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AssoDistil, l’Associazione degli industriali distillatori italiani, ritiene che il decreto sulle rinnovabili non fotovoltaiche, testo di prossima emanazione, sia una sconfitta per i produttori di energia da biomasse solide. Il decreto del 2012, attualmente in vigore, impone che, a partire dal 1° gennaio 2016, si applichi, esclusivamente per gli impianti a biomasse solide, un livello di incentivo parametrato al prezzo dell’energia di tre anni fa e non a quello attuale, come invece accade per le altre fonti rinnovabili. A causa di questa norma, dal 2016 non sarà più garantita la sostenibilità degli impianti a biomassa solida. “Il valore dell’incentivo è inversamente proporzionale al prezzo dell’energia. – spiega Antonio Emaldi, presidente dei distillatori – Il paradosso è che, quando fu inserita, la norma aveva lo scopo di salvaguardare gli impianti a biomasse poiché si stimava che i prezzi dell’energia sarebbero cresciuti progressivamente. Invece, il prezzo dell’energia energia è calato drasticamente negli ultimi anni, cosicché i nuovi parametri per il calcolo dell’incentivo a partire dal prossimo gennaio, metteranno fuori mercato i produttori di biomasse solide”. Eppure, ogni anno, le distillerie ricevono più di un milione di tonnellate di sottoprodotti della vinificazione, che al termine dei processi di combustione in appositi impianti, producono quasi 300mila Mwh di energia verde. “In questi ultimi anni – ricorda il presidente di AssoDistil – la filiera agroenergetica della distillazione è cresciuta, anche grazie ai forti investimenti di decine di milioni di euro effettuati dalle imprese. In questo modo si è creata una vera e propria filiera della sostenibilità che, grazie alla gestione e valorizzazione dei sottoprodotti, contribuisce alla qualità dell’ambiente attraverso la produzione di elettricità da fonti alternative.” Senza il supporto delle distillerie, le cantine dovrebbero smaltire migliaia di tonnellate di sottoprodotti della vinificazione che, senza un adeguato trattamento, produrrebbero un inquinamento stimato in circa 250.000 tonnellate di domanda chimica di ossigeno (COD) ovvero l’ossigeno consumato per la loro decomposizione. Tale cifra rappresenta l’equivalente degli effetti delle emissioni di anidride carbonica per una città di 10 milioni di abitanti. Valorizzando i coprodotti ed i sottoprodotti della vinificazione, ogni anno le distillerie abbattono le emissioni di CO2 di circa 500.000 tonnellate. Quella vitivinicola non sarebbe l’unica filiera ad essere colpita: ne farebbero le spese tutte le filiere che producono energia da biomassa solida, come quella del legno che valorizza ben 4 milioni di tonnellate all’anno. Inoltre,l’intera filiera delle rinnovabili non fotovoltaiche si è rivelata essenziale per la manutenzione del patrimonio agricolo: si pensi agli accordi di filiera per la valorizzazione energetica dei sottoprodotti vegetali derivanti, ad esempio, dalle potature delle coltivazioni agricole e dei boschi. “Chiediamo, dunque, al Governo di correggere questa distorsione – afferma Emaldi – eliminando dal decreto questo parametro fisso applicando, in sua vece, quello valido per le altre fonti rinnovabili, che prevede un meccanismo autoregolante tra il prezzo dell’energia elettrica attuale ed il valore dell’incentivo. E chiediamo alle Regioni, chiamate ad esprimere un parere sulla questione, e sui cui territori andrà poi a ricadere questa norma iniqua, di sostenerci in questa battaglia. Lasciando il provvedimento così com’è – conclude il presidente di AssoDistil – al contrario, assisteremo alla chiusura di numerose aziende, alla perdita di migliaia di posti di lavoro, oltre che alla compromissione di una filiera virtuosa”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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