Cambiamenti climatici, sentenza storica della CEDU condanna la Svizzera: ecco cosa cambia

Per la prima volta la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha collegato la crisi climatica alla tutela dei diritti umani: i dettagli della sentenza contro la Svizzera e che implicazioni avrà nel resto d’Europa.

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Cambiamenti climatici, sentenza storica della CEDu condanna la Svizzera: ecco cosa cambia

Con una sentenza destinata a passare alla storia, la CEDU ha condannato uno Stato per “inazione climatica” , cioè per non aver adottato misure sufficienti a contrastare gli effetti negativi del cambiamento climatico. Il Paese in questione è la Svizzera, accusato di aver violato l’articolo 8 della “Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo” che tutela “il diritto al rispetto della vita privata e familiare”.

In base a questo articolo, gli Stati contraenti si obbligano a garantire ai cittadini una protezione effettiva contro le conseguenze della crisi climatica in diversi ambiti: tutela della salute e salvaguardia della qualità della vita.

A presentare il ricorso alla CEDU l’associazione Aînées pour la protection du climat (Donne anziane per la protezione del clima), di cui fanno parte 2.500 donne di origine svizzera con un’età media di 73 anni.

Contestualmente la Corte europea dei diritti umani ha invece dichiarato irricevibile il ricorso presentato da alcuni giovani portoghesi contro il Portogallo, insieme ad altri 31.

Sentenza storica per il Clima: cosa ha stabilito la CEDU

In data 9 aprile 2024, la Corte europea dei diritti umani con sede a Strasburgo, per la prima volta dalla sua nascita, ha condannato uno Stato per non aver agito in modo adeguato contro i cambiamenti climatici in atto. Nel dettaglio, le autorità svizzere non avrebbero quantificato in maniera adeguata i limiti delle emissioni di gas a effetto serra e non avrebbero raggiunto gli obiettivi minimi di riduzione delle emissioni negli anni passati.

Sentenza storica per il Clima: cosa ha stabilito la CEDU

La sentenza in questione – che per questo passerà alla storia – da una parte riconosce la discrezionalità dei singoli Stati membri nell’adottare le misure a tutela del clima, dall’altra riconosce le responsabilità per non aver agito con la corretta diligenza.

Nel caso di specie, la Svizzera non avrebbe rispettato tempistiche congrue e non avrebbe emanato le leggi necessarie a ridurre le emissioni di CO2. Tali violazioni ed omissioni – come ha stabilito al CEDU – costituiscono una vera e propria violazione dei diritti umani dei cittadini svizzeri .

Oltre alla violazione dell’articolo 8 della “Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo”, la Svizzera ha violato anche l’articolo 6. I tribunali nazionali, infatti, non hanno motivato adeguatamente il mancato esame nel merito del ricorso dell’associazione e non hanno preso in considerazione le prove scientifiche che dimostrano gli effetti del cambiamento climatico.

Cambiamenti climatici, si apre una nuova fase?

La sentenza della CEDU contro la Svizzera, probabilmente, segna un nuovo punto di partenza per il contenzioso climatico in Europa. Una nuova fase potrebbe coinvolge anche l’Italia, dato che il nostro Paese è tra i firmatari degli accordi europei per riduzione delle emissioni di CO2.

Cambiamenti climatici, si apre una nuova fase?

La decisione in questione, quindi, potrebbe servire da “stimolo” per incrementare l’impegno verso le questioni climatiche e un ulteriore incentivo ad adottare una legge sul clima che definisca in modo chiaro:

  • obiettivi climatici
  • percentuali vincolanti per la riduzione di gas serra
  • budget di carbonio settoriali
  • fondi stanziati

Le parole di Greta Thunberg

Le parole di Greta Thunberg dopo la sentenza storica della CEDU che condanna la Svizzera

Immancabile la presenza dell’attivista per il Clima più famosa del mondo. Greta Thunberg era presente a Strasburgo fuori la sede della Corte EDU e ha commentato la decisione con entusiasmo:

In tutto il mondo, sempre più persone stanno portando i loro governi in tribunale per ritenerci responsabili delle loro azioni. In nessun caso dobbiamo tirarci indietro, dobbiamo lottare ancora più duramente perché questo è solo l’inizio.

La decisione è stata accolta positivamente dalle organizzazioni e associazioni ambientaliste di tutto il mondo.

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