Transizione energetica ed ecologica: le strategie delle più importanti aziende d’Italia

La svolta green e rinnovabile passa anche dalle strategie di alcune delle imprese più importanti in Italia. Dall’energia alle TLC, dall’automotive alle assicurazioni, s’investe sulla sostenibilità

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Si parla tanto di transizione energetica ed ecologica. Bisogna capire però se è un semplice slogan o un’azione concreta. Per comprenderlo, un modo c’è: osservare i piani strategici e di sviluppo delle più importanti aziende in Italia.

Abbiamo preso in considerazione la classifica “Industria e Servizi” stilata da Area Studi Mediobanca, aggiungendo anche il principale gruppo assicurativo italiano. Scorrendo i piani strategici e le ultime azioni, si nota una marcata propensione alla sostenibilità, all’adozione (spesso prodotta in proprio) di energia da fonti rinnovabili, all’attenzione verso mobilità sostenibile e alla riduzione delle emissioni.

Transizione energetica ed ecologica: i piani delle prime tre società d’Italia

Con un fatturato di 62,6 miliardi di euro ENEL si posiziona al primo posto delle aziende industria e servizi. Nel Piano Strategico 2022-2024, presentato lo scorso novembre, è evidente lo sforzo verso la transizione energetica ed ecologica della società. Innanzitutto intende anticipare al 2040 gli impegni “Net Zero” e accelerare gli obiettivi di elettrificazione dei consumi. Nel piano si evidenziano 170 miliardi di euro di investimenti diretti entro il 2030, anno preso a riferimento dal Gruppo per raggiungere una capacità rinnovabile complessiva di circa 154 GW, triplicando il suo portafoglio rispetto al 2020. Inoltre, vuole promuovere l’elettrificazione dei consumi energetici, aumentando di quasi il 30% i volumi di elettricità venduta.

Nel periodo 2022-2024, il Gruppo prevede di investire (tramite modelli di business di Ownership e Stewardship) circa 45 miliardi di euro. Di questi 19 miliardi di euro circa si prevede siano destinati alle rinnovabili.

Al secondo posto c’è ENI. In questo caso nel piano strategico 2021-2024 sono fissati obiettivi in termini di decarbonizzazione e di sviluppo delle fonti rinnovabili: nel primo caso, oltre al raggiungimento delle zero emissioni nette al 2050, si aggiungono i nuovi obiettivi di riduzione di emissioni assolute del 25% entro il 2030 rispetto al 2018, e del -65% entro il 2040.

Per quanto riguarda le “energie pulite” ENI punta a una crescita della capacità installata da rinnovabili a 15 GW al 2030. Poco? Tanto? A questo riguardo rimandiamo a una serie di considerazioni espresse da Greenpeace. Da questa vogliamo ricavare un paio di osservazioni: la prima è che rimarca come “significativo” il fatto che Eni abbia iniziato a investire nell’eolico offshore. La seconda è legata alla crescita delle rinnovabili, che pur procedendo secondo il piano illustrato nel 2020, in quello successivo si parla di capacità installata di 60 GW al 2050, contro gli “oltre 55 GW” del piano precedente. “Buona parte della capacità installata nelle rinnovabili verrà da fusioni e acquisizioni, in particolare a partire dal 2024”, non manca di segnalare l’ong ambientalista. Va considerato però anche l’impegno del Cane a sei zampe sulla ricerca e sviluppo sulle tecnologie green, come conferma per esempio l’attività del Centro Ricerche per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente, che spazia dal fotovoltaico organico al sequestro della CO2.

Sul podio, al terzo posto compare GSE. Il Gestore dei Servizi Energetici pubblica ogni anno il rapporto sulle attività: in questo senso, si segnalano a proposito di impegno sulla transizione energetica ed ecologica gli

oltre 15 miliardi di euro destinati alla promozione della sostenibilità, dei quali 11,9 per l’incentivazione dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, 1,1 miliardi per l’efficienza energetica e per le rinnovabili nel settore termico, 1 miliardo dedicato ai biocarburanti. Sono inoltre 1,3 miliardi di euro i proventi delle aste di CO2 nell’ambito del meccanismo europeo ETS”.

In attesa del rapporto 2021, consideriamo invece l’attività di GSE per la transizione energetica. A questo proposito, proprio lo scorso dicembre ha pubblicato sul proprio sito il nuovo calendario 2022 delle aste per sostenere e incentivare lo sviluppo delle fonti rinnovabili, mettendo a disposizione degli operatori tutta la potenza non assegnata nelle precedenti gare. C’è poi il tema delle comunità energetiche e autoconsumo collettivo, di cui il GSE è impegnato in prima linea come promotore del meccanismo e non solo: ricordiamo, a questo proposito, la pubblicazione delle “Regole tecniche per l’accesso al servizio di valorizzazione e incentivazione dell’energia elettrica condivisa”.

TLC, hi-tech, mobilità, assicurazioni, banche: si fa spazio la sostenibilità

Gli obiettivi su transizione energetica ed ecologica si ritrovano anche in altri settori. Al quarto posto della classifica c’è FCA Italy, parte del Gruppo Stellantis, che punta decisa all’emobility. A questo proposito, dopo aver annunciato, proprio un anno fa, l’accordo con Engie Eps per creare una joint venture di servizi per la mobilità elettrica, la stessa ha da poco firmato con TheF Charging una partnership per realizzaare in Europa una rete di ricarica pubblica accessibile a tutti i veicoli elettrici, con condizioni esclusive per i clienti Stellantis.

Dalla mobilità alle TLC, si arriva a Telecom Italia. Secondo il Piano Strategico 2021-2023, sono stati confermati gli obiettivi ESG di lungo periodo presentati nel 2020 e “incrementate le azioni per l’efficientamento energetico e la riduzione delle emissioni al 2025 e confermata la carbon neutrality entro il 2030”, si legge in una nota del Gruppo, che ha voluto anche puntare sull’elettricità green. in questo senso, ha siglato con ERG un accordo per la fornitura di energia elettrica prodotta da impianti eolici, valido dal 2022 al 2031, per cui l’operatore eolico fornirà 3,4 TWh, quantitativo pari a circa il 20% dei consumi energetici di Telecom.

Gli impegni ambientali di Leonardo (Aerospazio, Difesa e Sicurezza) vedono la volontà di ridurre le emissioni di CO2 del 40% al 2030 e un programma attento al contrasto al climate change avvalorato anche, come messo in luce a fine 2021, della conferma – per il secondo anno consecutivo – nella “Climate A List” di CDP (ex Carbon Disclosure Project), organizzazione internazionale senza scopo di lucro che aiuta realtà private e pubbliche a rendicontare il proprio impegno ambientale, fornendo loro un sistema globale di misurazione e rendicontazione.

L’impegno su transizione energetica ed ecologica di Ferrovie dello Stato Italiane passa dall’aumento della quota di energia da fonti rinnovabili (nel 2020 è passato dal 17% al 37%), alla possibilità di portare su rotaia treni più “circolari”: le nuove flotte di treni sono concepiti per avere indici di riciclabilità tra il 94% e il 97% e performance energetiche del 30% migliori rispetto alla generazione precedente di treni.

Inoltre FS punta sull’idrogeno: ha già individuato le linee ferroviarie idonee a essere convertite alla tecnologia H2. Per i percorsi inferiore a 60-80 km, ha già ordinato treni ibridi “elettrico–batterie” adatti anche alle linee ferroviarie miste.

Per quanto riguarda il settore assicurativo, Generali ha definito il proprio impegno alla transizione sostenibile, con un investimento anche fino a 9,5 miliardi di euro in obbligazioni verdi e sostenibili entro il 2025. Soprattutto, è da evidenziare l’esclusione del carbone dai nuovi investimenti e la dismissione progressiva delle attività legate al carbone nel portafoglio di Generali. “L’obiettivo finale è eliminare completamente gli emittenti che operano nel settore del carbone termico nei paesi dell’OCSE entro il 2030 ed entro il 2040 nel resto del mondo”.

Non solo: la strategia della società riguarda anche l’esclusione d’investimenti in emittenti che producono combustibili fossili non convenzionali, in particolare ricavati da sabbie bituminose.

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