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A cura di: Andrea Ballocchi Indice degli argomenti: Transizione energetica e incentivi: il ruolo del GSE Rinnovabili elettriche: grandi e piccoli contribuiscono alla crescita delle FER Transizione energetica e innovazione: autoconsumo collettivo, comunità energetiche e biometano Fotovoltaico e obiettivi: i piani della Lombardia e il parere di Elettricità Futura Abbiamo un punto di destinazione chiaro e l’obiettivo prossimo è il 2030: rinnovabili, efficienza energetica e riduzione delle emissioni. Tra l’altro, è in discussione a livello europeo un ulteriore incremento della quota di emissioni da ridurre, pari al 55%. Il Piano nazionale integrato Energia e Clima ha stilato quali siano i traguardi per l’Italia. Ma sarà possibile raggiungerli e come? È stato questo il tema forte su cui si è discusso a Key Energy al convegno web “La spinta delle rinnovabili e dell’efficienza energetica per il rilancio dell’economia nazionale. Le iniziative del GSE”, organizzato dal Gestore Servizi Energetici a cui hanno partecipato diversi protagonisti istituzionali e associativi. Transizione energetica e incentivi: il ruolo del GSE Il punto di vista di GSE è cruciale dato il ruolo centrale della società nella strategia di incentivazione e di sviluppo delle rinnovabili in Italia e quale responsabile dell’attuazione dei meccanismi di promozione dell’efficienza energetica. Luca Barberis, direttore promozione dello Sviluppo sostenibile del GSE, ha messo in rilievo il fatto che «stanti gli attuali obiettivi, le fonti rinnovabili, in particolare le rinnovabili elettriche (quota prevista pari al 55% attesa al 2030) dovranno assumere una posizione prioritaria nel mix energetico nazionale, il che implicherà tutta una serie di strumenti di flessibilità per riuscire ad accogliere l’energia prodotta da fonti intermittenti». Il contributo più importante di questa quota sarà fornito dal fotovoltaico (+31 GW dagli attuali 20 GW) e dall’eolico (+9 GW dagli attuali 10). Le principali misure per agevolare la crescita saranno quattro. Sui grandi impianti, sarà necessario contare su meccanismi competitivi, contratti per differenza a due vie, creando un quadro favorevole per la stipula di contratti di lungo termine (PPA), promuovendo l’aggregazione della domanda; inoltre si dovranno individuare aree regionali in cui le procedure autorizzative possano essere accelerate; si dovrà anche promuovere l’autoconsumo e la diffusione di sistemi di accumulo e l’implementazione della normativa sulle comunità energetiche. Infine occorrerà puntare alla «semplificazione delle procedure per interventi di revamping e repowering, e il monitaggio delle prestazioni degli impianti per valutare tempestivamente soluzioni efficaci atte a evitare perdite sistematiche di producibilità». Per quanto riguarda le rinnovabili termiche, gli obiettivi sono: coprire nel 2030 il 34% dei consumi termici mediante fonti rinnovabili, con la necessità di ridurre sensibilmente i consumi termici nel residenziale e nel terziario. In questo caso, le misure previste per la crescita saranno il necessario rinnovamento degli impianti a biomassa, principale fonte rinnovabile termica. Inoltre, andrà favorita la diffusione e l’uso delle pompe di calore, il cui peso è in continua crescita. «Nel 2020 verrà aggiornato lo studio sul potenziale di sviluppo del teleriscaldamento», segnala Barberis, sottolineando come le misure in vigore per promuovere le rinnovabili nel settore termico, vadano sostenute e coordinate al meglio. Infine occorre estendere progressivamente l’obbligo di quota minima di fonti rinnovabili agli edifici esistenti. Lo stesso direttore promozione dello Sviluppo sostenibile del GSE ha messo in luce anche l’importanza delle rinnovabili nei trasporti, con una traiettoria più ambiziosa italiana rispetto a quella europea. «In questo comparto sarà importante l’immissione in consumo dei biocarburanti avanzati, con un obiettivo intorno all’8% anche grazie al contributo del biometano che avrà un peso del 75% sul totale degli avanzati». Lo stesso Barberis ha elencato tra le principali misure anche l’incremento progressivo d’impiego di elettricità da fonti rinnovabili nei trasporti, prevedendo fino a 404 ktep quella da FER su strada, relativa a 6 milioni di auto elettriche. Rinnovabili elettriche: grandi e piccoli contribuiscono alla crescita delle FER Dopo il 2023 è attesa la progressiva e graduale scadenza degli incentivi oggi in essere. Altri subentreranno: uno è conseguente al DM 4 luglio 2019 “FER 1” che prevede entro il 2021 l’avvio di aste a registro per l’assegnazione di complessivi 8000 MW di capacità produttiva da fotovoltaici, eolici, idroelettrici e biogas da depurazione. «Già oggi sono state espletate tre procedure che hanno consentito l’assegnazione di circa 1500 MW a fronte di 2450 MW resi disponibili». Gli esiti del DM FER 1 mostrano una crescente competitività e sempre più mercato e in questo aiuta anche l’introduzione (mediante articolo 18 del Decreto) dei Contratti di Lungo Termine (PPA – Power purchase agreement) di energia elettrica da fonti rinnovabili. L’art. 18 prevede l’introduzione della figura dell’utilizzatore finale nell’ambito del sistema di gestione delle Garanzie di Origine sottostanti i contratti PPA. «Questo è un passaggio molto importante perché il mondo delle rinnovabili elettriche è sempre stato associato alla generazione. Nel percorso della transizione energetica non si può prescindere la generazione di energia elettrica dal suo utilizzo». Transizione energetica e innovazione: autoconsumo collettivo, comunità energetiche e biometano A questi strumenti si affiancano dei nuovi per la generazione distribuita: autoconsumo collettivo e comunità energetiche. «Qui entrano in gioco due concetti importanti in termini di innovazione: il primo dei quali è l’introduzione del concetto di energia condivisa, quindi viene premiata non solo la produzione di energia rinnovabile, ma anche quella consumata contestualmente in questa sede». Il secondo si rifà agli effetti del Decreto Biometano (DM 2 marzo 2018) che incentiva la produzione di biometano utilizzato nei trasporti e abilita la realizzazione di progetti di mobilità sostenibile e di asset energetici nel settore agricolo e in quello dei rifiuti. Barberis ha ricordato a questo proposito che il contributo dei biocarburanti avanzati sarà pari all’8%. Si contano oggi 47 impianti di produzione attiva, mentre sono 59 le richieste di qualifica presentate al GSE, che a sua volta ritira il 55% della loro produzione, assicurando che venga poi destinato al settore dei trasporti. Interessante anche la quota di biometano prodotto dal settore rifiuti (71%). Collegate alle potenzialità del biometano ci sono quelle connesso al suo utilizzo anche al mondo della cogenerazione, settore importante con i suoi 13 GW di capacità installata e 60 TWh di produzione annua. In questo caso il dirigente GSE fa notare che a oggi sono stati riconosciuti al 2019 più di un milione e 300mila Certificati bianchi CAR (cogenerazione alto rendimento) – gestiti dal GSE – con il 99% di accoglimenti sulle richieste CB-CAR. Altro strumento incentivante che va ricordato è il Conto Termico per la riqualificazione di edifici pubblici e impianti di riscaldamento efficienti: «dal 2013 si contano più di 361mila richieste di incentivi che hanno impegnato 1 miliardo e 65 milioni di euro e per il 2020 l’impegno è di 307 milioni di euro, di cui 213 milioni a privati il resto a PA, che testimoniano la salute di questo meccanismo». Fotovoltaico e obiettivi: i piani della Lombardia e il parere di Elettricità Futura L’applicazione del PNIEC e dei relativi obiettivi è una questione che va considerata anche a livello locale, oltre che nazionale. Sentire, quindi, il parere della Regione Lombardia è certamente interessante dato il peso specifico che rappresenta: qui si concentra il 15% della produzione nazionale di elettricità rinnovabile, facendone la prima regione in Italia per produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. L’assessore Ambiente e Clima, Raffaele Cattaneo ha rilevato come a livello lombardo si parte «da una situazione in cui l’energia da fonti rinnovabili sui consumi finali è pari a circa il 17% e dobbiamo arrivare a qualcosa intorno al 30-32% al 2030. Per fare questo la prima leva è il risparmio energetico. Noi stimiamo di dover ridurre i consumi energetici nei prossimi 10 anni di almeno il 30%; obiettivo che richiede uno sforzo straordinario di efficientamento degli edifici civili». La strategia di Regione Lombardia è mettere nero su bianco questo sforzo, prefigurando un proprio piano regionale energia ambiente e clima. «Dobbiamo poi far crescere le rinnovabili e pensiamo di poter crescere sul solare fotovoltaico», consapevoli che ci sarà bisogno di superfici dove installare i nuovi impianti, cosa tutt’altro che semplice. A proposito di obiettivi è intervenuto anche Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, che rappresenta oltre il 70% dell’energia elettrica prodotta e venduta in Italia. «Noi ci troviamo da una parte in una crisi pandemica inaspettata e dall’altra abbiamo però degli obiettivi chiari da qui al 2030» e con ambizioni europee di alzare ulteriormente la quota di riduzione delle emissioni del 55%. Tutto questo, inserito nel contesto del Green Deal, rappresentano un’opportunità incredibile: «vuole dire nei prossimi 10 anni nel settore elettrico italiano potrà mobilitare qualcosa come 100 miliardi di euro in investimenti e 90mila nuovi posti di lavoro per 65 GW di nuova potenza FER. In questo contesto siamo convinti che il GSE potrebbe avere un ruolo fondamentale nella transizione energetica». In realtà, però, questi obiettivi sono ben lungi da essere raggiunti: «negli ultimi due anni siamo riusciti a costruire in Italia solo 1 GW l’anno. Quindi, se continuiamo con questo ritmo e se non si interverrà decisamente nel cambiare il sistema di permitting e la propensione alla realizzazione di questi impianti, al 2030 avremo installato solo un sesto della nuova capacità rinnovabile necessaria a raggiungere gli obiettivi del Green Deal». Tradotti in altri termini: così facendo, «gli obiettivi del 2030 verranno raggiunti nel 2085». Cosa occorre fare allora? «È fondamentale che Governo e Regioni lavorino insieme alle associazioni per aggiornare il PNIEC, contenente ipotesi ormai superate, e dobbiamo definire cosa devono fare le Regioni. Vanno quindi definiti gli obiettivi altrimenti non si riuscirà mai a realizzare la transizione energetica oppure sì, ma con 65 anni di ritardo». Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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