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Architetture reversibili, possibili scenari circolari per il futuro

La progettazione reversibile si afferma ormai da anni come una strategia chiave per un’edilizia sostenibile e circolare che potrebbe rappresentare una soluzione per l’architettura a impatto zero del futuro. Gli edifici reversibili sono quelli che possono essere smontati per riutilizzare le componenti in altri edifici o altre filiere.
Ma che cosa significa costruire edifici reversibili? Quali materiali si utilizzano e quali normative regolano questo innovativo approccio? Lo stato dell’arte e i sistemi più all’avanguardia

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Architetture reversibili, possibili scenari circolari per il futuro: la sede Triodos Bank di RAU
Juf Nienke Apartments – ©Ossip

La progettazione reversibile degli edifici, come suggerisce il termine, è un approccio costruttivo in cui ogni elemento dell’immobile viene pensato, fin dall’inizio, per poter essere facilmente smontato, anziché demolito. Questo consente di rimuovere componenti e materiali senza danneggiarli, facilitandone il riutilizzo o la reintroduzione nel ciclo produttivo.

I vantaggi di questo modello progettuale sono molteplici. In primo luogo, la flessibilità funzionale: un edificio realizzato secondo i principi del design reversibile può essere facilmente riconvertito per usi differenti, come ad esempio la trasformazione di uno spazio commerciale in un’abitazione o in un ufficio.

In secondo luogo, qualora non vi sia necessità di riutilizzo diretto dell’intero edificio, la decostruzione selettiva permette di recuperare materiali, elementi strutturali e componenti per impiegarli in nuovi progetti o conservarli in banche dei materiali. Questo approccio si ispira al principio del Design for Disassembly (DfD), affine alla logica del Design for Manufacture and Assembly (DfMA), già diffuso in ambito industriale. Entrambi puntano a semplificare le fasi di assemblaggio e smontaggio, riducendo tempi, costi e soprattutto sprechi. Applicato all’edilizia, il DfD contribuisce in modo decisivo alla riduzione dei rifiuti da costruzione e limita la necessità di ricorrere a nuove risorse naturali, promuovendo un’edilizia più sostenibile.

Alle origini del DfMA e del DfD 

DfMA (Design for Manufacture and Assembly) nasce e si diffonde negli anni ‘70-‘80, principalmente in ambito industriale (aerospaziale, automotive, elettronica), con l’obiettivo di ridurre i costi di produzione e assemblaggio, migliorare l’efficienza e facilitare l’automazione.

Il DfD (Design for Disassembly) si sviluppa nei primi anni ’90, quando il concetto di ciclo di vita del prodotto (Life Cycle Thinking) inizia a influenzare il design industriale. Si afferma soprattutto in concomitanza con normative ambientali più stringenti (come la Direttiva europea sui rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, WEEE) e con l’introduzione del concetto di economia circolare.

Un edificio sostenibile e circolare: la sede Triodos Bank di RAU (2019)

Un esempio tra tutti di edificio progettato fin dal principio per essere smontato e trasformato in qualcos’altro è un edificio per uffici nei Paesi Bassi dello studio RAU.

Edilizia smontabile e riutilizzabile: sede Triodos Bank di RA
La sede Triodos Bank di RA – ©Ossip

Il progetto della sede Triodos Bank, firmato dallo studio RAU nel 2019, rappresenta un modello virtuoso di architettura sostenibile applicata.

Composto da tre torri in legno con vista sul parco naturale De Reehorst, l’edificio si distingue per la sua forma organica, la facciata completamente trasparente e i tetti verdi che lo integrano nel paesaggio. Grazie alla struttura in legno certificato PEFC, l’ambiente di lavoro per i 350 dipendenti è immerso visivamente nella natura.

L'esterno della sede Triodos Bank di RA
L’esterno della sede Triodos Bank di RA – ©Ossip

Il progetto nasce da una riflessione sul concetto di “temporalità”: ogni costruzione ha una durata limitata, ma un impatto ambientale duraturo. Per questo motivo, l’edificio è progettato per essere smontabile e riutilizzabile, le sue componenti (assemblate con oltre 165.000 viti) possono essere interamente recuperate e riutilizzate, rendendolo un vero deposito temporaneo di materiali.

Edilizia smontabile e riutilizzabile: sede Triodos Bank di RA
Il tetto verde dell’edificio – ©Ossip

La sede ha ottenuto la certificazione BREEAM Outstanding (il livello più alto di certificazione che si può ottenere nel sistema di valutazione della sostenibilità degli edifici BREEAM, Building Research Establishment Environmental Assessment Method) ed è altamente efficiente dal punto di vista energetico.

Più dell’82% della struttura portante è in legno e sono impiegati solo materiali naturali e sicuri, a beneficio della salute e del benessere degli occupanti. In questo progetto, la sostenibilità non è un traguardo, ma il punto di partenza.

L'interno della sede Triodos Bank di RA
L’interno della sede Triodos Bank di RA – ©Ossip

L’edificio è, inoltre, registrato su Madaster, una piattaforma che fornisce un “passaporto dei materiali” per monitorarne il valore e facilitarne il riuso. Questo approccio trasforma la sede stessa in una “banca di materiali”, in cui nulla va sprecato: tutto è tracciato, valutato e pronto per essere reintegrato in un ciclo economico circolare, eliminando rifiuti futuri e costi di smaltimento.

Le caratteristiche di un edificio reversibile

Un edificio reversibile presenta alcune caratteristiche fondamentali:

  • Modularità: le componenti devono essere progettate come unità autonome e intercambiabili.
  • Smontabilità: ogni elemento deve poter essere rimosso senza danneggiare la struttura complessiva.
  • Riconoscibilità dei materiali: tracciabilità e identificazione semplificano il recupero e il riutilizzo.
  • Assenza di leganti permanenti: si evitano colle o sigillanti irreversibili a favore di connessioni meccaniche (viti, bulloni, incastri).
  • Flessibilità di utilizzo: l’edificio può evolversi nel tempo secondo nuovi usi e funzioni, allungandone il ciclo di vita.

Tecniche di costruzione per edifici reversibili

L’architettura reversibile predilige i sistemi a secco: strutture metalliche bullonate, pannelli prefabbricati, fissaggi meccanici reversibili.

Tutti gli impianti (elettrici, idraulici, HVAC) devono essere facilmente accessibili tramite canaline, controsoffitti o pavimenti flottanti. Non devono essere inglobati nella struttura (niente tracciati murati irreversibili).

In quest’ottica, le fondazioni possono essere costituite da plinti prefabbricati, viti di fondazione (senza scavi); la struttura può essere concepita come un telaio in acciaio o legno smontabile; le pareti interne sono sicuramente mobili o a incastro, anche la copertura è formata da elementi modulari prefabbricati e la pavimentazione può essere costituita da elementi flottanti con posa a secco.

Materiali più utilizzati nell’edilizia reversibile

I materiali impiegati devono garantire durabilità, riutilizzabilità e facilità di separazione. Tra i più utilizzati ci sono il legno lamellare, naturale, rinnovabile, facile da lavorare e da smontare; l’acciaio zincato, ottimo per strutture portanti modulari, riutilizzabile al 100%; l’alluminio, leggero, riciclabile, ideale per facciate e rivestimenti; i pannelli prefabbricati in calcestruzzo, se progettati modularmente, possono essere smontati e riposizionati. E infine i materiali a secco (come i pannelli in fibra di legno, cartongesso svitabile, isolanti naturali in lana di pecora, canapa, cellulosa), che permettono un montaggio e smontaggio non distruttivo.

Tracciabilità delle componenti

Ogni componente deve avere etichettatura e tracciabilità un po’ come un “passaporto dei materiali”, questo permette il riutilizzo o il riciclo efficiente alla fine del ciclo di vita.

Che cos’è il BCI (Building Circularity Index) e come si misura

Il BCI, sviluppato inizialmente dal gruppo di ricerca della Delft University of Technology (Paesi Bassi) e oggi adottato in diverse metodologie europee, rappresenta un indicatore numerico che quantifica quanto un edificio sia progettato secondo i principi dell’economia circolare.

Esso considera due dimensioni principali: Material Circularity, ossia l’origine, la durata e la riciclabilità dei materiali utilizzati; Design for Disassembly and Adaptability, ovvero la capacità dell’edificio di essere smontato e riconfigurato senza perdite significative di valore materiale.

Il BCI viene espresso su una scala da 0 a 1, dove 1 rappresenta la massima circolarità possibile. Secondo uno studio pubblicato dall’istituto olandese Metabolic (https://www.metabolic.nl/), un edificio progettato con sistemi modulari e materiali riutilizzabili può raggiungere valori di BCI superiori a 0.8, mentre costruzioni tradizionali raramente superano lo 0.4.

Come si misura la reversibilità

Tra gli indicatori chiave per calcolare il BCI vi è il coefficiente di reversibilità, una metrica specifica che valuta la capacità di un edificio di essere smontato o adattato nel tempo.

Questo coefficiente prende in considerazione fattori quali la facilità di smontaggio degli elementi strutturali e impiantistici (ad esempio, l’uso di giunzioni a secco rispetto a collanti permanenti); il grado di indipendenza funzionale degli elementi (pareti, impianti, finiture), ovvero quanto sia possibile intervenire su una parte dell’edificio senza compromettere le altre;
la modularità e la flessibilità spaziale, che permettono di trasformare un edificio senza demolirlo.

Una delle metodologie più note per misurare il coefficiente di reversibilità è proposta nel Reversible Building Design Protocol (linee guida), sviluppato nell’ambito del progetto europeo BAMB – Buildings As Material Banks. Il protocollo attribuisce punteggi specifici a ciascun elemento dell’edificio (struttura, involucro, impianti, finiture), che vengono poi sintetizzati in un indice compreso tra 0 e 100. Un edificio con punteggi superiori a 70 è considerato altamente reversibile.

L’importanza della multidisciplinarietà

L’architettura reversibile richiede un approccio progettuale che superi i confini tradizionali della disciplina architettonica. La sua natura, orientata alla flessibilità, allo smontaggio e al riutilizzo dei componenti edilizi, impone la collaborazione tra architetti, ingegneri, designer, esperti di materiali, economisti circolari e professionisti della gestione del ciclo di vita degli edifici.

Solo attraverso un dialogo multidisciplinare è possibile integrare criteri strutturali, funzionali, ambientali ed economici in soluzioni realmente reversibili. Questo approccio consente non solo di ottimizzare le prestazioni tecniche e ambientali del costruito, ma anche di favorire nuovi modelli produttivi, più sostenibili e adattabili nel tempo.

In un’epoca in cui l’architettura è chiamata a rispondere a urgenti sfide climatiche e sociali, la multidisciplinarità rappresenta una condizione imprescindibile per progettare edifici che siano non solo efficienti, ma anche trasformabili, riparabili e durevoli.

Perché questa forma di architettura rappresenta una strategia sostenibile

L’architettura reversibile risponde a sfide ambientali urgenti, tra cui la riduzione dei rifiuti da demolizione, che rappresentano una quota significativa dei rifiuti solidi urbani in Europa; il risparmio di risorse naturali, grazie al riutilizzo dei materiali anziché alla loro estrazione o produzione ex novo; minori emissioni di CO₂, poiché si limita il ciclo estrattivo-produttivo legato ai materiali da costruzione; l’aumento della resilienza urbana, con edifici in grado di adattarsi a nuovi scenari abitativi, sociali o climatici.

Normative e riferimenti legislativi

In Europa, l’interesse per l’edilizia reversibile è crescente, ma le normative specifiche sono ancora in evoluzione. Tuttavia, alcuni riferimenti iniziano a delinearsi, come l’EU Level(s), un quadro di indicatori europei per la sostenibilità degli edifici, che include parametri legati a durabilità e adattabilità; la Direttiva UE 2018/844, che promuove la ristrutturazione e l’efficienza energetica degli edifici con attenzione alla loro flessibilità e riuso; e le linee guida nazionali (in Italia, ad esempio): alcune regioni e comuni promuovono premi volumetrici o sgravi fiscali per chi adotta criteri di edilizia circolare o reversibile.

I vantaggi fiscali di un edificio reversibile

Oltre ai benefici ambientali, progettuali e logistici, l’architettura reversibile può offrire interessanti vantaggi fiscali, spesso poco valorizzati nel dibattito professionale.

Gli edifici reversibili, proprio per la loro natura temporanea o smontabile, possono essere inquadrati in modo differente rispetto alle costruzioni tradizionali ai fini catastali e fiscali.

In molti casi, infatti, non vengono considerati “nuove costruzioni” ai sensi del Testo Unico dell’Edilizia, evitando così l’assoggettamento ad alcune imposte connesse all’edificazione permanente, come l’IMU o il contributo di costruzione (questo dato deve essere tuttavia verificato nei diversi casi specifici, in base alla tipologia di edificio e ai vari codici amministrativi territoriali).

Inoltre, qualora siano realizzati con materiali riciclati o ad alta efficienza energetica, questi edifici possono beneficiare di agevolazioni fiscali legate alla sostenibilità e alla sicurezza, come detrazioni per interventi di efficientamento o per l’utilizzo di tecnologie a basso impatto ambientale (Ecobonus, Sismabonus).

Le criticità dell’architettura circolare

Tuttavia, non mancano le criticità. L’assenza di normative condivise e la scarsa standardizzazione delle componenti possono rappresentare ostacoli significativi per l’adozione su larga scala. Inoltre, la complessità progettuale e costruttiva di alcuni edifici può rendere difficile l’implementazione pratica dei principi della reversibilità. Nonostante queste sfide, la progettazione edilizia reversibile si configura come uno strumento strategico per ridurre l’impatto ambientale del settore delle costruzioni e aprire la strada a un’edilizia più efficiente, resiliente e responsabile.

Esempi e modelli di edifici reversibili

Anche se il concetto di progettazione reversibile può sembrare recente, a livello internazionale si trovano già esempi concreti di edifici progettati per essere facilmente smontati, a testimonianza di una tendenza sempre più radicata verso l’architettura circolare. Diverse anche le tipologie, in base ai climi, alle destinazioni d’uso e ai territori.

Brock Commons Tallwood House Project, la prima torre in legno assemblata

Situata nel campus Point Grey dell’Università della British Columbia, a Vancouver, B.C., questa residenza universitaria di Acton Ostry Architects Inc 18 piani è una delle più alte strutture ibride in legno massiccio al mondo.

Brock Commons Tallwood House Project
Brock Commons Tallwood House Project – ©Brudder Productions

Completato nel 2017 dal team di l’edificio ha raggiunto i 54 metri di altezza ed è stato il primo nel suo genere, guadagnandosi riconoscimenti internazionali per l’innovazione nella costruzione sostenibile di edifici alti.

La torre ospita oltre 400 studenti in monolocali e appartamenti condivisi. Gli spazi comuni, con finiture in legno a vista, offrono ambienti accoglienti e una vista spettacolare sul Burrard Inlet.

Uno degli appartamenti del Brock Commons Tallwood House Project
Uno degli appartamenti- ©Brudder Productions

La struttura è composta da un basamento in cemento e 17 piani in legno massiccio, realizzati con colonne in legno lamellare e pannelli CLT (cross-laminated timber), assemblati senza travi ribassate grazie a connettori in acciaio.

L’involucro è costituito da pannelli prefabbricati rivestiti in laminato di fibra di legno. Il progetto dimostra che costruire in legno può essere efficiente, sicuro e replicabile.

Il sistema costruttivo del Brock Commons Tallwood House Project
Il sistema costruttivo – ©Brudder Productions

Tutti i componenti principali sono stati prefabbricati fuori sede e assemblati sul posto in soli 70 giorni, grazie anche all’uso di tecnologie digitali avanzate (modellazione VDC), che hanno permesso una pianificazione precisa e una costruzione just-in-time.

La fase costruttiva del Brock Commons Tallwood House Project
La fase costruttiva – ©Brudder Productions

Questo approccio costruttivo permette anche un agevole disassemblaggio dei pezzi e il loro conseguente riutilizzo. Inoltre, questo metodo costruttivo ha permesso che l’edificio fosse sottoposto alla valutazione del suo intero ciclo di vita (LCA), secondo la Dichiarazione ambientale di un edificio secondo la norma EN 15978 e che fossero valuti gli impatti ambientali su aria, acqua, suolo.

Floating Office Rotterdam (FOR): una nave per il cambiamento

Nel porto di Rijnhaven a Rotterdam si trova il nuovo ufficio galleggiante progettato da Powerhouse Company per il Global Center on Adaptation (GCA).

Floating Office Rotterdam
Floating Office Rotterdam – photo by Sebastian van Damme

Questa struttura innovativa e a zero emissioni non solo resiste all’innalzamento del livello del mare, ma è anche completamente autosufficiente grazie a pannelli solari e a un sistema di raffrescamento che utilizza l’acqua del porto.

La struttura del progetto Floating Office Rotterdam
Photo by Sebastian van Damme

Realizzato principalmente in legno, facilmente smontabile e riutilizzabile, l’edificio riduce l’impatto ambientale e si inserisce nel concetto di economia circolare. Ampie vetrate illuminano naturalmente gli ambienti interni, mentre i balconi a sbalzo offrono ombreggiatura passiva. Oltre agli spazi di lavoro per il GCA, l’edificio include un ristorante con terrazza e una piscina pubblica sul fiume Mosa, diventando così un punto di riferimento nella riqualificazione del porto.

Il Global Center on Adaptation è un centro di conoscenza globale che fornisce informazioni e consulenza a paesi, organizzazioni e aziende nel campo dei cambiamenti climatici.

Gli interni del Floating Office Rotterdam
Gli interni – Photo by Sebastian van Damme

Il nuovo edificio per uffici nel Trevigiano dello studio Carlana Mezzalira Pentimalli

Uno dei più recenti esempi di reversibilità (totale) del progetto su territorio italiano è il nuovo quartier generale delle aziende Itagency, Faba, Maikii ed Exclama dello studio Carlana Mezzalira Pentimalli, che sorge a Vascon di Carbonera, a nord di Treviso, in un’area industriale.

Il nuovo edificio per uffici nel Trevigiano dello studio Carlana Mezzalira Pentimalli
Il nuovo edificio per uffici nel Trevigiano – ©Marco Cappelletti

L’intervento prevede la costruzione di un nuovo edificio direzionale e la trasformazione degli uffici esistenti in magazzino, con un ampliamento verso nord. Questo ha permesso una migliore organizzazione logistica, grazie anche a un nuovo piazzale per le merci, ottimizzando gli spazi e contenendo i costi.

Il nuovo edificio per uffici nel Trevigiano dello studio Carlana Mezzalira Pentimalli
©Marco Cappelletti

Elemento distintivo del complesso è la sua flessibilità: l’architettura, infatti, sviluppata su quattro piani, è pensata per evolversi nel tempo. Il tetto è concepito come spazio comune, mentre l’interno, privo di vincoli strutturali grazie a un telaio modulare, può essere riconfigurato con facilità. Gli ambienti ospitano spazi condivisi al piano terra e uffici adattabili ai piani superiori, con pareti mobili e divisori in vetro e tessuto per creare zone di privacy o interazione.

Il nuovo edificio per uffici nel Trevigiano dello studio Carlana Mezzalira Pentimalli
©Marco Cappelletti

Le soluzioni modulari per arredi e impianti, visibili ma ordinati dietro griglie metalliche, rafforzano l’estetica industriale e garantiscono aggiornamenti rapidi. Questo approccio rende l’edificio versatile, pronto a rispondere alle esigenze dei lavoratori e ai cambiamenti del contesto aziendale.

L’anima del nuovo complesso risiede nella sua capacità di trasformazione. Ogni elemento architettonico è stato studiato per essere adattabile, garantendo una piena reversibilità nel tempo. Dal telaio strutturale isotropo con corona perimetrale a sbalzo che libera gli interni, alla concezione del tetto come spazio della collettività, l’architettura del fabbricato, su quattro piani, è stata concepita per stimolare la condivisione e l’interazione tra i dipendenti.

A completare l’eccezionalità di questo progetto, l’intervento artistico di Lorenzo Mason che ha valorizzato un suolo in quota con una sorta di “scarabocchio”, una grafica che simboleggia la libertà espressiva e l’informalità.

Nachteiland: la torre ibrida e flessibile di Amsterdam

Un altro interessante progetto avviato nel 2023 è Nachteiland, ad Amsterdam, una torre ibrida progettata da MVRDV e Space Encounters per gli sviluppatori LOCUS Real Estate Development e Miss Clark.

La torre ibrida e flessibile Nachteiland ad Amsterdam
Nachteiland – ®Proloog

Si tratta di una torre in legno a energia positiva situata nel quartiere Sluisbuurt di Amsterdam, con 153 alloggi (di cui 60 a canone medio) e spazi commerciali. Il progetto punta su sostenibilità, energia solare integrata, spazi verdi condivisi e architettura modulare.

La torre ibrida e flessibile Nachteiland ad Amsterdam
®Proloog

Alta 70 metri, la torre varia nell’aspetto a seconda della prospettiva, unendo estetica urbana e natura. I diversi blocchi di cui è formata si ispirano agli edifici circostanti già costruito, questo implementa l’integrazione a livello visivo.

Grazie ai pannelli fotovoltaici integrati, l’edificio produce più energia di quanta ne consuma. I calcoli relativi ai materiali, sia quelli bio-based che quelli dell’economia circolare, mostrano un approccio altrettanto esemplare: la struttura dell’edificio è costruita quasi interamente in legno, utilizzando il calcestruzzo solo nel nucleo strutturale e nelle colonne della torre fino al sesto piano.

Interno della torre ibrida e flessibile Nachteiland ad Amsterdam
Gli interni – ®Proloog

Di conseguenza, il 61% dei materiali dell’edificio è bio-based, mentre il 13% è riciclato. Insieme alla strategia di smontabilità del progetto, questi dati conferiscono al progetto un punteggio del 61% nell’Indice di Circolarità Edile (BCI).

Ad Amsterdam un’abitazione completamente smontabile

Juf Nienke è il progetto di SeARCH & RAU per insegnanti e altri residenti che lavorano nei servizi pubblici di Amsterdam, come l’istruzione, la sanità e le forze di polizia.

Juf Nienke ad Amsterdam progetto di SeARCH & RAU
Juf Nienke ad Amsterdam

Si tratta di  un edificio sostenibile, realizzato in legno e progettato per ridurre l’impatto ambientale. Caratterizzato da una forma circolare e una marcata presenza urbana, ospita moduli abitativi prefabbricati impilati sopra una grande scalinata, che conduce a una terrazza comune rialzata affacciata su un cortile tranquillo.

Juf Nienke ad Amsterdam progetto di SeARCH & RAU

Questa terrazza funge anche da passaggio pedonale e collega i tre blocchi dell’edificio. I moduli, in legno HSB e CLT, sono componibili e smontabili, rendendo l’edificio flessibile e facilmente adattabile. Grazie alla prefabbricazione, si riducono rifiuti, tempi di costruzione e impatto ambientale.

Juf Nienke ad Amsterdam progetto di SeARCH & RAU

L’edificio immagazzina oltre 580.000 kg di CO₂, contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico. La vegetazione del cortile e della terrazza favorisce la biodiversità, includendo rifugi per pipistrelli e uccelli integrati nella struttura.

Padiglione Ibrido del Lino

Situato lungo il fiume Argen, in Germania, il Padiglione Ibrido del Lino è un edificio permanente al centro della Landesgartenschau 2024 (la grande manifestazione dedicata al verde della Sassonia).

Padiglione Ibrido del Lino ad Argen
Padiglione Ibrido del Lino ad Argen – ©ICD/ITKE/IntCDC University of Stuttgart

Progettato dal Cluster of Excellence IntCDC dell’Università di Stoccarda, il padiglione rappresenta una svolta nella bioedilizia grazie all’impiego di un sistema costruttivo ibrido in legno e fibre naturali di lino, sviluppato come alternativa sostenibile ai metodi tradizionali.

Padiglione Ibrido del Lino ad Argen
©ICD/ITKE/IntCDC University of Stuttgart

La struttura combina lastre di legno lamellare incrociato (CLT) con elementi in fibra di lino avvolti roboticamente, creando una copertura ondulata priva di colonne interne. Il lino, materiale storicamente legato al territorio, conferisce all’edificio un forte legame locale.

Il padiglione include un giardino climatico centrale, un involucro trasparente in vetro e una soletta geotermica in calcestruzzo riciclato, garantendo comfort tutto l’anno e basso impatto ambientale. Il tetto è composto da 44 elementi prefabbricati, assemblati in soli 8 giorni.

Padiglione Ibrido del Lino ad Argen
©ICD/ITKE/IntCDC University of Stuttgart

I componenti ibridi uniscono le proprietà strutturali del legno (compressione) e della fibra (trazione), riducendo l’uso di materiali pur offrendo alte prestazioni statiche. La forma delle fibre è ottimizzata tramite modelli computazionali e avvolgimento robotico, senza uso di stampi tradizionali.

Il progetto è frutto di un approccio multidisciplinare che integra architettura, ingegneria e produzione digitale. Il processo di co-design ha permesso un rapido ciclo di progettazione, produzione e costruzione (12 mesi totali), facilitando il trasferimento di conoscenze tra università e piccole imprese locali. Il sistema è concepito per un futuro riutilizzo dei materiali, seguendo i principi della costruzione circolare. Ogni componente è pensato per essere facilmente separabile e riciclabile.

FAQ edilizia reversibile

Che cos’è l’edilizia reversibile?

L’edilizia reversibile è un approccio progettuale in cui gli edifici vengono concepiti per essere smontati, modificati e riutilizzati nel tempo, anziché demoliti. Gli elementi costruttivi sono pensati come componenti modulari, facilmente separabili e reimpiegabili in altri contesti architettonici, riducendo al minimo l’impatto ambientale e favorendo una logica di economia circolare.

Questo paradigma cambia radicalmente la concezione tradizionale dell’edificio come struttura rigida e permanente, aprendo la strada a una nuova generazione di costruzioni flessibili, adattabili e sostenibili.

Quali sono gli elementi imprescindibili affinché un edificio possa definirsi reversibile?

Affinché un edificio possa definirsi reversibile, ovvero capace di essere modificato, smontato e riutilizzato in alcune o tutte le sue componenti deve presentare una separazione tra struttura e impianti; deve essere assemblato a secco e i suoi elementi devono essere realizzati con materiali riciclabili.

Quali sono i punti di forza di un edificio reversibile?

I punti di forza di un edificio reversibile sono: flessibilità e adattabilità (nei vari cambi di utilizzo); sostenibilità ambientale; velocità di costruzione e smontaggio; vantaggi economici e fiscali (possibilità di ottimizzare gli investimenti grazie alla riutilizzabilità e in certi casi, benefici fiscali o incentivi per l’edilizia sostenibile e reversibile); minor impatto sul territorio.

 

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