5 dicembre, giornata mondiale del suolo. L’Italia ne perde al ritmo di 19 ettari al giorno

Oggi è la giornata mondiale del suolo, il cui consumo comporta gravi perdite per la biodiversità e rischi per la nostra sicurezza. Gli ultimi dati diffusi da Ispra ci dicono che in Italia ne consumiamo 2 metri al secondo, nel 2021 il record per il valore più alto di consumo di suolo con 70 kmq di superficie, quello perso dal 2012 ad oggi avrebbe permesso l’infiltrazione di più di 360 milioni di metri cubi di acqua piovana, evitando disastri. Il nostro Paese ricoperto per oltre 21mila kmq da cemento, un quarto è fatto di edifici. Il WWF chiede una legge che assicuri “bilancio zero del consumo di suolo”.

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5 dicembre, giornata mondiale del suolo. L'Italia ne perde al ritmo di 19 ettari al giorno

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In occasione della giornata mondiale del suolo del 5 dicembre, il WWF scatta una fotografia, a tinte fosche, della situazione che vive il nostro paese, che ogni anno ne consuma a un ritmo insostenibile.

L’Italia perde suolo nella misura di 19 ettari al giorno. I danni che ne derivano pesano per 8 miliardi di euro all’anno in termini di perdita di servizi ecosistemici e di biodiversità, con impatti in diversi settori, tra cui la produzione agricola e di legname, lo stoccaggio di carbonio e la rimozione di altri inquinanti, il controllo dell’erosione e la regolazione del microclima, fino alla regolazione del ciclo idrologico. Questo il quadro che emerge nell’ultimo rapporto Snpa 2022 dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) da cui emerge, tra l’altro, che nel 2021 si è registrato il valore più alto degli ultimi 10 anni, e che il cemento ricopre 21.500 chilometri quadrati di territorio usato per il 25% per realizzare edifici, che occupano 5.400 km quadrati, una superficie pari alla Liguria.

Quanto suolo abbiamo perso nel 2021

Nell’ultimo anno il consumo di suolo – spiega l’Ispra – “sfiora i 70 chilometri quadrati di nuove coperture artificiali in un solo anno”. Oltre alla perdita media di 19 ettari al giorno, colpisce la velocità che “supera i 2 metri quadrati al secondo”.

Gli impatti del consumo di suolo sulla biodiversità

Inoltre il consumo di suolo provoca un danno economico per 8 miliardi di euro all’anno, rendendo gli spazi impermeabili, aumentando gli allagamenti e le ondate di calore, provoca la perdita di aree verdi, di biodiversità e di servizi ecosistemici.

Il bilancio degli ultimi 15 anni

Tra il 2006 e il 2021 il nostro Paese ha perso 1.153 kmq di suolo naturale o semi-naturale, con una media di 77 kmq all’anno, “a causa principalmente dell’espansione urbana e delle sue trasformazioni collaterali”.

Impatto dell'edificazione sul consumo di suolo

Un consumo quasi senza limiti e insensato, considerando le importanti funzioni che svolge. Sempre dal Rapporto emerge che il suolo perso in Italia dal 2012 ad oggi avrebbe permesso l’infiltrazione di più 360 milioni di metri cubi di acqua piovana, che ora rimane bloccata sulle superfici impermeabilizzate da asfalto e cemento, e si sarebbero potuti evitare gravi danni considerando anche che l’Italia è un paese per il 16% ad alto rischio idrogeologico, come ci ha ricordato fin troppo bene la tragedia di Ischia di questi ultimi giorni. Ma non solo, anche a causa del consumo di suolo, il 45% del nostro territorio ha grossi problemi di frammentazione degli ambienti naturali, fondamentale per la salvaguardia della biodiversità e la sopravvivenza delle specie.

Per limitare la frammentazione secondo il WWF si dovrebbero pianificare in maniera coordinata sviluppo urbanistico e reti ecologiche, prevedendo inoltre interventi in aree degradate di recupero della naturalità.

Luciano Di Tizio, Presidente WWF Italia commenta che non si dovrebbe più costruire “Invece i dati ufficiali ci dicono che nel 2021 abbiamo raggiunto il picco di cementificazione del territorio degli ultimi 10 anni”.

Le città, Roma la peggiore

Oltre il 70% delle trasformazioni nazionali si concentra nelle aree delle città. Roma è la città che consuma più suolo in Italia. La Capitale anche nel 2021 conferma la tendenza dell’ultimo periodo: in 12 mesi perde altri 95 ettari di suolo. Tra i Comuni capoluogo di Regione con i maggiori aumenti di consumo di suolo ci sono Venezia (+24 ettari), Milano (+19), Napoli (+18), Perugia (+13), L’Aquila (+12).

Le Regioni senza suolo

A livello regionale la Valle d’Aosta è quella con il consumo inferiore; la Liguria è riuscita a contenere il consumo di suolo al di sotto dei 50 ettari, mentre Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Basilicata e Calabria si mantengono sotto ai 100 ettari. Gli incrementi maggiori toccano a Lombardia (+883 ettari), Veneto (+684), Emilia-Romagna (+658), Piemonte (+630), Puglia (+499). I valori più elevati riguardano Lombardia (12,1%), Veneto (11,9%), Campania (10,4%).

Spazi rubati (logistica, fotovoltaico, palazzi vuoti)

Per colpa della costruzione di nuovi poli della logistica sono andati persi 323 ettari nel 2021 (con 105 ettari nel Nord-Est e 89 nel Nord-Ovest). Mentre scenari futuri sull’installazione del fotovoltaico stimano “un importante aumento nei prossimi anni in oltre 50mila ettari”. E colpisce, per esempio, che dei 21.500 kmq un quarto (5.400 kmq, un’area grande quanto la Liguria) sia servito per costruire palazzi quando – come spiega il rapporto – nel nostro Paese ci sono edifici “non utilizzati e degradati” per 310 kmq, pari alla superficie di Milano e Napoli.

Necessaria una legge per la salvaguardia del suolo

Dal 2012 in Italia si parla di una legge sul consumo di suolo, per il WWF non si può più rimandare l’approvazione di una norma che garantisca il “bilancio zero del consumo del suolo”, considerando anche che la Commissione Europea nel 2021 ha approvato la nuova “Strategia europea per il suolo al 2030” impegnandosi a promuovere una Direttiva sul tema entro il 2023.

Una Legge, quella che auspica l’associazione ambientalista, che vieti l’edificazione di nuove costruzioni in aree libere e sostenga la riqualificazione di quelle occupate e soggette a degrado “che nelle sole aree urbane rappresentano oltre 310 km quadrati di edifici non più utilizzati”.


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