie PEM, con membrana a scambio protonico, o a ossidi solidi (SOFC): anche in questo caso si assiste a un’evoluzione più che una rivoluzione», spiega Rossi. Microcogenerazione in Italia: superbonus o comunità energetiche? Partiamo dal Superbonus. La microcogenerazione può rientrare, come già accennato, sia tra gli interventi trainanti che trainati. Quindi gode degli incentivi al 110%. «Tuttavia, nel primo caso, l’installazione di una soluzione di “micro” difficilmente permette di fare il salto di due classi energetiche se non combinato ad altri interventi», ipotizza Rossi. Ma soprattutto – sottolinea l’energy efficiency specialist di Viessmann – va considerata la complessità burocratica per accedere all’agevolazione, non indifferente. «Per tutte queste ragioni è probabile che le soluzioni di microcogenerazione non conosceranno uno sviluppo significativo grazie al traino del Superbonus. Invece potrebbe essere più interessante optare per l’ecobonus 65%, che richiede un percorso burocratico decisamente più agile, considerando anche la possibilità derivante dalla cessione del credito e allo sconto in fattura». Invece, una leva efficace per un consistente sviluppo della microcogenerazione potrebbero essere le comunità energetiche: «finora l’ostacolo più consistente per la diffusione della cogenerazione, anche micro, è stato legato al meccanismo tariffario dell’energia elettrica. Oggi è possibile fare teleriscaldamento utilizzando l’energia termica prodotta dal cogeneratore condividendo acqua calda e/o fredda, ma non è possibile invece farlo per condividere l’energia elettrica prodotta dai cogeneratori (se non in particolari configurazioni e limitatamente a due soggetti). Invece, la normativa riguardante le comunità energetiche e l’autoconsumo collettivo rappresenta un’apertura relativa alla possibilità di condividere virtualmente l’energia elettrica prodotta da impianti rinnovabili, per ora, sperando poi che tra qualche anno venga estesa alla cogenerazione (anche micro)». In effetti questo potrebbe andare a coincidere con le stime di Elettricità Futura che considerano fotovoltaico e microcogenerazione quali tecnologie trainanti la crescita della generazione distribuita e dell’autoconsumo da qui al 2030. Lo stesso PNIEC – Piano Nazionale Italiano Energia e Clima, segnala a questo riguardo: “Per il teleriscaldamento si prevede un margine di sviluppo; al fine di sfruttare tale potenziale sarà importante valorizzare le sinergie tra impiego di fonti energetiche rinnovabili e Cogenerazione ad Alto Rendimento, considerando le specifiche condizioni climatiche e tecnico-economiche”. A proposito di PNIEC, la microcogenerazione potrà aiutare a centrare gli obiettivi sempre più ambiziosi dell’UE e recepiti dal Piano in termini di efficienza energetica oltre che da produzione di rinnovabili? «È una tecnologia fondamentale per questo. Già dal 2011 in Italia, con l’emanazione dei decreti dedicati alla cogenerazione e alla “micro” (DM 4 agosto 2011 e DM 5 settembre 2011), è stata segnata la strada che definisce questa tecnologia in assetto CAR (cogenerazione ad alto rendimento) come una delle prassi che, grazie al risparmio di energia primaria conseguibile, rappresenta un elemento chiave per il raggiungimento degli obiettivi al 2030. Per questo è una prassi promossa e incentivata dall’UE oltre che dall’Italia. Microcogeneratore Viessmann: una tecnologia cardine Sulla microcogenerazione, Viessmann «ha giocato un ruolo pionieristico – afferma Rossi – Da sempre ha creduto e puntato su cogenerazione e microcogenerazione, consapevole di quanto in un’ottica di sviluppo diffuso dell’efficienza energetica queste due tecnologie fossero cruciali». Al di là degli incentivi, il parametro principe che governa i flussi di cassa di un business plan di un cogeneratore è lo spark spread ovvero la differenza tra il costo specifico dell’energia elettrica (uno degli effetti utili del cogeneratore) e del gas naturale (il combustibile): in Italia tale valore è piuttosto elevato. Per questo motivo il nostro Paese è da sempre stato considerato molto attrattivo da parte dei diversi player del settore». VITOBLOC 200 di Viessmann, microcogeneratore per la produzione di energia termica ed elettrica Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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