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Nel corso della giornata di studio “Certificazione energetica degli edifici: quali sviluppi – La revisione delle norme UNI TS 11300:2008” organizzata dal Comitato Termotecnico Italiano (CTI), ente normativo federato dell’UNI, che si è svolta a Milano il 1 luglio, è emerso che la politica energetica italiana non può prescindere dal ruolo dell’edilizia e deve coinvolgere tutti i diversi settori professionali verso l’unico obiettivo dell’efficienza. Ha aperto i lavori Cesare Boffa – del Politecnico di Torino e Presidente del CTI – che ha ricordato l’approccio pragmatico tenuto dal CTI che, nel suo lavoro di estensione della normativa tecnica di riferimento del settore, le UNI TS 11300, ha sempre cercato di ascoltare le esigenze dell’industria italiana e degli utenti finali nel rispetto delle direttive europee. Giovanni Riva, dell’Università Politecnica delle Marche, ha introdotto i lavori con un excursus sintetico dell’attività del CTI di cui è Direttore generale, collegandola significativamente alla recente Direttiva 31 dell’Unione Europea che chiede per il 2014 la revisione dell’intero apparato normativo sulla certificazione energetica degli edifici da parte del CEN, ente di normazione europeo. Un’attività che il CTI ha intrapreso con la revisione delle parti 1 e 2 delle 11300 anche per influire sulle attività europee d normazione e che proseguirà con il completamento delle altre parti per concludersi nel 2014, in accordo con le richieste comunitarie. Giuliano dall’O’, del Politecnico di Milano e Presidente del Sottocomitato 1 del CTI, ha sottolineato come le norme non riguardino solamente la certificazione, ma debbano entrare anche nella progettazione. Dall’O’ ha illustrato come le singole regioni abbiano raggiunto stadi diversi nella certificazione optando anche per procedure differenti di calcolo. Sulla Direttiva 31 dall’O’ ha segnalato come uno dei problemi che deve essere affrontato a livello europeo sia quello degli “edifici ad energia quasi 0”, edifici che dovrebbero in futuro rappresentare lo standard costruttivo, ma dei quali non è stata ancora data una definizione univoca. Roberto Moneta, del Ministero dello sviluppo economico, ha portato il punto di vista governativo sul percorso di attuazione delle norme. In particolare, Moneta ha ricordato il contributo italiano a livello europeo che, con il CTI, è riuscito a declinare il complesso insieme delle norme CEN rendendolo praticabile, al punto tale che la 11300 è considerata un esempio da seguire. Parlando della certificazione, Moneta ha citato il dato lombardo dei quasi 300.000 certificati prodotti, segnalando però la necessità di assicurare la qualità di tali documenti, come pure l’indipendenza dei certificatori. L’argomento è stato ripreso da Mauro Fasano, dell’Unità Organizzativa Energia e Reti Tecnologiche della Regione Lombardia. Fasano ha illustrato i dati dell’esperienza lombarda, mostrando ad esempio che i quasi 10.000 certificatori della regione sono nel 97% dei casi ingegneri, architetti, geometri o periti. Relativamente al metodo di calcolo utilizzato dalla regione Lombardia, Fasano ha annunciato che è intenzione della regione stessa allinearlo alle UNI-TS 11300. Pietro Torretta, VicePresidente ANCE, nel suo intervento successivo ha sottolineato il disagio da parte dei costruttori nell’essere costretti ad utilizzare due sistemi di calcolo differenti per la determinazione della classe degli edifici e per l’accesso al contributo del 55%. Torretta ha riportato la posizione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, secondo cui il settore edilizio ha la possibilità di contribuire per il 50% del taglio delle emissioni, ossia ha un impatto potenziale nella lotta ai gas serra superiore a quello ottenibile con l’adozione delle rinnovabili. L’edilizia, infatti, incide per il 40-42% sul totale della bolletta energetica nazionale e per il 32% sulle emissioni di gas serra. Secondo il VicePresidente ANCE, è quindi necessario che la certificazione acquisti un ruolo propositivo non solamente nella costruzione di edifici nuovi, ma anche nella ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente. Si calcola che nel nostro Paese quattro edifici su cinque siano inefficienti dal punto di vista energetico: si tratta quindi di 23 milioni di costruzioni il cui recupero potrebbe costituire una spinta importante per l’economia italiana. Durante la tavola rotonda, alla quale hanno partecipato anche Paola Ferroli di ASSOTERMICA; Valerio Dabove di ASSISTAL; Pietro Ernesto de Felice del Consiglio Nazionale degli Ingegneri; Sergio Colombo e Mauro Grazia del Collegio Nazionale Periti Industriali; Giorgio Gallesio dell’ANCE; e Giovanni Nuvoli della Regione Piemonte sono stai toccati altri temi di stretta attualità: la preoccupazione per la prossima scadenza dell’incentivo del 55%, la necessità della convergenza dei metodi di calcolo, la richiesta di software i cui risultati siano confrontabili, l’importanza di incentivi adeguati al settore edilizio per la riqualificazione degli edifici, nonché il capitolo della formazione dei certificatori e l’esigenza di controlli sui certificati. Il pomeriggio è stato dedicato alla disanima dei punti di revisione e di completamento della norme UNI TS 11300: 2008 con l’intervento dei diversi responsabili CTI (Vincenzo Corrado; Augusto Colle; Anna Martino e Roberto Ninasio) che hanno illustrato con puntualità i punti in discussione. L’importanza della giornata è stata sottolineata da più interventi, che hanno ricordato non solamente il ruolo svolto dal CTI, ma la necessità di costruire occasioni di incontro e di confronto tra diverse associazioni e professionisti impegnati nel difficile percorso del risparmio energetico degli edifici. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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