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Il G20 di Roma si è concluso con l’impegno a non superare 1,5° per il riscaldamento globale, manca però un impegno preciso alla neutralità climatica al 2050. Il Premier Mario Draghi nella conferenza stampa conclusiva parla di un accordo non facile da raggiungere, frutto di un anno di lavoro che ha portato a un successo grazie alla collaborazione di tutti gli sherpa e i Ministri impegnati nella stesura della G20 Rome Leaders’ Declaration. Per quanto riguarda l’emergenza climatica i paesi del G20 si impegnano a mantenere a portata di mano l’obiettivo di contenere il riscaldamento climatico entro 1,5°, con una serie di azioni immediate e impegni a medio termine. Rispettare questo obiettivo comporterà significativi sacrifici: “Per la prima volta tutti i paesi del G20 riconoscono la validità scientifica dell’obiettivo fissato a Parigi impegnandosi a contenere le proprie emissioni”. Per quanto riguarda la neutralità delle emissioni di Co2, è stato definito un generico “entro o attorno al 2050”. Per Boris Johnson andare oltre il 2050 sarebbe un fallimento, mentre Mosca ha confermato un obiettivo al 2060. I passi in avanti sono stati fatti anche se “si sarebbe preferito che tutti i paesi avessero confermato il 2050 ma, secondo me – ha commentato Draghi – gradualmente ci si arriverà”. Sul fronte del clima ora occorre – ha sottolineato il Premier “dimostrare la nostra credibilità attuando le promesse fatte” considerando che dopo Parigi le emissioni sono aumentate, soprattutto dopo il Covid. Confermata la promessa di dare 100 miliardi di dollari all’anno ai paesi più poveri per il clima. “Non siamo lontani da questo obiettivo, siamo intorno agli 82/83 miliardi”. L’Italia ha annunciato lo stanziamento di un importo di 1,4 miliardi di dollari l’anno per i prossimi 5 anni. I finanziamenti pubblici internazionali per le centrali a carbone termineranno con la fine dell’anno. Il che naturalmente non esclude che i finanziamenti privati possano andare in questa direzione. Rispetto alle resistenze della Cina il Premier esprime soddisfazione per l’atteggiamento meno rigido rispetto a quanto ci si aspettasse e una maggior apertura verso il futuro. Il colosso asiatico produce circa il 50% dell’acciaio mondiale e per la maggior parte sono impianti alimentati a carbone: si tratta di una transizione importantissima ma difficile. Ora il testimone passa alla COp26 di Glasgow che ha appena aperto i lavori. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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