Energy storage in Italia: gli accumuli crescono, tra incognite

Il mercato italiano dell’energy storage corre, ma si ravvisano anche diverse criticità e la necessità di far crescere gli impianti utility scale per centrare gli obiettivi al 2030

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Energy storage in Italia: gli accumuli crescono, tra incognite

Il mercato dell’energy storage in Italia vive una stagione di fermento. Cresce, è in evoluzione, come pure la normativa che dovrebbe regolarlo e che «presenta ancora alcuni aspetti che devono essere definiti in maniera più puntuale», segnala Alessandro Marangoni, economista e Ceo di Althesys, che ha organizzato un convegno sullo storage cui hanno partecipato vertici e rappresentanti di Elettricità Futura, ANIE, Terna, Arera, tra gli altri.

Un momento del convegno organizzato da Althesys dedicato allo storage

Proprio Marangoni ha messo in luce come stia correndo il mercato dello stoccaggio energetico in Italia, con un primo semestre del 2023 che vede gli accumuli cresciuti del 72% rispetto allo stesso periodo di un anno fa (costituito al 78% da batterie e al 23% da pompaggi idroelettrici).

“Dopo i 90 MW di progetti di stoccaggio utility scale autorizzati un anno fa, il primo semestre del 2023 mostra già 560 MW di progetti autorizzati (62% batterie, 38% pompaggi) a testimonianza del ruolo centrale di questi strumenti per lo sviluppo delle fonti rinnovabili e per la flessibilità del sistema elettrico”.

Detto questo, il comparto storage vive un periodo complesso e gli addetti ai lavori lo sanno bene. Le criticità ci sono e riguardano la lentezza nel rilascio autorizzativo, un quadro normativo di recente introduzione e assai mutevole (come evidenziato da Ivano Saltarelli, avvocato partner di Green Horse Advisory, la norma di riferimento, ovvero il DL 7/02, è stata modificata nel 2020, 2021, 2022 e pure nel 2023), cui vanno aggiunti costi e tempi per la connessione e una complessa identificazione di siti e/o aree geografiche più redditizie.

Lo scenario globale su settore elettrico, rinnovabili e storage

Dell’energy storage in Italia avremo modo di parlare. È bene partire però dallo scenario globale, tratteggiato dallo stesso Ceo di Althesys. Quello complessivo, riguardante il settore elettrico, mostra una crescita degli investimenti: nel 2022 hanno raggiunto un record storico, superando per la prima volta quota mille miliardi di dollari, con un +12% rispetto all’anno precedente.

«Le rinnovabili in questo contesto ormai fanno la parte del leone e anch’esse stabiliscono un nuovo record, crescendo del 36% nel 2022 rispetto al 2021». Per l’anno in corso gli investimenti nel settore elettrico cresceranno ancora, raggiungendo nuovi livelli. «Si prevedono complessivamente circa 1200 miliardi di dollari a livello globale con un più 10% circa per quanto riguarda le rinnovabili che raggiungeranno i 650 miliardi di dollari».

Le fonti rinnovabili, com’è noto, rappresentano una componente cruciale della transizione ecologica. Per abilitarle servono due elementi fondamentali: le reti elettriche e lo stoccaggio energetico. Nel caso delle reti, un po’ in tutto il mondo (salvo nei paesi emergenti) si sta investendo sempre di più: l’incremento in Europa e negli USA è del 7% mentre in Cina mette a segno un +16%.

Per quanto riguarda, invece, l’accumulo energetico, in particolare il segmento utility-scale si stima un incremento superiore ai 20 miliardi di dollari (di cui otto in Cina, sei in Europa e cinque negli Stati Uniti). Le previsioni per il 2023 sono molto positive e «la notizia meno buona in questo quadro è rappresentata dal costo delle batterie che nel 2022 per la prima volta inverte un trend storico di discesa». Quindi, i costi iniziano a salire. «Peraltro questa non è una novità delle batterie – segnala Marangoni –. I capex nel settore energetico delle rinnovabili hanno invertito una tendenza al calo che era ormai più che decennale».

A proposito dei sistemi di accumulo, nello scenario complessivo globale i pompaggi idroelettrici si consolidano come la tecnologia ancora più diffusa con 160 GW di capacità installata (nel 2021). «Tuttavia mostrano una crescita poco più che piatta, mentre le batterie stanno via via guadagnando spazio, crescendo molto rapidamente». Infatti, seppure i 28 GW di installato nel 2021 mostrino un ruolo minore rispetto all’accumulo idroelettrico, sono da notare gli 11 GW installati in termini di batterie solo nel 2022 che certificano una crescita del 75%. Cina e USA guidano il mercato mentre la tipologia prevalente è quella al litio.

Il futuro splende per l’energy storage: è noto che gli scenari al 2030 prevedono uno sviluppo molto forte delle rinnovabili, in particolare fotovoltaico ed eolico, fonti non programmabili. Lo sviluppo delle rinnovabili è strettamente connesso alla necessità di accumulo, che si pone quindi come fattore abilitante. Le stime di crescita al 2030 confermano un trend molto forte dello stoccaggio energetico che porterà a sfiorare una capacità installata di quasi 970 GW di batterie utility-scale, con 170 GW installati nel solo 2030 e una media annua di installazione tra 2023 e 2030 di 120 GW.

Energy storage in Italia: un mercato che cresce, ma le incognite non mancano

Il mercato dell’energy storage in Italia sembra crescere molto rapidamente. Oggi la capacità totale dei sistemi di accumulo è di 2,3 GW, mentre la capacità massima di 3,9 GWh. Se si considera però qual è l’ambito prevalente, si nota che è quello costituito da batterie di piccola e piccolissima taglia del settore residenziale (meno di 20 kWh) accoppiate al fotovoltaico distribuito. «Le agevolazioni fiscali legate al residenziale sono state il traino principale (Superbonus in primis – nda). Il comparto utility-scale, invece, in Italia è ancora agli inizi ed è molto contenuto», ha annotato Marangoni, sottolineando le incertezze del quadro regolatorio oltre a difficoltà di approvvigionamento unite a costi crescenti. A questo quadro si aggiunge che i pompaggi esistenti non sono sufficienti perché localizzati principalmente nel nord Italia mentre la maggioranza della produzione da fonti rinnovabili proviene dalle regioni meridionali.

«L’Italia ha un gran bisogno di sviluppare lo storage soprattutto per il time shifting dell’energia rinnovabile, per i servizi ancillari, per l’adeguatezza del sistema».

Tuttavia i segnali di una crescita del comparto ci sono. Le attese sono confermate dai dati 2022 e dai primi dell’anno in corso. Se le richieste di connessione alla rete elettrica di trasmissione nazionale sono molte e continuano ad aumentare, quasi un raddoppio in soli sei mesi, nel 2022 si segnalano 1,4 GW di nuovi progetti registrati dall’IREX Annual Report.

L’economista ed esperto energetico ha messo in luce che nel primo semestre di quest’anno i progetti relativi allo storage sono cresciuti del 72% rispetto al corrispondente periodo del 2022. «Parliamo di progetti, non di impianti ancora installati. In tale quadro, però, aumentano anche i progetti autorizzati». La quota di crescita è notevole: +522%.

In questo quadro di insieme vanno ricordati gli obiettivi del PNIEC che prevede una crescita molto significativa nei prossimi anni. «Al 2030 dovremmo arrivare a 22,5GW, di cui +11 GW di batterie utility-scale stand alone e +4 GW di accumuli distribuiti che vanno ad aggiungersi agli 8 GW di pompaggi esistenti.

Luci e ombre dello storage italiano

In sintesi, il Ceo di Althesys ha messo in luce un quadro sull’energy storage in Italia in cui vanno considerate, oltre all’attesa di forte crescita spinta dagli obiettivi per le rinnovabili al 2030 e al 2050 anche i limiti consistenti alla dimensione utility-scale.

Una situazione particolare è quella riguardante i progetti, specie in tema di impianti rinnovabili: come annotato da Luca Marchisio, head of system strategy di Terna, «ci sono circa 300mila MW di richieste di connessione da rinnovabili (di cui 80mila dalla Sicilia) che non sono gestibili da nessuno in un Paese che ha un carico di punta di 50mila MW».

A questa eccessiva pipeline di progetti si aggiungono costi e ricavi incerti, in un quadro regolatorio incerto. Non è ancora chiaro come passare dalla carta alla costruzione e come sbloccare gli investimenti. «Il meccanismo delle aste (ex art.18) sono a oggi un fattore chiave per l’avvio degli investimenti», ha ricordato Marangoni, rilevando che serve un modello da definire e valori a base d’asta “critici” nell’attuale contesto di mercato.

In ogni caso va sbloccata la situazione perché, come ha ricordato il presidente di Elettricità Futura, Agostino Re Rebaudengo, «per consentire un’efficace integrazione della nuova potenza rinnovabile nel sistema elettrico sarà fondamentale installare 80 GWh di accumuli di grande taglia, in pompaggi idroelettrici e in batterie». Da qui le proposte della principale associazione del mondo elettrico italiano che passano dalla necessità di continuare nel percorso per l’implementazione del già citato meccanismo ex art. 18 (riguardante un sistema di approvvigionamento a lungo termine basato su aste relativamente allo sviluppo della capacità di stoccaggio), all’efficientare soluzioni di connessione per i sistemi di accumulo, sia in una configurazione stand alone che integrati a impianti FER, velocizzando dove possibile le procedure autorizzative. Inoltre si richiede di focalizzare l’attenzione sulle batterie agli ioni di litio e sui pompaggi idroelettrici, le due tecnologie di riferimento individuate da Terna, “ma senza escludere a priori l’uso di tecnologia di prossima maturità“. Infine, va consentita la massima partecipazione degli accumuli all’erogazione dei servizi ancillari, grazie all’implementazione da gennaio 2025 del nuovo Testo integrato sul dispacciamento elettrico (TIDE).

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Storage - Sistemi di accumulo

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