Nuovo Rapporto UNFCCC: allarme rosso per il pianeta

L’ultimo rapporto UNFCCC lancia un nuovo allarme: i paesi devono aumentare i propri sforzi per limitare il cambiamento climatico a 1,5 gradi e raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Il tempo stringe.

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L’United Nation Climate Change ha pubblicato nei giorni scorsi il Rapporto Initial NDC Synthesis che misura i progressi dei piani d’azione nazionali sul clima. Emergono dei dati a dir poco allarmanti: se si vuole raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura globale di 2°C – idealmente 1,5°C – entro la fine del secolo, le nazioni devono raddoppiare i propri sforzi e presentare, prima della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima di novembre a Glasgow, piani d’azione nazionali per il clima più coraggiosi e ambiziosi.

Non c’è davvero più tempo da perdere. A livello globale sta crescendo la coalizione – tra governi, imprese, investitori, città, regioni e società civile – impegnata verso le zero emissioni nette entro il 2050. Ma tali impegni a lungo termine devono essere accompagnati da azioni immediate e concrete.

2021, anno della svolta per il clima

Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha sottolineato che il 2021 è un anno decisivo per affrontare l’emergenza climatica: “La scienza è chiara, per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5C, dobbiamo tagliare le emissioni globali del 45% entro il 2030 rispetto al livello del 2010. Il rapporto intermedio presentato dall’UNFCCC mostra che i governi non sono affatto vicini a rispettare l’accordo di Parigi. I maggiori emettitori devono definire nei loro contributi nazionali obiettivi di riduzione delle emissioni molto più ambiziosi per il 2030. I piani di recupero dal COVID-19, ha continuato Guterres, offrono l’opportunità di costruire in modo più sostenibile e più green.

Il Rapporto, che è stato richiesto per misurare i progressi dei piani d’azione nazionali per il clima – noti come NDC – prima della COP26 di novembre a Glasgow, ha analizzato le versioni aggiornate degli NDC presentate fino al 31 dicembre 2020, che riguardano 75 parti – che rappresentano il 40% delle parti dell’accordo di Parigi e il 30% circa delle emissioni globali di gas serra.

Tutti gli NDC hanno incluso informazioni sugli obiettivi di riduzione delle emissioni a livello economico e strategie, piani e azioni per uno sviluppo a basse emissioni, da attuare entro un determinato periodo di tempo.

NDC e il target di Parigi

“Questo rapporto mostra che gli attuali livelli di ambizione climatica sono molto lontani dal metterci su un percorso che soddisfi i nostri obiettivi dell’Accordo di Parigi”, ha detto Patricia Espinosa, segretario esecutivo delle Nazioni Unite per il cambiamento climatico. Le decisioni per accelerare l’azione climatica ovunque devono essere prese ora, prima della COP26″.

Il rapporto segnala che, mentre la maggior parte delle nazioni analizzate ha aumentato il proprio impegno per ridurre le emissioni, l’impatto combinato delle azioni è molto inferiore a quanto necessario, mettendole infatti sulla strada per raggiungere una riduzione inferiore all’1% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010. Il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, al contrario, ha indicato che il taglio delle emissioni per rispettare l’obiettivo di Parigi, dovrebbe essere del 45% circa.

Un secondo rapporto sarà pubblicato prima della COP26, quando ci si augura che tutti i paesi, a partire dai maggiori emettitori, avranno aggiornato le presentazioni degli NDC.

Obiettivi di riduzione emissioni negli NDC

Il presidente della COP25 Carolina Schmidt ha osservato che questo rapporto di sintesi NDC “indica chiaramente che deve essere fatto un lavoro significativo, in particolare dai 18 paesi maggiori emettitori. Solo 2 di questi, il Regno Unito e l’Unione europea, hanno presentato un NDC aggiornato al 2020 che contiene un forte aumento dei propri  obiettivi di riduzione dei gas serra. Invece i Piani presentati da Giappone, Corea del Sud, Russia, Nuova Zelanda, Svizzera, Australia, Messico e Brasile non mostrano un aumento degli obiettivi di riduzione delle emissioni.

Espinosa ha aggiunto che un aumento delle ambizioni deve essere accompagnato da un aumento significativo del sostegno all’azione per il clima nei paesi in via di sviluppo, soddisfacendo un elemento chiave dell’accordo di Parigi.

Commentando il Rapporto Manuel Pulgar-Vidal, leader del WWF Internazionale su Clima ed Energia ha sottolineato che non è giustificabile “che in particolare i Paesi più ricchi al mondo, i quali rappresentano il 75% delle emissioni globali, non abbiano fatto la loro parte. I maggiori responsabili di emissioni, tra cui Cina, India e Stati Uniti, non hanno ancora presentato i loro piani nazionali. Abbiamo sentito alcuni segnali promettenti da Stati Uniti e Cina, ma la prova sarà il loro invio formale alle Nazioni Unite”.

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