L’importanza della chimica per la transizione energetica e per il clima

La chimica è fondamentale in molteplici processi e settori, con un impatto anche in termini di energia e clima. Conoscerla meglio è fondamentale: per questo è importante la divulgazione scientifica, in cui è attivo Ruggero Rollini

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L’importanza della chimica per la transizione energetica e per il clima

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La chimica gioca un ruolo fondamentale in molteplici settori della vita quotidiana. Noi esseri umani conosciamo più di 160 milioni di sostanze chimiche e in commercio se ne trovano dalle 40mila alle 60mila circa, ricorda l’Organizzazione mondiale della Sanità. Molto più ampio quello che un team di scienziati ha individuato nell’inventario globale da loro creato dove vengono elencate più di 350mila sostanze chimiche e miscele di sostanze chimiche registrate per la produzione e l’uso commerciale.

Sono molteplici poi le implicazioni della chimica nella transizione energetica, giocando anche un ruolo fondamentale in campo climatico. Pensiamo all’impatto di alcuni prodotti sull’ambiente, compreso il pedaggio in termini di emissioni di CO2. Ma occorre anche considerare le opportunità aperte dalla chimica verde per ridurre al minimo l’uso di sostanze pericolose durante la progettazione di prodotti e processi.

L’importanza della chimica per la transizione energetica e per il clima 1In questo ampio scenario c’è bisogno di comprendere bene il ruolo e l’importanza della chimica. La divulgazione scientifica può essere di grande aiuto. Chi si occupa di divulgare in modo scientifico la chimica e le sue molteplici applicazioni è Ruggero Rollini. Laureato in Chimica e divulgatore scientifico, collabora al programma “Noos” di Alberto Angela e prima ancora ha collaborato a “Superquark+”, l’ultimo progetto di Piero Angela.

È autore anche di un libro in materia: “C’è chimica in casa” edito da Mondadori. Non solo: nel tempo si è guadagnato un forte interesse anche sui canali social e oggi è un influencer con più di 130mila follower su Instagram oltre al forte seguito su Tik Tok e su YouTube (con più di 50mila iscritti a quest’ultimo canale).

Ruggero Rollini, che ruolo ha la chimica nella transizione energetica, come entra in gioco e qual è la sua importanza?

La chimica nella transizione energetica è un elemento chiave. Pensiamo, per esempio, alla possibilità di sviluppare nuovi materiali, sempre più leggeri e pensati per essere riciclati o recuperati, avendo così una nuova vita. Inoltre, è determinante nello sviluppo delle batterie e dei magneti che servono per i motori elettrici e per lo urban mining, il processo con cui, dal riciclo di rifiuti di diversa natura, si possono ottenere materie prime secondarie.

Consideriamo, inoltre, quale ruolo ha nello sviluppo di carburanti di nuova generazione.

A proposito delle batterie, oltre alla tecnologia imperante basata sugli ioni di litio, si stanno affacciando alternative di interesse, anche per quanto riguarda la sostenibilità?

Ci sono diversi filoni che provano a limitare i problemi degli ioni di litio, ma una delle prospettive più interessanti è quella che guarda alla possibilità di sostituire gli ioni di litio con il sodio. Oltre a questa, si stanno sviluppando le batterie allo stato solido: stiamo parlando in questo caso di elettrochimica, una branca importante della chimica.

Lei si occupa di chimica dell’ambiente e di sostenibilità. Qual è il nesso che è possibile trovare tra chimica e clima?

C’è una parte della geologia che si occupa dei cicli biogeochimici che governano in qualche modo il nostro mondo. Si tratta di processi in equilibrio dinamico attraverso i quali avviene la circolazione di elementi chimici e di energia, nell’interazione tra ambiente fisico e organismi.

Penso, per esempio, al ciclo dell’anidride carbonica: è un ciclo biogeochimico che segue una serie di reazioni chimiche che studiano geologi e geochimici. Quindi anche il clima è governato in un certo senso dalla chimica: conoscerla ci aiuta a capirlo meglio.

Che relazione c’è tra chimica ed edilizia sostenibile?

L’aspetto forse più importante riguarda lo sviluppo di nuovi materiali, che riescono a garantire un isolamento termico maggiore, evitando anche i problemi di insalubrità dell’ambiente indoor, un tipo di inquinamento, forse poco considerato, ma che è da considerare attentamente.
Questo problema può essere risolto facendo attenzione a evitare l’uso di sostanze chimiche che, collegate a determinati materiali (colle, solventi ecc.) possono contribuire in maniera sensibile.

Nel futuro, quale relazione comune prevedi tra chimica, energia, clima che dovremo sfruttare per ottenere risultati importanti?

Per contare su una combinazione virtuosa occorrerà allontanarci dal solo sguardo verticale, considerando ambiti e professioni divise in compartimenti stagni. È importante, naturalmente, una specializzazione su un singolo tema, ma credo che serva anche una certa orizzontalità e trasversalità e una condivisione della conoscenza.

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