La transizione passa dall’agrivoltaico: le tante opportunità in attesa del decreto

Giuliano Orzan, Country Manager Italy di SolarEdge, azienda leader nello sviluppo di soluzioni  smart energy, in questa analisi approfondita ci aiuta a esplorare le potenzialità dell’agrivoltaico che, grazie al duplice uso della superficie agricola e all’integrazione tra la tecnologia fotovoltaica e agricoltura, ottimizza la produzione dei terreni aiutando la transizione energetica, a sostegno degli obiettivi di sostenibilità e tutela ambientale promossi dall’Unione Europea. Ma perché possa esprimere il suo vero potenziale bisogna accelerare a livello normativo

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E' tempo di agrivoltaico. Giuliano Orzan di Solaredge ci racconta obiettivi e sfide di questa tecnologia

Da tempo si sente parlare di agrivoltaico e dei molti vantaggi che può garantire l’unione di agricoltura e produzione di energia solare. In Italia, il settore sta guadagnando sempre più attenzione, grazie anche alle politiche di incentivazione e ai progressi tecnologici, che rendono questa possibilità sempre più efficiente ed economicamente vantaggiosa.

Il tema è diventato ancora più attuale, e interessante per i professionisti del settore, in seguito all’approvazione da parte della Commissione europea dello schema di decreto italiano da 1,7 miliardi di euro, con l’obiettivo di installare nuovi impianti agrivoltaici per una capacità totale di 1,04 GW entro il 2026 e una produzione di energia elettrica di almeno 1300 GWh/anno.

Giuliano Orzan, Country Manager Italy di  SolarEdge

In attesa che si sblocchi il processo attuativo e quindi i fondi, ho incontrato Giuliano Orzan, Country Manager Italy di  SolarEdge – leader mondiale nelle tecnologie smart energy – con cui ho parlato di presente e futuro di un settore fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici fissati a livello europeo e nazionale.

In che modo l’implementazione di sistemi agrivoltaici contribuisce alla sostenibilità ambientale?

Iniziamo con il dire che l’integrazione di pannelli fotovoltaici nei campi agricoli permette di massimizzare l’utilizzo del terreno e promuovere la sostenibilità ambientale, garantendo contemporaneamente una produzione energetica green e vantaggi significativi per l’agricoltura, senza sottrarre suolo al terreno. La produzione di energia rinnovabile attraverso i sistemi agrivoltaici contribuisce infatti alla diminuzione dell’utilizzo di combustibili fossili, riducendo così le emissioni di CO2 e altri gas nocivi.

“Una delle tematiche importanti legate all’installazione di impianti a terra – spiega Giuliano Orzan – è sempre stata quella dell’utilizzo e della sottrazione del terreno dedicato alle colture, aspetto che ha certamente un po’ frenato lo sviluppo di questo tipo di intervento”. I sistemi agrivoltaici ci permettono di fare un passo avanti nella transizione energetica, facilitando la strada degli impianti a terra, necessari per raggiungere gli obiettivi climatici.

Le nuove linee guida consentono infatti di rimuovere gli ostacoli allo sviluppo degli impianti a terra in un’ottica di coesistenza ottimale della gestione di una produzione agricola o pastorale con la produzione di energia. “Far coesistere sulla stessa superficie le due realtà permette da un lato di facilitare la transizione energetica, quindi la produzione di energia da fotovoltaico, dall’altro di non ostacolare o ridurre la prima finalità del territorio, ovvero la produzione agricola”. Si tratta in poche parole di due sistemi che diventano “complici” e beneficiano del vantaggio reciproco a coesistere su un determinato territorio.

Agrivoltaico: i benefici per l’agricoltura

I pannelli fotovoltaici, disposti ad un’altezza tale da non interferire con le operazioni agricole, proteggono le colture da eccessive radiazioni solari e piogge, creando un microclima favorevole che può migliorare i raccolti. Inoltre, l’ombra prodotta dai pannelli riduce l’evaporazione dell’acqua dal suolo, portando a un minor bisogno di irrigazione. Questo non solo aumenta l’efficienza nell’uso dell’acqua, ma contribuisce anche a ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura.

I benefici dell'agrivoltaico per l'agricoltura
Impianto agrivoltaico nel Kibbutz Magal Israel – Installazione SolarEdge

Dal punto di vista energetico, i sistemi agrivoltaici rappresentano una fonte di energia pulita e rinnovabile.  Ciò si traduce in un vantaggio economico per gli agricoltori, che possono beneficiare sia dei profitti derivanti dalla vendita dei prodotti agricoli sia da quelli dell’energia prodotta.

Inoltre, continua Orzan, l’integrazione di queste tecnologie nel settore agricolo aiuta a preservare il suolo e a promuovere pratiche agricole sostenibili, aspetti fondamentali per contrastare i cambiamenti climatici e tutelare la biodiversità.

Infine, secondo uno studio, il valore dell’elettricità generata accoppiato alla produzione di colture tolleranti l’ombreggiamento ha creato un aumento di oltre il 30% del valore economico delle aziende agricole che implementano sistemi agrivoltaici anziché sistemi agricoli convenzionali (Dinesh, H.and Pearce, J.M., 2016).

Agrivoltaico necessario per raggiungere gli obiettivi climatici 

L’agrivoltaico riveste un ruolo cruciale nel contesto degli obiettivi climatici fissati dall’Unione Europea. Il Green Deal Europeo, che mira a rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, pone un’enfasi significativa sullo sviluppo di fonti di energia rinnovabile e sulla riduzione delle emissioni di gas serra.

Giuliano Orzan spiega che in questo senso l’agrivoltaico è uno degli strumenti più forti, visto che gli obiettivi a livello nazionale ed europeo sono sfidanti e che “ci troviamo in un periodo di post bonus e nel momento in cui il quadro normativo sarà definito, dovremmo essere anche molto veloci ad accelerare gli iter burocratici, permettendo a questi progetti di partire nel modo più rapido possibile, visto che le scadenze sono molto vicine”.

E’ evidente che per raggiungere questo obiettivo tutti gli attori coinvolti debbano lavorare in sinergia: il mondo politico, quello finanziario, le aziende con tutte le competenze e le innovazioni e gli sviluppatori.

Non dimentichiamo che l’Italia può svolgere un ruolo da protagonista, grazie alle sue vaste aree agricole e alla forte incidenza di radiazione solare, elementi che la rendono un territorio ideale per lo sviluppo e l’implementazione di progetti agrivoltaici.

Ci sono degli ostacoli a livello di autorizzazioni troppo lente o a livello normativo che rischiano di rallentare questo processo?

A livello legislativo e di iter burocratico, la dimensione e la potenza dell’impianto incidono in maniera significativa, portando a percorsi differenti – spiega Giuliano Orzan. Per fortuna “la proposta agrivoltaica tende a semplificare le procedure, rispetto alla realizzazione di un impianto a terra in una certa configurazione”.

La norma è chiara e semplificata:

l’installazione sarà molto semplice per impianti fino a 1 MW per i quali basterà l’asseverazione di un tecnico, semplificata per impiantifino a 10 MW, oltre i 10 MW sarà comunque più semplice rispetto a quella di un impianto a terra tradizionale.

Bisogna velocemente procedere con l’aspetto attuativo per partire.
I numeri sono davvero importanti: 1,7 miliardi di budget stanziato per un target è di 1,4 GW entro il 30 giugno 2026. I risultati che devono essere raggiunti dall’Italia e dall’Europa entro il 2030 sono sfidanti e nonostante il picco di produzione di installato di fotovoltaico nel 2023 in Italia, che  probabilmente sarà intorno ai 5 GW (considerando che i dati di Terna aggiornati a fine novembre relativi alla fonte solare registrano una crescita di 4,5GW), siamo indietro “Dobbiamo pensare di incrementare la capacità installabile di fotovoltaico e ovviamente non lo possiamo fare solo con gli impianti a tetto”.

Uno dei dubbi maggiori riguarda la definizione delle aree idonee, per le quali è necessario che ci siano chiare linee guida a livello nazionale, considerando soprattutto che il decreto non è ancora stato pubblicato (nel momento in cui scriviamo) e che la scadenza al 30 giugno 2026 è molto vicina. “Nel momento in cui si definiscono i percorsi semplificativi per la scelta delle aree idonee dove realizzare gli impianti, se manca una linea chiara a livello nazionale e si demanda tutto alle regioni, si crea un possibile caos burocratico e decisionale che rischia di bloccare il processo e frenare l’obiettivo che dobbiamo raggiungere”. Il rischio, insomma, è che dei bei progetti non possano essere realizzati a causa di una mancanza di chiarezza nelle direttive d’uso dei fondi europei legati al PNRR.

Una volta definita un’area idonea c’è anche il tema della rete elettrica e di limiti strutturali: ci sono aree che, pur avendo un potenziale importante sia dal punto di vista fotovoltaico che agricolo, sono prive di una rete secondaria che possa supportare i 10 MW.

I moduli fotovoltaici possono essere installati sopra o tra i filari di colture. Quale sistema garantisce le migliori performance?

Si tratta di una tipologia di applicazione piuttosto recente, continua Orzan. “Per come leggo le linee guida, a livello nazionale la direzione è quella di garantire la massima integrazione dei due sistemi, quello fotovoltaico e quello agricolo di produzione o di gestione della zootecnia. Considerando che la soluzione che garantisce la massima integrazione è la più premiata, ritengo che avere un impianto fotovoltaico di una altezza tale da permettere al di sotto la piena attività agricola sia preferibile dal punto di vista tecnologico e dei reciproci vantaggi”.

I benefici dell'agrivoltaico per l'agricoltura
Impianto agrivoltaico nel Kibbutz Magal Israel

E’ ovvio che ci sia bisogno di una tecnologia molto avanzata per poter dare il massimo dell’efficienza. E perché ciò avvenga è necessaria la collaborazione tra più attori e discipline: parliamo di ingegneria e della capacità di progettazione degli impianti fotovoltaici, ma serve anche l’esperto di agronomia, quello di fondazioni speciali per la posa delle strutture in carpenteria.
“Se noi siamo gli specialisti dell’efficienza e della massima produzione di energia da fotovoltaico, dobbiamo necessariamente trovare dei compromessi con gli agronomi per evitare per esempio  che l’ombreggiamento dovuto ai pannelli fotovoltaici limiti la produzione agricola. In alcuni casi il fotovoltaico può anche essere uno strumento migliorativo”.

Sono pochissime le colture non adatte alla soluzione agrivoltaica, possono invece esserci differenze a seconda della latitudine. “Nei paesi del nord Europa, con colture come le fragole, ad alto valore aggiunto ma delicate, l’impianto fotovoltaico viene utilizzato come sistema di schermatura contro gli agenti atmosferici, riducendo l’irraggiamento nei momenti in cui la pianta ha bisogno di meno sole e si deve evitare l’evaporazione. Man mano che ci si sposta verso sud, diventa più importante il tema dell’evaporazione e del risparmio idrico, le colture – come il mandorlo o il kiwi – non soffrono l’ombreggiamento e hanno bisogno di tanta acqua. In questo caso grazie ai pannelli si può creare un microclima che riduce l’evaporazione, garantendo un risparmio idrico”.

L’Intelligenza Artificiale può aiutare la progettazione e il successivo monitoraggio di un impianto agrivoltaico?

Negli ultimi 6/8 mesi, lo sviluppo di applicazioni legate all’IA è cresciuto in modo esponenziale in tutti i settori e a livelli fino a poco tempo fa non prevedibili.

In ambito agrivoltaico ci sono una molteplicità di dati di diversa tipologia che si possono raccogliere e analizzare ed è probabile che in futuro l’intelligenza artificiale sarà fondamentale per automatizzare questo processo, velocizzando le decisioni da prendere. Certamente serviranno investimenti e sviluppi.

SolarEdge si occupa di monitorare molto accuratamente i dati con un sistema di  monitoraggio da remoto, per ottimizzare entrambe le produzioni, energetica e agricola.

E’ un processo ancora in fase iniziale, ma la tecnologia sta rapidamente evolvendo, “il potenziale è enorme e al momento ancora inespresso e solo un avvio massiccio dei progetti ci permetterà di sperimentare nuove tecnologie e ottimizzare l’integrazione tecnologica”.

Agrivoltaico: la soluzione SolarEdge

Partiamo con il dire che l’impianto fotovoltaico da realizzare in ambito agrivoltaico è piuttosto complesso dal punto di vista funzionale: parliamo infatti di un ambiente agricolo, non necessariamente pianeggiante, con colture anche diverse sotto i moduli, che dunque possono avere altezze diverse. E’ un ambiente che in seguito alla lavorazione o al passaggio delle macchine agricole può creare detriti, sporco e polveri.

Agrivoltaico, la soluzione SolarEdge

SolarEdge – grazie all’elettronica di potenza a livello di modulo  – è in grado di superare tutte le difficoltà legate a ombreggiamenti, alle differenti colture o allo sporco irregolare che si può creare”.

Grazie all’ottimizzatore di potenza, il modulo viene gestito in modo indipendente assicurando sempre la massima efficienza e la massima producibilità dell’impianto.

E in caso di utilizzo di moduli bifacciali? Questo tipo di  pannelli vengono spesso utilizzati perché permettono la  produzione di energia anche dalla parte posteriore del modulo. In caso di moduli bifacciali l’ottimizzatore riesce a massimizzare la produzione e il rendimento, evitando per esempio che si creino disaccoppiamenti tra i moduli”.

C’è poi il tema della sicurezza delle persone che lavorano con i propri mezzi agricoli passando sotto i moduli. Anche in questo caso, grazie  al sistema di monitoraggio SolarEdge e al controllo da remoto dell’impianto fotovoltaico, viene sempre garantita la massima sicurezza. “Se c’è un problema, è possibile abbassare immediatamente la tensione ad un livello tale da consentire l’intervento degli operatori di primo soccorso in totale sicurezza”.

Gli agricoltori possono utilizzare questa energia prodotta?

Si tratta di un reale valore aggiunto, oltre all’aumento di produzione agricola e alla razionalizzazione dei costi, c’è il plus della produzione energetica. “Siamo ancora in attesa di capire come verranno definiti gli incentivi, ricordo però che la massima integrazione tecnologica in un sistema agrivoltaico potrà accedere a una tariffa omnicomprensiva per la produzione di energia, con molteplici vantaggi”.

Non dimentichiamoci che il progetto è dedicato sia alle aziende agricole che alle associazioni o alle cooperative di agricoltori,  per esempio le aziende che trasformando il prodotto agricolo, hanno un fabbisogno energetico più elevato. In questi casi l’autoconsumo può diventare più importante.

Le opportunità di utilizzo dell’energia sono molteplici. Il bando viene pensato per impianti fino a 1 MW ma per le taglie superiori è probabile che ci saranno delle configurazioni di consumo un po’ diverse.

In caso di eventi metereologici estremi i pannelli possono proteggere le colture o si può fare poco?

“Il tema della resilienza delle colture è riportato anche nelle linee guida. Va però considerato che gli eventi a cui assistiamo sono sempre più violenti e, anche utilizzando dei parametri statistici che abbiamo a disposizione, la natura ci sta portando a un’accelerazione di questi fenomeni estremi. L’agrivoltaico può aiutare a difenderci dalla siccità, può proteggere da una normale grandinata (grazie ai tracker che movimentano i pannelli in posizione orizzontale), ma nel caso di eventi eccezionali non si può fare molto.

Per chi volesse approfondire questo tema ricordo che SolarEdge parteciperà a KEY di Rimini dal 28 febbraio al 1 marzo, padiglione D3, Stand 121, proponendo interessanti novità, anche legate a nuove tecnologie per il settore agrivoltaico, che vi invitiamo ad andare a scoprire in fiera.

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