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Indice degli argomenti: Eolico galleggiante: il progetto Kincardine I piani della Norvegia e gli interessi del mondo energy (rinnovabile e fossile) Eolico offshore galleggiante: cosa si muove in Asia e negli USA Global Offshore Wind: l’eolico cresce, c’è spazio per il galleggiante L’eolico galleggiante, parte del mondo eolico offshore, sta decollando. Proprio in questi giorni è giunta notizia che si sta ultimando il più grande più grande parco eolico galleggiante del mondo, Kircadine. La quinta e ultima turbina eolica galleggiante da 9,525 MW è stata collegata ai suoi ormeggi a circa 15 chilometri a sud-est di Aberdeen, in Scozia. Una volta completata, il progetto eolico Kincardine da 50 MW comprenderà una turbina eolica Vestas da 2 MW (già operativa dal 2018) e cinque da 9,525 MW, diventando il più grande parco eolico galleggiante del mondo. È il più grande, ma non certo l’unico: la Norvegia sta aprendo due aree offshore per costruire parchi eolici galleggianti e fissi. Si parla di 4,5 GW. In Spagna la società BlueFloat Energy, con sede a Madrid, che recentemente ha collaborato con Falck Renewables per sviluppare progetti eolici offshore in Scozia, sta proponendo di costruire un progetto eolico floating da 1 GW in Spagna. Il MiTE – Ministero della Transizione ecologico ha aperto una manifestazione d’interesse per le acque italiane. I più recenti report pongono l’eolico galleggiante come una soluzione sempre più attraente, anche per la produzione di idrogeno verde. Insomma, gli elementi per prefigurare il suo sviluppo ci sono. Andiamo a scoprirli. Eolico galleggiante: il progetto Kincardine Partiamo da Kincardine. Il suo primato è il presente, ma nel prossimo futuro si prefigura un nuovo primato. In Germania, infatti, si lavora a un progetto di parco eolico offshore galleggiante da 257 MW. Si chiama Arcadis Ost 1 e di recente ha raggiunto il closing finanziario, avendo raccolto circa 570 milioni di euro da parte di nove finanziatori. Il parco eolico sarà situato nelle acque territoriali tedesche del Mar Baltico, a nord-est dell’isola di Rügen. “Genererà energia verde per alimentare l’equivalente di 290mila famiglie a partire dal 2023”, fa sapere Parkwind in una nota. Lo stesso soggetto, specializzato nel finanziamento, sviluppo e gestione di parchi eolici offshore, ha spiegato che le proprie strategie future guardano alla possibilità di impiegare l’eolico offshore per generare idrogeno verde. Guarda il video di presentazione del progetto Kincardine L’Europa dimostra la sua egemonia. Oggi conta 116 parchi eolici offshore in 12 Paesi. Il 40% della capacità è nel Regno Unito. Ma nuovi attori stanno entrando in scena. La Francia inizierà finalmente a costruire i suoi parchi eolici offshore dopo le decisioni finali di investimento su 1 GW che sarà costruito entro il 2023. I piani della Norvegia e gli interessi del mondo energy (rinnovabile e fossile) Sempre in tema di eolico offshore, la Norvegia ha designato per la prima volta due aree del Mare del Nord per l’energia dal vento in mare aperto: Utsira Nord e Soerlige Nordsjoe II. Lì intende produrre energia per complessivi 4,5 GW. Utsira Nord, un’area di 1.000 km quadrati, è considerata adatta all’energia eolica galleggiante. Soerlige Nordsjoe II, circa 2.590 km quadrati e confinante con il settore danese del Mare del Nord, è invece adatta a turbine eoliche fissate sul fondo. I progetti interessano al mondo energy, non solo quello rinnovabile ma anche quello fossile. ll colosso oil and gas anglo-olandese Shell ha collaborato con le aziende norvegesi BKK e Lyse per partecipare alla prima gara d’appalto per l’energia eolica offshore del paese nordico prevista per il 2022. BKK, con sede a Bergen, e Lyse, con sede nella capitale petrolifera norvegese Stavanger, sono tra i maggiori produttori di energia idroelettrica della Norvegia e operatori di reti elettriche locali. L’intenzione di Shell è di ridurre la sua impronta ambientale, complice la una storica sentenza con cui il tribunale dell’Aja ha ordinato alla multinazionale di ridurre entro il 2030 le proprie emissioni di CO2 del 45% rispetto ai livelli del 2019. Attiva nell’estrazione di petrolio e gas nell’area norvegese per diversi decenni, la realtà anglo-olandese vede l’eolico offshore come una tecnologia di aiuto per centrare l’obiettivo. I piani eolici offshore della Norvegia hanno attirato grande interesse anche di altre società energetiche. Tra queste le aziende petrolifere BP e la norvegese Equinor, che è anche la maggiore compagnia del Paese. C’è poi la danese Orsted, la più grande compagnia energetica danese, che si è unita a un consorzio con le aziende di energia rinnovabile Fred. Olsen Renewables e Hafslund Eco per sviluppare l’eolico offshore in Norvegia e partecipare alle prossime gare d’appalto. Nel complesso, l’Europa attualmente domina il mercato dell’eolico offshore, e dell’eolico galleggiante. Tuttavia, la concorrenza globale sta aumentando. Per mantenere la leadership di mercato, il settore europeo dell’energia eolica “deve puntare a progressi come la conversione dell’energia eolica in idrogeno e lo sviluppo della tecnologia dell’energia eolica galleggiante per consentire la realizzazione di parchi eolici offshore in acque profonde”, scrive Roland Berger in un report dedicato. In questo mette in luce proprio come il floating wind power può essere decisivo per sviluppare l’idrogeno verde. “L’Offshore Wind Energy è la fonte di energia rinnovabile più adatta nell’Europa nord-occidentale per l’accoppiamento diretto della generazione di elettricità su larga scala alla produzione di idrogeno su scala industriale”. Eolico offshore galleggiante: cosa si muove in Asia e negli USA Anche in Asia l’interesse cresce sul comparto galleggiante dell’eolico offshore. E si prepara a nuovi record mondiali. Il governo della Corea del Sud ha annunciato che investirà circa 1 miliardo di euro nella prima fase del progetto per sviluppare un parco eolico galleggiante di 6 GW al largo di Ulsan. Ad annunciarlo è stato lo stesso Presidente del Paese, Moon Jae-in. Il mastodontico progetto avrà bisogno di un investimento pubblico-privato di circa 26,7 miliardi di euro, con la piena messa in funzione prevista per il 2030. A proposito di eolico offshore flottante, lo specialista francese delle fondazioni galleggianti BW Ideol ha fatto sapere il 7 luglio di aver firmato un accordo di sviluppo congiunto con la compagnia petrolifera giapponese Eneos Corp per un progetto eolico galleggiante su scala commerciale al largo del Giappone. L’operatore francese stima che il potenziale delle turbine eoliche offshore galleggianti nel Sol Levante sia tre volte superiore a quello della tecnologia a fondo fisso. Ideol ha già due dimostratori operativi su larga scala, in patria e in Giappone, e un parco eolico pre-commerciale da 30 MW in fase di sviluppo nel Mediterraneo, che dovrebbe essere commissionato entro il 2023. Eneos, nel frattempo, ha preso parte a progetti offshore a Taiwan e in Giappone e il mese scorso è stata scelta per gestire un parco eolico galleggiante al largo della prefettura di Nagasaki in Giappone. Sempre in Asia si segnalano i piani di Swancor Renewable Energy, il principale sviluppatore di eolico offshore di Taiwan. Ha annunciato sempre in questi giorni oggi una partnership con Tien Li Offshore Wind Technology, Yeong Guan Energy e J&V Energy Technology per sviluppare congiuntamente il suo portafoglio di mega progetti eolici offshore a Miaoli. Il “Taiwan team” si concentrerà sullo sviluppo di Formosa 4, un progetto con tecnologia a fondazione fissa, prima di passare a Formosa 5, che sarà un progetto con tecnologia galleggiante. Anche gli Stati Uniti hanno manifestato interesse su eolico offshore e, in particolare sull’eolico galleggiante. Il Dipartimento dell’Energia USA a fine 2020 aveva avviato un programma di finanziamento di 21 milioni di dollari per tre progetti dedicati. Uno in particolare vedrà lo sviluppo in scala reale di una piattaforma eolica offshore galleggiante in grado di sostenere una turbina da più di 10 MW, utilizzando un modello di test in scala e una metodologia di simulazione precedentemente utilizzata per impianti di produzione galleggianti di petrolio e gas. Già nel 2019 si è cominciato a parlare di eolico galleggiante e di progetti concreti: lo Stato del New England aveva fatto sapere l’intenzione di investire 100 milioni di dollari per il progetto di una turbina eolica galleggiante. L’Università del Maine aveva annunciato che sarebbe stata completata nel 2023 grazie al sostegno di investitori privati. Global Offshore Wind: l’eolico cresce, c’è spazio per il galleggiante Ma è in generale l’eolico offshore a marciare spedito. Secondo il “Global Offshore Wind Annual Market Report 2020”, lo scorso anno sono stati annunciati più di 200 GW di nuovi progetti eolici offshore, rappresentando più del 44% di tutta la capacità globale in fase di pre-costruzione o di sviluppo iniziale. Nonostante la pandemia, il 2020 è stato un anno di pietre miliari sostanziali per l’eolico offshore globale. Con nuovi progetti annunciati dalla Colombia al Brasile nelle Americhe, dalla Spagna all’Estonia in Europa e dall’Australia alle Filippine nella regione APAC, la tecnologia è stata adottata da mercati a livelli contrastanti di sviluppo socio-economico e da diverse aree geografiche. Nuovi progetti che superano i 500 MW di capacità sono stati annunciati in Spagna, Irlanda, Norvegia, Taiwan, Corea del Sud, Italia, Brasile e Vietnam fino all’inizio del 2021. “La tecnologia continua a crescere mentre l’eolico offshore galleggiante continua ad emergere come un’opzione utility-scale per i mercati con fondali profondi”. Fortune Business Insight ha stimato una crescita esponenziale per l’eolico floating, la cui dimensione globale del mercato si prevede passerà da 0,67 miliardi di dollari nel 2019 a 59,24 miliardi di dollari entro il 2027, con un CAGR del 82,2% durante il periodo di previsione. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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