OCSE: la plastica aumenta vertiginosamente

Per vincere la sfida dell’inquinamento da plastica, l’OCSE sottolinea come sia fondamentale rivoluzionare i sistemi di gestione dei rifiuti su scala globale.

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OCSE: la plastica aumenta vertiginosamente

Un nuovo rapporto dell’OCSE lancia l’allarme sulla crisi globale della plastica, delineando uno scenario allarmante ma non privo di speranza. Secondo lo studio Policy Scenarios for Eliminating Plastic Pollution by 2040“, se non verranno adottate misure importanti, la produzione di plastica aumenterà del 70% nei prossimi 16 anni, aggravando una situazione già incontrollata.

La ricerca, che si inserisce nel contesto dei negoziati internazionali per un trattato vincolante sull’inquinamento da plastica, offre però una roadmap concreta per invertire questa tendenza. L’analisi dell’OCSE dimostra come, attraverso un approccio coordinato a livello globale, sia possibile arrestare completamente le dispersioni di plastica nell’ambiente entro il 2040, sebbene questo richieda un impegno senza precedenti da parte di governi, industrie e consumatori.

La sfida, sottolinea il rapporto, richiede un approccio sistemico e globale senza precedenti. Solo attraverso una sinergia tra innovazione tecnologica, risorse economiche adeguate e una governance multinazionale coordinata sarà possibile intervenire efficacemente su ogni fase del ciclo vitale delle plastiche, dalla produzione allo smaltimento. Un obiettivo ambizioso che richiede il supporto governativo e un ripensamento radicale dei modelli di produzione e consumo a livello planetario.

Secondo le proiezioni dell’OCSE, l’implementazione di politiche integrate che affrontano tutte le fasi del ciclo di vita dei prodotti si dimostra più efficiente in termini di costi rispetto a strategie focalizzate esclusivamente sulla gestione dei rifiuti. Anche se queste politiche potrebbero comportare un modesto calo del PIL globale dello 0,5%, i benefici a lungo termine superano i costi immediati. Al contrario, concentrarsi solo sulla gestione dei rifiuti potrebbe causare una perdita economica ancora maggiore, pari allo 0,8% entro il 2040.

Questa situazione desta particolare preoccupazione nei paesi in via di sviluppo e in quelli con sistemi di gestione dei rifiuti meno sviluppati, soprattutto nell’Africa subsahariana, dove si prevede che i costi macroeconomici associati a una gestione inefficace dei rifiuti siano i più elevati.

L’attuale produzione di plastica non è più sostenibile

Le mezze misure non bastano più: come sottolinea l’OCSE, è necessario ripensare globalmente l’approccio alla produzione della plastica rivalutando l’intero ciclo di vita del materiale.

I numeri sono impietosi. Nonostante gli sforzi per migliorare raccolta e riciclaggio, la valanga di plastica che produciamo sta per invadere ogni aspetto della nostra vita. Le dispersioni nell’ambiente cresceranno del 50%, raggiungendo l’impressionante cifra di 30 milioni di tonnellate. Un dato ancora più allarmante riguarda gli oceani, dove la quantità di plastica quasi raddoppierà arrivando a 300 milioni di tonnellate, contro le 152 stimate nel 2020.

La produzione di plastica a livello globale è insostenibile

Ma non è solo una questione ambientale. La crisi della plastica si intreccia drammaticamente con quella climatica. Le emissioni di gas serra legate al ciclo vitale della plastica aumenteranno del 60%, arrivando a rappresentare il 5% delle emissioni globali entro il 2040. Un dato particolarmente preoccupante se si considera che quasi il 90% di queste emissioni proviene dalla fase di produzione, la più difficile da decarbonizzare.

Il riciclaggio, spesso presentato come la soluzione, si rivela invece insufficiente. Secondo le proiezioni dell’OCSE, nel 2040 la plastica riciclata rappresenterà ancora solo il 6% della produzione totale. Nel frattempo, i rifiuti mal gestiti cresceranno del 47%, minacciando ecosistemi e comunità che da essi dipendono.

“La nostra analisi dimostra che politiche ambiziose lungo l’intero ciclo di vita della plastica, se implementate a livello globale, potrebbero quasi eliminare l’inquinamento da plastica entro il 2040”, dichiara il direttore ambientale dell’OCSE Jo Tyndall . “Questo approccio non solo migliora la raccolta, il trattamento e il riciclaggio dei rifiuti, ma riduce anche la produzione e la domanda di plastica e promuove la progettazione circolare”.

Gli scenari politici delineati nel rapporto OCSE

Nel report “Policy Scenarios for Eliminating Plastic Pollution by 2040″, l’organizzazione internazionale identifica quattro pilastri fondamentali di intervento, evidenziando come le misure parziali o limitate geograficamente siano destinate al fallimento. Solo misure altamente rigorose per contenere produzione e domanda, implementate a livello globale, possono portare all’eliminazione dei rifiuti plastici gestiti in modo inefficiente.

  • La prima misura riportata dall’OCSE è relativa alla riduzione della produzione e della domanda di plastica a livelli sostenibili, un intervento alla radice del problema.
  • Il secondo pilastro punta sull’eco-design, incentivando la progettazione di prodotti e imballaggi che siano riutilizzabili o riciclabili.
  • Il terzo elemento riguarda il potenziamento del riciclo attraverso il rafforzamento della raccolta differenziata e della selezione dei rifiuti.
  • Infine, il quarto pilastro si concentra sulla prevenzione delle dispersioni nell’ambiente, migliorando la raccolta, lo smaltimento e il monitoraggio degli spazi pubblici.

L’OCSE ribadisce con forza come le strategie parziali siano destinate al fallimento. Le risposte politiche focalizzate esclusivamente sul miglioramento della gestione dei rifiuti, così come le azioni globali con bassa rigidità delle politiche, non saranno sufficienti. Anche uno scenario di massimo impegno nella gestione dei rifiuti porterebbe a risultati insufficienti: nel 2040 avremmo ancora 54 milioni di tonnellate di plastica mal gestita.

Ancora più preoccupante è lo scenario in cui solo le economie avanzate adottano misure rigorose: in questo caso, i livelli di inquinamento rimarrebbero al di sopra di quelli del 2020. Lo stesso vale per un’azione globale con bassa rigidità delle politiche, che non altererebbe significativamente le tendenze attuali.

Con un approccio coordinato e incisivo, la produzione di plastica vergine potrebbe essere mantenuta ai livelli del 2020, mentre i tassi di riciclaggio potrebbero quadruplicare, raggiungendo il 42%. Questo significherebbe che ogni nuovo bisogno di plastica verrebbe soddisfatto attraverso materiale riciclato, non vergine, con un tetto massimo di utilizzo fissato a 508 milioni di tonnellate nel 2040.

Un obiettivo così ambizioso richiede uno sforzo globale

L’OCSE indica la strada che i Governi devono seguire per affrontare efficacemente l’emergenza plastica.

Al centro della strategia c’è la necessità di disaccoppiare la produzione di plastica dalla crescita economica, un obiettivo ambizioso ma necessario per invertire l’attuale tendenza.

Strategia per la raccolta, smistamento e riciclaggio della plastica

Risulta fondamentale stabilire obiettivi globali per migliorare la progettazione dei prodotti: questo significa eliminare gradualmente le sostanze chimiche problematiche e al tempo stesso bandire completamente le plastiche più dannose. L’eco-design diventa così la indispensabile: prodotti e imballaggi devono essere ripensati fin dall’inizio per garantire un riutilizzo e un riciclaggio sicuri, seguendo standard internazionali condivisi.

Il rapporto evidenzia la necessità di potenziare tre elementi chiave: raccolta, smistamento e riciclaggio, sostenuti da consistenti investimenti nell’innovazione tecnologica per migliorare sia la resa che la qualità del processo di riciclaggio.

La situazione è particolarmente critica nei Paesi a basso e medio reddito. Paradossalmente, questi Paesi, pur avendo livelli di utilizzo della plastica e tassi di produzione di rifiuti inferiori rispetto alle economie avanzate, si trovano ad affrontare le sfide più complesse. L’assenza di servizi di raccolta efficienti e la diffusione di pratiche dannose come lo smaltimento a cielo aperto e l’incenerimento incontrollato amplificano sia i rischi ambientali che quelli per la salute pubblica.

Il rapporto sottolinea come l’inquinamento da microplastiche – particelle inferiori ai 5 millimetri di diametro – richieda interventi specifici e mirati, che vanno dal miglioramento della progettazione di pneumatici, veicoli e strade, fino alla revisione dei processi di produzione di vernici e tessuti.

Ma non è solo una questione di prevenzione. L’OCSE evidenzia la necessità di affrontare anche l’inquinamento “ereditato”, attraverso interventi di bonifica e campagne di pulizia, insieme a politiche specifiche per la riduzione delle emissioni di gas serra legate al ciclo di vita della plastica.

L’OCSE parla anche dell’importanza di garantire adeguati finanziamenti per poter superare la crisi legata all’inquinamento da plastica.  I Paesi in via di sviluppo hanno bisogno di un sostegno concreto per far fronte agli investimenti necessari per la prevenzione, la raccolta e il trattamento dei rifiuti. La soluzione proposta è multilivello: da un lato, l’implementazione di programmi di responsabilità estesa del produttore per coprire i costi della raccolta differenziata e del riciclaggio; dall’altro, un maggiore impegno dei paesi sviluppati nell’assistenza allo sviluppo e nella mobilitazione di finanziamenti privati.

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