Nel 2016 gli edifici ad alte prestazioni in Italia erano il 7%, percentuale passata al 10% nel 2019, grazie a interventi di riqualificazione del costruito e alle nuove costruzioni realizzate nel rispetto delle normative vigenti. E’ quanto emerge dal Rapporto ENEA – CTI (Comitato Termotecnico Italiano) sulla Certificazione Energetica degli Edifici presentato ieri nel corso di un webinar. Il rapporto si basa su più di 4,5 milioni di attestati di prestazione energetica (APE) realizzati tra il 2016 e il 2019 e forniti dalle singole Regioni e Province Autonome nel periodo di riferimento, di cui l’85% relativi a immobili residenziali. Solo il 3,4% degli APE riguardano le nuove costruzioni che per oltre il 90% dei casi sono ad alte prestazioni energetiche (A4-B). Migliorano dunque le prestazioni energetiche dei nostri edifici ma c’è ancora molto da fare considerando che il 60% degli immobili è classificato nelle classi energetiche G e F, ovvero le meno efficienti, perché costruiti tra il 1945 e il 1972, prima che venissero approvate le norme sulle prestazioni energetiche (1976), senza che siano mai stati realizzati interventi di riqualificazione. Anche se si nota un miglioramento della qualità energetica degli immobili, solo l’8% appartiene alle classi energetiche più alte (A4-B), . Il 15% del totale degli APE interessa gli edifici del settore non residenziale che per più del 50% rientrano tra le classi energetiche intermedie (C-D-E) e per più del 10% in quelle più efficienti (A4-B). Gli interventi di riqualificazione profonda del costruito sono fondamentali per assicurare il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) al 2030 e la piena decarbonizzazione entro il 2050, ha sottolineato il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, perché aiutano a limitare le emissioni di CO2 e l’integrazione di una produzione di energia basata sulle fonti rinnovabili. Grazie alla misura del Superbonus 110%, introdotta con il Decreto Rilancio per interventi di efficientamento energetico e antisismici, ci si aspetta un importante incremento dei lavori come il cappotto termico e la sostituzione degli impianti di riscaldamento esistenti, considerati trainanti ai fini dell’ottenimento della detrazione. Gli APE, ha concluso il ministro, aiutano a capire in che stato versa l’immobile in cui viviamo e quali sono gli interventi necessari per migliorarne le prestazioni energetiche, “auspico che questa attività di monitoraggio da parte delle Regioni possa proseguire nei prossimi anni anche attraverso la completa realizzazione del Sistema Informativo Nazionale sugli Attestati di Prestazione Energetica”. Negli ultimi 10 anni, ha ricordato Ilaria Bertini, direttore del Dipartimento Unità per l’Efficienza Energetica dell’ENEA, gli interventi di riqualificazione energetica hanno garantito benefici effetti per l’economia e l’ambiente, generando circa 39 miliardi di euro di investimenti e 270 mila posti di lavoro diretti ogni anno, che diventano più di 400 mila considerando anche l’indotto. L’ENEA, ha sottolineato il presidente Federico Testa, in qualità di Agenzia nazionale per l’efficienza energetica, da anni lavora per incentivare la diffusione dell’Attestato di Prestazione Energetica e spingere gli interventi per la riqualificazione del costruito. “Le informazioni contenute negli attestati, raccolte nei catasti regionali e provinciali che alimentano a loro volta il Sistema Informativo sugli APE (SIAPE), sono fondamentali per analizzare le prestazioni energetiche dell’intero patrimonio edilizio italiano”. L’Ape è uno strumento di misura sempre più preciso che fornisce dati accurati, aiutando operatori del settore, Pubblica Amministrazione e stakeholder a definire i piani di riqualificazione per il raggiungimento degli obiettivi di efficienza in edilizia, servizi e politiche energetiche. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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