Futur-e: un modello circolare sostenibile per la riqualificazione delle centrali Enel dismesse

Futur-e è il progetto di Enel per la riqualificazione di 23 centrali termoelettriche e un’ex area mineraria non più in uso, secondo i principi della sostenibilità ambientale, economica, sociale. Un modello di economia circolare che sta facendo scuola in tutto il mondo.

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Futur-e: un modello circolare sostenibile per la riqualificazione delle centrali Enel dismesse

A partire dal secondo Dopoguerra, lo sviluppo industriale e demografico del Paese, unito alla crescente domanda dei consumi energetici, ha incentivato l’apertura di nuove Centrali a combustibile fossile in tutto lo Stivale. Negli ultimi anni però, sulla scia della sensibilità ambientale e del contrasto ai cambiamenti climatici, sono state emanate una serie di normative energetiche sempre più restrittive che ne hanno invertito la tendenza.

Dagli obiettivi di decarbonizzazione a Futur-e

Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione totale al 2050, infatti, oltre a strategie di efficientamento energetico e riduzione dei consumi, occorre una forma di energia pulita e rinnovabile, ovvero prodotta dagli elementi naturali come acqua (idroelettrica), sole (agrivoltaico, fotovoltaico), aria (eolico e microeolico) e terra (geotermia). E la riqualificazione delle aree industriali dismesse, con la conversione da fonti di energia fossile come il carbone a fonti rinnovabili, è un importante tassello che va ad inserirsi in questa direzione.

Il tradizionale modello energetico di tipo gerarchico che vedeva le grandi centrali come centro di produzione e distribuzione dell’energia agli utenti finali è ormai superato. Il nuovo modello aspira ad una forma di energia proveniente da molteplici impianti da fonti rinnovabili diffusi sul territorio. Ciò include anche le forme di energia condivisa come l’autoconsumo collettivo e le comunità energetiche.

Enel ha ideato Futur-e, il progetto per la riqualificazione di 23 centrali termoelettriche e un’ex area mineraria non più in uso, secondo i principi della sostenibilità ambientale, economica, sociale.

Vediamo i dettagli di un modello di economia circolare che sta facendo scuola in tutto il mondo.

Gli obiettivi di decarbonizzazione del PNIEC

L’Europa si è posta sul fronte dell’energia degli obiettivi molto ambiziosi: nel 2030 le fonti energetiche rinnovabili (FER) dovranno coprire il 55% dei consumi lordi di energia elettrica (rispetto al 35% del 2019).

Gli obiettivi di decarbonizzazione del PNIEC
Obiettivi energetici del PNIEC (fonte: Terna Spa)

I target fissati all’interno del PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima) prevedono il completo phase-out dal carbone entro il 2025, e l’aumento della quota delle rinnovabili, che dovrà passare dal 18% al 30% dei consumi energetici finali lordi entro il 2030. Per raggiungere questo obiettivo, bisognerà passare da circa 120 GW a 155 GW di capacità installata complessiva, fornita quasi esclusivamente da fonti non programmabili come eolico e fotovoltaico. Il fotovoltaico, per esempio, dovrebbe aumentare dai più di 20 GW attuali a 52 GW entro 2030.

In quest’ottica s’inserisce il programma sviluppato da Enel e denominato Futur-e.

Futur-e prevede la riqualificazione di 23 centrali elettriche ed un sito minerario su tutto il territorio nazionale. Da centrali a combustibili fossili, saranno riconvertite secondo strategie di sostenibilità ambientale, sociale ed economica in produzione di energie rinnovabili, parchi turistici, e altre attività a basso impatto ambientale oggetto di proposte condivise con le amministrazioni locali.

Futur-e: riqualificazione sostenibile delle aree industriali dismesse

La riqualificazione sostenibile delle aree dismesse è un tassello fondamentale per ricomporre il rapporto tra il territorio e un patrimonio lasciato in eredità dalla post-industrializzazione.

Con queste intenzioni è nato Futur-e, il progetto di Enel per dare nuova vita a 23 centrali termoelettriche e a un’ex area mineraria non più in uso, secondo i principi dell’economia circolare. Impianti e siti che hanno sostenuto la crescita industriale del nostro Paese e che oggi, attraverso la collaborazione con i territori, possono creare nuovi valori condivisi.Futur-e: la riqualificazione sostenibile delle aree industriali dismesseFutur-e è un progetto di economia circolare, esempio green di riconversione da una tecnologia energetica ad alto impatto ambientale, inquinante e dispendiosa ad energia pulita, rinnovabile, green. Un progetto talmente ambizioso e lungimirante, nel suo spirito sostenibile, che è stato oggetto di studio e ampio interesse di respiro internazionale.

Un modello di economia circolare che fa scuola nel mondo

Proprio l’idea di architettura circolare e sostenibile è al centro dei progetti di ricerca degli studenti della School of Architecture and Design del New York Institute of Technology (NYIT) che, in un viaggio in Italia da sud a nord, hanno visitato cinque dei siti inseriti nel programma Futur-e. Un percorso mirato a raccogliere materiali e ispirazione da tradurre poi in uno studio sui benefici economici e ambientali che le comunità locali possono trarre dalla riconversione industriale.Futur-E, Un modello di economia circolare che fa scuola nel mondoLo scorso autunno, nel campus di Manhattan, Marco Fragale, Responsabile del progetto Futur-e, ha presentato il programma agli studenti, che da allora seguono un corso dedicato allo studio dei possibili scenari di riconversione delle centrali Enel Produzione in dismissione.

Ora la seconda fase, con il viaggio in Italia e la visita agli impianti. “Un percorso in cui non si impara solo a progettare da un foglio bianco, ma a ripensare quanto è già stato costruito, in un’ottica olistica di economia circolare che integra la riqualificazione degli spazi con l’ecologia del territorio” spiega il professor Santamaria, secondo il quale il progetto Futur-e può rappresentare un precedente “chiave” per la reinterpretazione dei contesti industriali. “Come designer penso sia necessario conservare la memoria di un passato produttivo e culturale, perché questo rappresenti poi uno stimolo per la progettazione nel presente. In questo corso di laurea gli studenti imparano il valore di strutture che possono trasformarsi in un esempio di riconversione in sintonia con l’identità territoriale”.Futur-E, Un modello di economia circolare che fa scuola nel mondoIl gruppo, guidato dai professori Beyhan Karahan e Giovanni Santamaria, docenti alla School of Architecture and Design del NYIT, è partito dall’impianto di Bari, prima centrale termoelettrica costruita in Puglia, per poi fare tappa a Montalto di Castro, a La Spezia, all’ex area mineraria di Santa Barbara e, infine, a Porto Tolle.

Il progetto di Futur-e

Porto Tolle: turismo sostenibile e innovativo

Da centrale termoelettrica a innovativo polo turistico. Porto Tolle era una delle principali centrali del Paese, generando circa un decimo dell’intera produzione italiana di energia. Dopo aver cessato la sua attività nel 2015, l’ex centrale Enel Polesine Camerini di Porto Tolle è destinata a un vasto progetto di riqualificazione che ne farà un polo turistico dalle elevate potenzialità ambientali tipiche del delta del Po.

Da qui al 2023, al posto della vecchia centrale, vedrà la luce Delta Farm: un parco turistico, sportivo e agroalimentare integrato nel delta del Po. Il progetto, facente parte del programma Futur-e promosso da Enel, è stato presentato da Human Company, gruppo turistico fiorentino leader in Italia nel settore del turismo all’aria aperta.Progetto Future-E: Porto Tolle, turismo sostenibile e innovativoDelta Farm sorgerà su una superficie di 110 ettari, 20 dei quali ad area boschiva, e potrà ospitare fino a 8 mila turisti al giorno, con aree ricettive destinate alle diverse tipologie di ospitalità, dalle piazzole alle case mobili di ultima generazione.

Nel villaggio troveranno spazio attività commerciali, botteghe artigianali, mercati ittici e dedicati ai prodotti agro-alimentari locali e alla floricoltura. Circa 400 persone lavoreranno nel villaggio che sarà aperto agli imprenditori locali. Il progetto prevede, in particolare, lo sviluppo di un polo per gli sport acquatici in grado di essere un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale, la creazione di un centro visite per la valorizzazione delle eccellenze ambientali e paesaggistiche e di uno per lo sviluppo delle produzioni ittiche e agricole tipiche.

“Era ancora in corso il tentativo di riconversione a carbone di Porto Tolle che però non aveva più futuro – ha ricordato Francesco Starace, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Enel S.p.a. – quando abbiamo deciso di aprire a nuove idee, qualunque idea, purché accompagnata da un progetto fattibile e che poi raccogliesse il consenso di tutti, delle istituzioni, delle imprese, delle associazioni del territorio e, in particolare, delle parti sociali”.

Portoscuso: dal carbone al vento

In Sardegna, nella regione del Sulcis (nota per l’abbondanza di riserve carbonifere) è sorta, tra le altre, la Centrale di Portoscuso, che prende il nome dal piccolo Comune (meno di cinquemila abitanti) che si affaccia sul mare, facente parte Provincia di Carbonia-Iglesias, sulla costa sud-occidentale della Sardegna, nel Sulcis Iglesiente a circa 60 km da Cagliari.centrale enel portoscuso sulcisNella stessa zona industriale sorgono altri grandi insediamenti produttivi, operanti prevalentemente nel comparto minerario, energetico, metallurgico: oltre alla Centrale Termoelettrica Enel Sulcis “Grazia Deledda”, l’Eurallumina (produzione di allumina da bauxite), l’Alcoa (produzione di alluminio da allumina), l’ILA (laminati di alluminio) e la Portovesme srl (produzione di metalli).

La Centrale a carbone, ultimata nel 1972 ed entrata in funzione l’anno successivo, aveva una potenza installata di 320 MW per una produzione media annua di 176 GWh e occupa una superficie di quasi 14 ettari.

A gennaio 2011, Iniziano i lavori di costruzione del parco eolico Portoscuso. L’impianto entra in funzione pochi mesi dopo, a novembre dello stesso anno.parco eolico a Portoscuso in SardegnaPortoscuso è il più grande impianto eolico di Enel Green Power in Italia. Il parco, costruito a tempo di record in soli 9 mesi, è composto da 39 aerogeneratori, ha una capacità di quasi 90 MW e soddisfa il fabbisogno energetico di 76.000 famiglie.

Sembrerebbe il dolce epilogo della vicenda, se non fosse che pochi mesi fa il Governo ha approvato con decreto il progetto della Snam che prevede l’installazione sulla banchina est di una gasiera da 110.000 mc destinata ad alimentare anche Cagliari e la Città Metropolitana. Un progetto che ha raccolto le proteste di tutta la cittadinanza.

La recente guerra in Ucraina ha acuito tutti i limiti economici, politici e sociali della dipendenza dal gas russo. E dal punto di vista ambientale le cose non vanno meglio, seppur il metano è considerato dall’UE un tassello fondamentale per la transizione energetica.

Il gas metano e la transizione energetica

La Commissione Europea, al fine di accelerare il processo di decarbonizzazione, ha incluso gas e nucleare nella Tassonomia verde. Questo fatto ha generato, com’era prevedibile, molte polemiche e feroci critiche.

Il gas naturale o metano (CH4) è, infatti, il più potente e nocivo gas ad effetto serra. Il problema non è la sua combustione (se brucia emette meno CO2 rispetto a carbone, petrolio e derivati), ma è l’essere disperso nell’ambiente nella sua forma incombusta che lo rende un gas serra ben più pericoloso dell’anidride carbonica.

È dimostrato che la maggior parte delle emissioni di gas è causata da perdite nelle attività estrattive e di funzionamento (impianti e macchinari mal funzionanti e altre anomalie operative). Secondo uno studio pubblicato su Science (Peischl J. et al., 2018), il settore delle estrazioni ne disperde in atmosfera 13 milioni di tonnellate l’anno.Il gas metano e la transizione energeticaUno studio pubblicato sulla rivista “Earth System Science Data” conferma che il metano contribuisce in modo significativo al riscaldamento globale poiché intrappola il calore nell’atmosfera. Simona Castaldi e Sergio Noce, tra gli autori dello studio, commentano: «Sappiamo bene che l’anidride carbonica è una delle principali cause dei cambiamenti climatici, ma il metano svolge indubbiamente un ruolo importante in tale processo».

Nonostante, infatti, il metano è rimosso dall’atmosfera molto più rapidamente (circa 12 anni) rispetto alla CO2 (che vi rimane fino a oltre un secolo), egli ha una potenzialità di riscaldamento globale 28 volte maggiore dell’anidride carbonica.

La recente crisi energetica, scaturita a seguito della guerra in Ucraina, ha messo in evidenza tutte le contraddizioni ed i limiti della dipendenza europea dal gas russo. In tutta risposta, lo scorso 18 maggio la Commissione europea ha presentato il piano REPowerEU con un duplice obiettivo: porre fine alla dipendenza dell’UE dai combustibili fossili russi e affrontare la crisi climatica accelerando la transizione energetica.


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