Arquitectura Sin Lugar. Un modello abitativo ibrido in cartone nel caso studio di Córdoba

Crescita demografica, fenomeni climatici imprevedibili e spesso disastrosi e i flussi migratori, hanno creato in certi paesi una vera emergenza casa. E’ necessario immaginare una soluzione modulare, replicabile, flessibile per gli arredi e adattabile alle diverse esigenze.

Un modello abitativo ibrido in cartone nel caso studio di Córdoba

Il tema dell’emergenza abitativa rappresenta oggigiorno una questione altamente problematica nelle diverse aree del pianeta, per l’incapacità dell’architettura di soddisfare in modo sostenibile l’impellente fabbisogno di un’abitazione.

Se, da una parte, gli Stati emergenti si distinguono per l’incessante crescita demografica, che non trova una base economica per l’autofinanziamento della prima casa, bene primario ed essenziale per la vita sociale; dall’altra, i sempre più frequenti e violenti disastri, derivanti da eventi naturali imprevedibili, e i considerevoli flussi migratori, generano una situazione di crisi improvvisa, ingestibile secondo le canoniche procedure di emergenza. Tali condizioni portano a una vera e propria richiesta di aiuto per la risoluzione del problema, derivandone la necessità di una soluzione generica, replicabile nei diversi contesti e per le diverse condizioni, modulare per una maggiore flessibilizzazione degli ambienti interni, e dunque adattabilità secondo l’esigenza e la richiesta.

Si facciano ora due premesse: vari studi macroeconomici hanno portato a sottolineare che il mercato delle costruzioni è fortemente legato al benessere economico di un paese, per il fatto di rappresentare un primo fattore di agiatezza dei cittadini; inoltre si è registrato negli ultimi tre anni un considerevole e generalizzato aumento degli investimenti nel settore edilizio. Nonostante ciò, la distribuzione della ricchezza a livello globale e, a scala più ridotta, internamente ad ogni stato, è fortemente squilibrata a favore di una ridottissima élite che possiede la gran parte del patrimonio economico disponibile. Tale questione risulta problematica a livello ambientale, oltre che sociale, perché determina l’irrazionale ed insostenibile sfruttamento delle risorse primarie da parte di quella ristretta cerchia di abitanti, a discapito dei tanti che vivono in condizioni di povertà. Di fatto si è registrata una maggiore impronta ecologica in quei paesi che possiedono un indice di sviluppo più elevato: l’argomento di interesse architettonico è dunque il tentativo di ottenere lo sviluppo nazionale in modo equilibrato, e senza che esso coincida con un eccessivo impatto ambientale del processo.

Il problema che nasce nel momento di affrontare tale progetto è legato al tema della sostenibilità del processo edilizio, inteso come un evento diacronico e non una singolarità temporale, semplicemente legata alle tempistiche realizzative del fabbricato. Un concetto di sostenibilità pensato nella sua definizione più complessa, che tenga conto degli aspetti costruttivi ed ambientali, tanto quanto di quelli sociali ed economici.

Incremento demografico mondiale. Grafico storico e proiezioni di crescita

Incremento demografico mondiale. Grafico storico e proiezioni di crescita

Fonte: Nazioni Unite, “World Population Prospects; 2015 Revision”, US Census Bureau

Impronta ecologica delle nazioni del mondo.

Impronta ecologica delle nazioni del mondo.

Fonte: Nazioni Unite, “World Population Prospects; 2015 Revision”, US Census Bureau 

L’“arquitectura sin lugar”

L’esito della crescita esponenziale ed insostenibile della popolazione mondiale, affiancato dai vertiginosi tassi di urbanizzazione dei vari continenti, è rappresentato dalle megalopoli della contemporaneità: conglomerati dispersivi e sovraffollati, dominati dalla legge della rendita urbana e dello sfruttamento del suolo. In un mondo paradossale in cui un’ingente parte della popolazione non può permettersi di accedere a un lotto per l’alto valore derivante dal suo estremo sfruttamento, sembra di venire catapultati in uno scenario magrittiano, in cui le solide abitazioni ancorate a terreni rocciosi, aleggiano effimeramente in un cielo nuvoloso. Se, insomma, neppure il terreno pare più essere una certezza su cui fondare le architetture, risulta allora necessario che esse esistano e funzionino indipendentemente dal suolo. Lo svincolare l’edificio dal lotto porta quindi all’ideazione dell’“architettura del non luogo” (“arquitectura sin lugar”), capace di muoversi da un sito all’altro della città, senza dipendere necessariamente da un’unica area. Tale concetto prevede certamente un’organizzazione urbana ed amministrativa solida e pensata, che permetta l’idoneizzazione di quei lotti inutilizzati e bloccati dalla – spesso eccessiva – rigidità della regolamentazione urbanistica.

Peraltro, quella stessa urbanizzazione che causa – come si è detto – l’inaccessibilità dei lotti, ha portato, con gli anni, alla perdita della socialità di quartiere e dunque alla chiusura del nucleo abitativo in una diffidente introspezione. Le case a schiera dei periferici quartieri residenziali sono il perfetto esempio di tale criticità, con un riflesso in quello che si potrebbe definire il fenomeno delle “strade vuote”, derivante dalla sfiducia verso il vicino e dunque da una repulsione verso la formazione di rapporti a piccola scala.

Queste riflessioni hanno portato allo sviluppo di un nuovo modello tipologico residenziale che, in linea con la tematica di gestione dell’emergenza, pone la sostenibilità sociale come cardine del processo abitativo. Il concetto di “casa” viene così rivoluzionato: il suo punto focale diventa il cosiddetto “core”, un nucleo di condivisione tra più corpi aggregati (prettamente residenziali, e dipendenti dal “core” in forma parassitaria), con vocazione commerciale. Si creano dunque all’interno della stessa “casa” due livelli di socialità, passando dai “parassiti” privati, al “core” semi-privato. Partendo dall’estremizzazione dei riferimenti dell’edificio a ballatoio e del co-housing, questo modello tipologico ha fatto dell’indissolubilità delle parti la sua stessa essenza. La dipendenza dei corpi residenziali dal cuore commerciale si ritrova infatti non solo a livello sociale, ma anche economico e costruttivo. La sostenibilità finanziaria del processo abitativo viene infatti rappresentata dalla possibilità di avviare un’attività commerciale comune all’interno della propria casa, suddividendo le spese di innesco del procedimento e potendo gestire, in tale maniera, l’organizzazione domestica congiuntamente a quella lavorativa. Da un punto di vista realizzativo, inoltre, il “core” diviene il primo corpo ad essere messo in opera, condensando da quel momento al suo interno ogni installazione e servizio necessario per l’attivazione di un iter residenziale. Di fatto, la fabbrica semi-privata, ancor prima di essere tale con l’aggregazione dei parassiti, rappresenta un attrattore urbano per il fatto di possedere una predisposizione impiantistica, generando interessanti processi sociali a livello di quartiere.

Grafico della rendita urbana

Grafico della rendita urbana.

Fonte: Elaborazione personale su dati del mercato immobiliare

Urbanizzazione dei continenti: percentuale di popolazione urbana

Urbanizzazione dei continenti: percentuale di popolazione urbana.

Fonte: United Nations, Population Division, 2014

Proposta di tipologia residenziale ibrida di emergenza

Proposta di tipologia residenziale ibrida di emergenza

Architettura in cartone

A seguito delle premesse fatte, il lavoro è seguito centrandosi sulla logica urbana che definisce l’immagine della città, alla ricerca dell’antitesi allo stereotipato modello abitativo popolare degli anni del boom economico post-bellico, che ha portato alla costruzione delle “tipiche” periferie italiane, emblema della sperimentazione sul calcestruzzo armato nella penisola. Il tema che si è trattato è quello legato alla matericità di tali edifici, derivante da un’idea progettuale fortemente statica e sincronica, che non ha tenuto conto del futuro del complesso edilizio, nella logica di quello che viene chiamato LCA, ossia “Life Cycle Assessment” (valutazione sul ciclo di vita).

L’intento del progetto è, dunque, quello di confrontarsi in modo radicale col tema della temporalità dell’architettura, partendo, differentemente da come si è soliti procedere a livello progettuale, da una scelta di materiale, ossia il cartone corrugato. Diversi settori dell’architettura hanno infatti mostrato, negli ultimi decenni, grande interesse a riguardo, sviluppando modelli sperimentali di strutture che servissero – ben oltre la mera volontà creatrice ed imprenditoriale – come spunti di riflessione sulla necessità di creazione di un nuovo paradigma dell’architettura sostenibile. La scelta di un materiale riciclabile e facilmente reperibile e producibile in tutto il mondo è risultato il punto di partenza di una ricerca qualitativa sulle caratteristiche meccaniche dello stesso.

Grazie alla collaborazione ed al lavoro all’interno del centro di ricerca sulla residenza economica (Centro Experimental de la Vivienda Económica – CEVE) di Córdoba – Argentina – e in particolare nell’area “nuovi materiali”, è stato possibile eseguire delle prove di compressione su provini di cartone corrugato pluristrato lungo la direzione della retta generatrice delle onde. Ne è derivato un interessante grafico sforzi-deformazioni, che dimostra affinità di comportamento tra il materiale in analisi ed il legno lamellare. In particolare si nota come, dopo una prima fase di elasticità quasi perfettamente lineare, il materiale subisce una importante perdita di rigidità a causa dell’instabilizzazione dei suoi elementi resistenti (i fogli di carta ondulata e kraft), per poi assumere una nuova configurazione reagente alle sollecitazioni, dovuta alla deformazione interna. Il comportamento meccanico del corrugato multistrato evidenzia, insomma, delle interessanti potenzialità nell’ambito di un processo limitato nel tempo – come risulta quello emergenziale – per la sua duttilità che denuncia con largo anticipo, tramite grandi deformazioni, il collasso del materiale.

I vari trattamenti, già sperimentati in ambito architettonico, cui può essere sottoposto il cartone oggigiorno – ritardante contro il fuoco, idrofugo e contro gli attacchi biologici – suggeriscono inoltre un interesse nel riuso delle strutture nel campo del design industriale. Una volta terminato il suo ciclo vitale (di circa 15/20 anni) a causa di una perdita di resistenza, il cartone può essere introdotto in un nuovo ciclo produttivo che non preveda lo stesso carico di sollecitazione.

Test di compressione su provini di cartone corrugato pluristrato

Test di compressione su provini di cartone corrugato pluristrato. Fotografia della configurazione deformata e grafico sforzi-deformazioni

Esempi di architetture con struttura in cartone

Esempi di architetture con struttura in cartone

Modularità

Il cartone corrugato ha il pregio di essere un materiale di facile prefabbricazione industriale, che consente la velocizzazione del processo di montaggio in situ. È stato pertanto definito un abaco di componenti costruttivi, prodotti in serie grazie allo studio di un sistema di messa in opera modulare, che garantisce la definizione degli ambienti domestici tramite il semplice accostamento dell’elemento base. L’indipendenza delle varie macrostrutture appartenenti al progetto (core e parassiti) consente l’ampliamento di ciascun nucleo – essendo i moduli aggregabili all’infinito – per ottenere ambienti più o meno spaziosi a seconda delle esigenze dell’utenza. Il dimensionamento del modulo è stato pensato in funzione della vivibilità dei vani interni (390 x 180 x 260 cm), definendo le differenti possibili distribuzioni (di arredo ed impiantistiche) necessarie alla vita domestica.

Il progetto di tale sistema – semplificato in ogni sua parte – è il prodotto di una logica economica di ottimizzazione dei tempi di cantierizzazione e di facilità di montaggio, che consenta l’autocostruzione da parte di una manodopera non specializzata. Il costo della manodopera corrisponderebbe allora al costo opportunità di quelle persone che verrebbero interessate dal processo costruttivo, ossia alla perdita di guadagno derivante da un’altra qualsiasi attività che essi potrebbero svolgere in quel periodo di tempo. Tuttavia, trascurando il fatto che tali processi possono rappresentare l’attivazione di quella parte della popolazione maggiormente precaria dal punto di vista lavorativo, tale atto edificatorio costituisce comunque un fine di interesse proprio e un notevole risparmio economico.

La modularità del progetto consente, inoltre, di sviluppare un intervento progressivo, ovvero la costruzione nel tempo del proprio alloggio, non solo assecondando le esigenze sorte in un determinato momento (la costruzione di una nuova camera per la nascita di un figlio), ma anche ottimizzando la propria disponibilità economica con l’edificazione per parti della casa (l’inarrivabile lusso di un secondo servizio al momento del maggiore investimento iniziale, potrebbe diventare accessibile grazie all’accumulo degli ingressi domestici nel lungo periodo).

 Elementi costruttivi in cartone corrugato pluristrato

Elementi costruttivi in cartone corrugato pluristrato

 

Flessibilità

La necessità di creare un modello di residenza d’emergenza replicabile, porta alla ricerca di soluzioni flessibili per l’adattamento di tale schema all’intorno di realizzazione. L’elemento di copertura, pensato come il punto di contatto tra l’architettura e il contesto, prevede pertanto una triplicità di conformazioni: un tetto piano sopraelevato – per ventilazione naturale degli ambienti interni – e due a doppia falda, inclinata verso l’esterno o verso l’interno, per l’allontanamento o la raccolta delle acque pluviali. Tali disegni sono ottenuti dall’accostamento e l’unione, secondo differenti disposizioni, di un unico modulo prefabbricato triangolare, che rende la produzione più veloce.

D’altra parte, è necessario pensare anche in una flessibilità interna all’edificio, che rispetti le richieste dei suoi residenti. Avendo rimarcato più volte che la concezione processuale dell’accesso ad un’abitazione è il presupposto di qualsiasi progetto, è logico affermare che l’utente, quale persona complessa ed unica, sia il fulcro dell’architettura contemporanea per il raggiungimento della sostenibilità nel tempo. L’uomo si inserisce, infatti, in una società che lo definisce e che ne stimola comportamenti e desideri, conformandolo secondo le più particolari caratteristiche personali. In altre parole, ogni individuo sviluppa la propria identità con maggiore o minore intensità in base al tipo di società nel quale si inserisce. Le infinite possibilità concesse dalla contemporaneità, stanno dunque trasformando la città con una rapidità mai registrata, in quanto modificano le esigenze dei suoi stessi abitanti. L’architettura contemporanea, derivi essa da una commissione privata o da situazioni di emergenza, deve insomma rispondere a tale cambiamento ed adattarsi alle cangianti esigenze dell’uomo, fosse anche permettendo una modificabilità degli spazi nel tempo.

Configurazioni di copertura

Configurazioni di copertura

La questione essenziale corrisponde all’indefinitezza dell’utente del progetto, l’impossibilità cioè della definizione a priori delle caratteristiche di un “cliente tipo”. L’Uomo Vitruviano, inscrivibile in un cerchio e in un quadrato – forme geometriche perfette – definibile univocamente secondo le leggi dell’umanesimo, ha cessato di esistere nel momento in cui è stato inserito nella società moderna. La consapevolezza della propria unicità ha infatti reso ogni individuo portatore di esigenze abitative singolari, che si concretizzano nell’appropriazione dello spazio e dunque in una sua conformazione, riflesso delle proprie logiche distributive.

Leonardo da Vinci, “Uomo Vitruviano”

Leonardo da Vinci, “Uomo Vitruviano”, 1490 circa, Gallerie dell’Accademia – Venezia

Epilogo

Lo studio condotto ha voluto evidenziare le criticità della città contemporanea e del suo tentativo di interfacciarsi a delle situazioni di crisi, enucleando l’insostenibilità delle soluzioni attuali sotto i punti di vista economico, costruttivo, sociale e ambientale. La proposta di prefabbricazione di strutture in cartone, oltre il voler essere una denuncia ed una provocazione riguardo le problematiche legate ai materiali dell’architettura e la loro obsolescenza nel tempo, risulta una soluzione effettivamente plausibile – seppur legata a doverose analisi quantitative di laboratorio sulla resistenza meccanica – nel campo dell’edilizia temporanea. In particolare, la facilità e velocità di prefabbricazione e messa in opera, unite all’economicità della materia prima, rendono le strutture in cartone corrugato pluristrato una valida soluzione in contesti di emergenza.

Approfondimento realizzato in collaborazione con Architettura>Energia, centro ricerche del Dipartimento Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara.

Studente: Luca Costantino Arbau

Relatori: prof.ssa arch. Laura Gabrielli; prof.ssa arch. Ana Etkin (Universidad Católica de Córdoba-Argentina)

Correlatori: prof. arch. Claudio Alessandri; prof. arch. Emanuele Piaia

Anno Accademico: 2016-2017

Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici

Commenta questo approfondimento



Tema Tecnico

Le ultime notizie sull’argomento



Secured By miniOrange