Agrivoltaico sostenibile: una DOP per i prodotti agricoli con energia verde

Un marchio di qualità per i prodotti agrivoltaici. È una delle iniziative cui lavora l’Associazione AIAS, per promuovere un futuro prospero che integri agricoltura e fotovoltaico

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Agrivoltaico sostenibile: una DOP per i prodotti agricoli con energia verde

L’agrivoltaico sostenibile intende prendere piede in Italia. Lo sta già facendo, a piccoli, ma importanti passi: lo testimonia il percorso di AIAS, l’Associazione italiana agrivoltaico sostenibile, nata a fine 2022 per “promuovere lo sviluppo virtuoso dell’agrivoltaico, sostenendo i progetti che valorizzano il potenziale produttivo anche attraverso soluzioni tecnologiche avanzate”.

Alessandra Scognamiglio, ricercatrice senior ENEA«Lanciata lo scorso novembre, in occasione di Key Energy, ha approvato in consiglio direttivo finora l’adesione di 64 soci», spiega Alessandra Scognamiglio, ricercatrice senior ENEA e presidente dell’Associazione che si è messa al lavoro su alcuni temi fondamentali. «Il primo riguarda la normativa, tuttora necessitante di una armonizzazione chiara. La stessa definizione di agrivoltaico non è stata ancora debitamente consolidata: ciò è strategico per creare il contesto più favorevole per supportare progetti e realizzazioni di qualità che valorizzino il potenziale dell’approccio agrivoltaico».

Collegato a questo tema c’è poi quello riguardante la messa a punto di un protocollo di certificazione di qualità volontario – nelle fasi di progettazione, realizzazione ed esercizio dei sistemi agri-fotovoltaici – che includerà una sorta di DOP per l’agrivoltaico sostenibile e per caratterizzare i prodotti agricoli di qualità.

Un marchio di qualità per i prodotti agrivoltaici

Perché sia importante questo secondo punto lo spiega la stessa ricercatrice senior nonché guida dell’ultima edizione della World Conference on Photovoltaic Energy Conversion, la più importante conferenza internazionale sul fotovoltaico.

L’intenzione è guardare oltre la dimensione temporale dell’agrisolare incentivata dal PNRR, per quanto importante, e pensare a un suo sviluppo sostenibile nel tempo. «Siamo certi che la qualità dell’agrivoltaico sostenibile, in futuro, sarà un valore riconosciuto e capace di migliorare il contesto in cui verrà realizzato: parliamo di contesto sociale, ambientale, agrario, paesaggistico».

Per questo si lavorerà alla definizione di un protocollo di certificazione che dovrà sostenere la fase di progettazione, di realizzazione e di esercizio. «In realtà c’è anche l’intenzione di creare un protocollo di certificazione per i prodotti agricoli in ambito agrivoltaico».

Il valore di questa iniziativa è considerevole. Contare sull’opportunità di un reddito economico indipendente dalle fluttuazioni stagionali o climatiche, permette al coltivatore di concentrarsi su una produzione di qualità più elevata e vendibile a un prezzo più equo. «L’idea di una “DOP per il prodotto agrivoltaico” può tradursi anche nella nascita di un approccio sistemico in grado di mettere in luce i benefici derivanti dal produrre cibo di qualità ed energia pulita. Tutto questo sottende anche il rispetto delle condizioni di chi qui lavora, il suo benessere e la valorizzazione del suo ruolo», evidenzia Scognamiglio.

Competenze e formazione: l’agrivoltaico sostenibile passa anche da qui

Per porre le basi di un agrivoltaico sostenibile servono anche competenze. L’intenzione di AIAS è avviare anche iniziative di formazione dedicate: c’è necessità di comprendere come i sistemi agriPV funzionino. «Gli esempi odierni in Italia sono pochi e di dimensioni contenute, mentre nel prossimo futuro di vedranno parchi agrivoltaici di grandi dimensioni. A questo proposito c’è bisogno del giusto know-how, in grado di combinare conoscenze del campo energetico a quelle propriamente agricole».

C’è poi un’ulteriore esigenza: mettere a fattor comune i dati a disposizione, per comprendere l’andamento, l’effettivo funzionamento e le rese. A questo proposito, l’Associazione Italiana Agrivoltaico Sostenibile intende mettere a punto un accordo su un comune protocollo di monitoraggio proprio per produrre una sorta di atlante di casi studio con dati aperti ai soci. La finalità è rendere possibile lo scambio di esperienze e la costruzione di una conoscenza comune sulle tematiche su cui oggi c’è necessità di maggiore consapevolezza.

Agrivoltaico in Europa: il ruolo dell’Italia

Sull’agrivoltaico l’Italia può davvero avere un posto di rilievo a livello internazionale. In Europa c’è solo un’altra associazione di categoria, France Agrivoltaisme: fondata a giugno 2021, oggi conta 85 soci. AIAS, nata a novembre 2022, conta già 64 soci. «Questo comprova che l’interesse verso questo argomento in Italia è molto alto. Tra l’altro l’Associazione è stata creata a seguito del positivo riscontro ottenuto con la Rete Nazionale Agrivoltaico Sostenibile, nata da un progetto di ENEA (e portato avanti con la collaborazione di ETA – Florence Renewable Energies) per creare una rete nazionale finalizzata a promuovere conoscenze e scambio di buone pratiche per lo sviluppo e la diffusione dei sistemi agrivoltaici. Contiamo oltre mille aderenti», specifica la presidente.

In giro per l’Europa non ci sono altre iniziative corporative di rilievo. «Un pregio dell’Italia è che ha visto l’introduzione del termine agrivoltaico in una misura specifica del PNRR, generando interesse sul tema, anche se finora non si è dato seguito a nessuna implementazione. In Portogallo, per esempio, il tema è in qualche modo subordinato a quello legato alle comunità energetiche, mentre da noi i due temi hanno dignità e incentivi specifici. La Germania è molto avanzata per quanto riguarda le sperimentazioni e con la definizione normativa: ogni Paese, insomma, si caratterizza in maniera differente».

Il 2023 per l’agrivoltaico sostenibile: chiarezza normativa e networking

Resta da comprendere ora quali saranno i prossimi passi di AIAS in materia di agrivoltaico sostenibile: «abbiamo cominciato a muoverci con la commissione normativa, in vista dell’approvazione del decreto Semplificazioni 2023 e dei suoi esiti. Dalla sua definizione dipenderà buona parte del futuro dell’agrivoltaico», sottolinea Scognamiglio.

L’associazione ha già fatto avere la propria opinione – e le proprie preoccupazioni – alle segreterie della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, mettendo in evidenza che nell’ambito della semplificazione prevista non c’è un esplicito riferimento alla definizione di “agrivoltaico” come oggi prevista dalle Linee guida del MASE, ma criteri tecnici e installativi diversi, generando confusione in merito a cosa sia classificabile come tale. Peraltro la semplificazione va a sovrapporsi e contrapporsi ad altre norme già vigenti rendendo complessa la sua applicabilità. «Finché non sarà chiarito che cosa sia e non verrà supportato il valore del concetto “sostenibile” non sappiamo bene quale sia la direzione da seguire. Di sicuro lavoreremo sul protocollo di certificazione di qualità volontario perché lavorare su una matrice prestazionale dell’agrivoltaico significa essere anche in grado di valutare la bontà dei progetti».

Un altro importante lavoro sarà finalizzato a mettere insieme le varie anime di un sistema molto complesso dal punto di vista degli stakeholder coinvolti, per evidenziare la volontà comune di creare un percorso unitario mirato alla qualità.

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