Foreste italiane: perché il loro futuro passa dalla gestione sostenibile e certificata

Le foreste italiane occupano quasi il 40% della penisola. Ma vanno tutelate e gestite meglio, a beneficio dell’ambiente e dell’economia. Lo spiega il neo presidente PEFC Italia Francesco Dellagiacoma

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Foreste italiane: il loro futuro passa dalla gestione sostenibile e certificata

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Siamo abituati a trovare il logo PEFC su vari prodotti, dai quaderni ai mobili, dalle matite ai sacchetti, tutti legati al legno e soprattutto alle foreste. Tuttavia, non ci soffermiamo mai abbastanza sul significato e il valore che tale marchio ha.

Solo in Italia la superficie forestale certificata PEFC è di circa 900mila ettari e coinvolge più di 1100 aziende della lavorazione del legno.

I dati delle foreste in Italia

La sua importanza va ben al di là della sfera economica e produttiva, ma per molti aspetti è legata alla sostenibilità ambientale, alla tutela del patrimonio forestale. Prendiamo l’esempio di quanto accaduto due anni fa nel Nord Est d’Italia: la tempesta Vaia distrusse in pochi giorni 42.500 ettari di foreste e abbatté oltre 9 milioni di metri cubi di legname. “Oggi, nonostante il ritardo causato dal lockdown, quasi la metà di questo legname è stato esboscato: il 60% circa è stato venduto e i lavori procedono a pieno ritmo, anche grazie a progetti virtuosi”, fa sapere lo stesso organismo garante della certificazione di gestione sostenibile del patrimonio forestale e dei suoi prodotti che, subito dopo il disastro ha attivato la Filiera Solidale PEFC.

Si tratta dell’unico sistema e logo pensato per sostenere le zone colpite dalla tempesta tramite legno proveniente dalle piante abbattute da Vaia. Quell’impegno oggi segna anche un record: a Rovereto sta prendendo forma il più grande edificio in legno d’Italia. La struttura, di 9 piani per 29 metri, è destinata non solo a testimoniare l’impegno a livello di sostenibilità ambientale, ma anche sociale. Infatti, l’edificio verrà destinato al social housing ed è costruito al 100% proprio con il prezioso legno degli alberi caduti, grazie al lavoro di aziende certificate PEFC.

PEFC Italia e gestione forestale sostenibile

In occasione della giornata nazionale degli alberi che si celebra domani, per conoscere meglio l’attività di PEFC Italia – associazione senza fini di lucro che promuove la gestione forestale sostenibile attraverso la certificazione – e per comprendere lo stato delle foreste italiane e le opportunità che possono offrire per l’ambiente, per l’industria, per l’edilizia abbiamo incontrato il neo presidente, Francesco Dellagiacoma.

Qual è lo stato attuale delle foreste italiane, certificate e non?

Francesco Dellagiacoma, neo presidente PEFC Italia A partire dagli anni Sessanta del Novecento, le foreste italiane sono fortemente cresciute,  con un aumento significativo della superficie forestale.

Secondo l’ultimo aggiornamento (2019) esse occupano il 39% del territorio nazionale, una quota superiore a quella di Francia e Germania. La crescita è avvenuta sostanzialmente in montagna, su terreni agricoli marginali abbandonati dall’agricoltura. È aumentata anche la consistenza dei boschi e in questo processo di “inselvatichimento” del paesaggio cresce anche la naturalità, con un processo di evoluzione naturale che interessa ampi spazi non soggetti a coltivazione: crescono le specie colonizzatrici e le latifoglie tornano ad occupare quote rilevanti del bosco. In gran parte si tratta di un processo spontaneo non gestito: l’evoluzione naturale porta anche al deperimento e alla morte di piante che non vengono utilizzate e che in alcune situazioni possono innescare incendi, frane e creare problemi di scorrimento nei torrenti montani, l’accessibilità e il monitoraggio non sono garantiti.

Una gestione attiva del processo permetterebbe di guidare l’evoluzione verso modelli che ottimizzano i benefici del bosco, che spaziano dalla produzione di legno ai servizi ecosistemici, indispensabili per la protezione del territorio e della Natura. Questo sarebbe possibile monitorando l’evoluzione del bosco, certamente anche con aree a evoluzione naturale. Oggi in Italia si utilizza meno di un terzo della crescita annuale del bosco (RafItalia – Rapporto sullo stato delle foreste 2018, CREA): si importano grandi quantità di legno e non si utilizzano i fondi europei dei programmi di sviluppo rurale per gli investimenti nel settore forestale.

La tempesta Vaia ha avuto un impatto significativo nell’area interessata (Nord Est e Lombardia orientale), ma ha comunque interessato una quota limitata della superficie forestale (4-5%).

Come si struttura l’attività di PEFC e che valore ha per la tutela delle foreste?

PEFC è un sistema che garantisce la Gestione Forestale Sostenibile, attraverso una serie di criteri, linee guida e indicatori, che verificano che la gestione forestale mantenga e migliori le funzioni del bosco: produttiva, protettiva (del territorio, del clima, della biodiversità) e sociale (diritti di proprietari e portatori di interessi: operatori, imprese, lavoratori, residenti, fruitori). I prodotti dei boschi gestiti in modo sostenibile sono tracciati attraverso le trasformazioni fino al prodotto finale e contrassegnati dal logo.

Come si struttura l'attività di PEFC e che valore ha per la tutela delle foreste

È un sistema di certificazione, indipendente e di terza parte, che fornisce la sicurezza che i prodotti tracciati provengano da una gestione forestale che migliora lo stato delle foreste, escludendo deforestazione e degrado delle foreste. Quindi, è un importante strumento di promozione dell’uso del legno sostenibile per enti, imprese e cittadini che vogliono essere certi che il legno che utilizzano non sia connesso a deforestazione.

Da neo presidente, quali sono le strategie che intende attuare per lo sviluppo delle foreste certificate?

L’Italia ha questa grande contraddizione di un settore di lavorazione del legno molto importante e sviluppato, che produce ricchezza ed esportazione ed è uno degli elementi riconosciuti del made in Italy, ma che è basato sull’importazione della materia prima “legno”. E può provenire da Paesi dove la gestione sostenibile non è richiesta né implementata.

Il nostro Paese ha avuto un’importante espansione forestale, ma i boschi italiani complessivamente sono utilizzati poco e male. Il nostro sforzo è collegare l’immagine positiva delle foreste italiane con la lavorazione e l’utilizzo del legno, in particolare quello locale (filiera corta).

Mostrando i molti esempi di foreste gestite in modo sostenibile, che testimoniano la compatibilità fra aspetti protettivi, paesaggistici e produzione: in fondo, se uno pensa ai paesaggi forestali italiani ha in mente le foreste alpine, proprio quelle che sono le più gestite attivamente e che producono il legno “da opera” italiano.

Vogliamo lavorare per estendere questo modello. E far apprezzare ai consumatori il legame fra legno e territorio: siamo convinti che il consumatore (impresa, privato o pubblico) possa apprezzare la garanzia che il legno proviene da una gestione che ha migliorato il bosco e i suoi servizi e creato un valore locale, anche arrivando a riconoscere un piccolo premio per questo legno rispetto ad una provenienza indifferenziata e non garantita.

L’altro tema fondamentale è quello del vantaggio del legno (certificato e quindi con garanzia di sostenibilità) nella crisi climatica: occorre agire subito e in modo deciso per raggiungere gli ambiziosi obiettivi climatici: usare il legno (certificato) è un’azione incisiva e importante, che chiunque può fare. Le imprese che si sono certificate hanno fatto un investimento in questa direzione: è importante sostenerle.

Che legame c’è tra foreste certificate e l’edilizia?

Il legame è forte perché l’edilizia assorbe grandi quantità di legno, da quello utilizzato in cantiere (ponteggi, casseformi, recinzioni ecc.) a travature e tetti, infissi, rivestimenti, arredamenti, pavimenti. A questo oggi si aggiunge un crescente interesse all’uso strutturale del legno in sostituzione di calcestruzzo, cemento e mattoni, spinto dalle prestazioni antisismiche e dagli aspetti ambientali.

Dal punto di vista dell’impatto climatico le costruzioni in legno hanno dei vantaggi enormi rispetto a quelle tradizionali: in ogni metro cubo di legname è stoccato il carbonio corrispondente 0,92 t di CO2, nel legno strutturale per una durata di un secolo. A questo si aggiunge che il legno ha un costo energetico di produzione e smaltimento molto basso in relazione alle materie concorrenti (calcestruzzo, metalli), con un risparmio medio di 0,7 t di CO2 per ogni mc di legno impiegato.

Sappiamo che l’uso residenziale produce più di un terzo delle emissioni nel nostro Paese: con le tecnologie esistenti, che si basano sull’uso del legno come materia prima, oggi è un risparmio di emissioni rispetto all’edilizia tradizionale è dell’ordine del 50-70%: è questa l’edilizia che può e deve contribuire all’obiettivo di ridurre le emissioni del 55% entro il 2050, come indicato dall’UE, per contenere gli effetti della crisi climatica.

Nel Decreto del Ministero dell’Ambiente del 11 ottobre 2017 sui Criteri Ambientali Minimi per l’Edilizia (Piano d’azione nazionale sul Green Public Procurement) è previsto che il legname debba provenire da riciclo o da Gestione Forestale Sostenibile, attestato dal possesso della certificazione di Catena di Custodia secondo i sistemi PEFC o FSC. Il legname utilizzato negli appalti pubblici dovrebbe a questo punto essere tutto certificato. Sarebbe un passo importante per la sostenibilità del sistema e per il riconoscimento di chi ha investito in questa direzione: aspettiamo la piena applicazione del criterio e controlli adeguati.

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