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5 dicembre, giornata mondiale del suolo. L’Italia ne perde al ritmo di 20 ettari al giorno

Oggi 5 dicembre si celebra il decimo anniversario del World Soil Day (WSD), una giornata internazionale dedicata alla consapevolezza sull’importanza del suolo sano e alla promozione della sua gestione sostenibile. Focus della Giornata mondiale del suolo 2024, organizzata sul tema “Caring for Soils: measure, monitor, manage”, è la raccolta e l’uso di dati accurati sul suolo per una gestione sostenibile, garantendo sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale. Il Report di ISPRA sul consumo di suolo in Italia e le richieste del WWF per la sua tutela e perché, finalmente, venga fatta una Legge

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5 dicembre, giornata mondiale del suolo. L'Italia ne perde al ritmo di 19 ettari al giorno

Da 10 anni il 5 dicembre si celebra il World Soil Day (WSD), Giornata mondiale del suolo voluta dalla FAO, organizzata nel 2024 sul tema “Caring for Soils: Measure, Monitor, Manage“, che spinge governi, scienziati e aziende a raccogliere dati accurati sul suolo e a collaborare per prendere decisioni sulla sua protezione, garantendo sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale. Questa edizione si inserisce in un contesto globale importante: la COP16 della Convenzione delle Nazioni Unite per Combattere la Desertificazione (UNCCD), in corso dal 2 al 16 dicembre a Riyadh, in Arabia Saudita.

Giornata mondiale del suolo 2024: Caring for Soils: Measure, Monitor, Manage

La conoscenza delle caratteristiche del suolo è fondamentale perché permette di raccogliere informazioni dettagliate sulla sua composizione, la fertilità e lo stato di salute. Monitorare il suolo significa prevenire fenomeni come l’erosione, la desertificazione e l’accumulo di contaminanti, aspetti particolarmente importanti nelle regioni colpite da eventi climatici estremi o da sfruttamento intensivo. La gestione del suolo richiede politiche integrate che bilancino le esigenze agricole, urbane ed ecologiche.

Durante il World Soil Day 2024 sono previsti molti eventi dal vivo, trasmessi in streaming per favorire la partecipazione globale. La Thailandia, in collaborazione con la e il Global Soil Partnership, ospiterà discussioni, workshop e progetti pilota, mettendo in luce le migliori pratiche per la gestione sostenibile del suolo.

Perché il suolo è vitale per il nostro futuro

Il suolo è una risorsa non rinnovabile fondamentale per la sicurezza alimentare: il 95% del nostro cibo dipende direttamente dal suolo. Suoli impoveriti o degradati minacciano la produzione agricola aggravando i problemi di fame nel mondo, considerando anche che la popolazione globale è in continuo aumento. Il suolo è fondamentale anche per la regolazione del clima: immagazzina più carbonio di quanto non facciano l’atmosfera e la vegetazione messe insieme, contribuendo a mitigare i cambiamenti climatici.

In occasione della giornata mondiale del suolo il WWF scatta una fotografia, a tinte fosche, della situazione che vive il nostro paese, che ogni anno ne consuma a un ritmo insostenibile.

Siamo un paese con forte calo demografico, eppure il consumo di suolo, nonostante un leggero miglioramento rispetto ai dati dello scorso anno, continua a essere insostenibile: l’Italia perde suolo nella misura di 20 ettari al giorno. Ne derivano danni immensi in termini di perdita di servizi ecosistemici e di biodiversità, con impatti in diversi settori, tra cui la produzione agricola e di legname, lo stoccaggio di carbonio e la rimozione di altri inquinanti, il controllo dell’erosione e la regolazione del microclima, fino alla regolazione del ciclo idrologico.

Va inoltre detto che la perdita di suolo non è solo una questione ambientale, ma anche sociale: basti pensare alla situazione del nostro paese dove meno di un terzo della popolazione urbana può accedere a un’area verde pubblica di almeno 0,5 ettari entro 300 metri.

Forse non tutti sanno che:

  • Il 95% del nostro cibo proviene dal suolo.
  • Il 33% dei suoli è degradato.
  • Possono essere necessari fino a 1.000 anni per produrre solo 2-3 cm di suolo.
  • Il suolo fornisce 15 dei 18 elementi chimici naturali essenziali per le piante.
  • Ci sono più organismi viventi in un cucchiaio di suolo che persone sulla Terra.
  • Negli ultimi 70 anni, il livello di vitamine e nutrienti negli alimenti è diminuito drasticamente.
  • 2 miliardi di persone nel mondo soffrono di carenza di micronutrienti, la cosiddetta fame nascosta.
  • La produzione agricola dovrà aumentare del 60% per soddisfare la domanda alimentare globale nel 2050.
  • Si potrebbe produrre fino al 58% di cibo in più grazie a una gestione sostenibile del suolo.
  • Fino alla metà dei nostri rifiuti domestici potrebbe essere compostata per nutrire il nostro suolo.

Il consumo di suolo in Italia: dati ISPRA 2023

Il quadro che emerge dall’ultimo rapporto del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” non è certo roseo. Il 2023, nonostante un leggero miglioramento, ha infatti registrato un incremento di 72,5 km² di suolo cementificato, un valore ancora superiore alla media decennale di 68,7 km² (2012-2022), solo parzialmente compensata dal ripristino di aree naturali. Un dato che si traduce in circa 20 ettari al giorno, con nuove impermeabilizzazioni e il 70% del consumo di suolo interessa comuni classificati come urbani dal regolamento europeo Nature Restoration Law, aggravando la perdita netta di superfici naturali che il regolamento stesso si propone di azzerare a partire dal 2024. Il cemento ricopre oltre 21.500 chilometri quadrati di territorio, l’88% dei quali su suolo utile.

Il consumo di suolo in Italia: dati ISPRA 2023

Rispetto al consumo di suolo  crescono le aree dedicate alla logistica, che nel 2023 hanno occupato ulteriori 504 ettari, di cui il 63% legate all’industria e alla produzione, il 20% alla grande distribuzione e il 17% alle strutture dell’e-commerce.

Il rapporto ISPRA 2024 evidenzia che l’8,6% delle superfici edificate in Italia ricade in aree a pericolosità da frana, con regioni come Valle d’Aosta (55,29%) e Liguria (49,4%) particolarmente esposte. Il consumo di suolo avanza anche in aree a rischio idrogeologico: nel 2023 si registrano oltre 1.100 ettari di nuove superfici artificiali in zone a pericolosità idraulica media e circa 530 ettari in aree a rischio frana, con 38 ettari localizzati in aree a pericolosità molto elevata. Questi dati confermano la vulnerabilità del territorio italiano, già esposto agli effetti dei cambiamenti climatici e a eventi estremi come alluvioni e smottamenti.

Impatto ambientale: perdita dei servizi ecosistemici

Il consumo di suolo ha ridotto drasticamente la capacità naturale di assorbire e trattenere l’acqua – il cosiddetto “effetto spugna” – con costi stimati in oltre 400 milioni di euro annui solo nel 2023. L’erosione della qualità del suolo e la riduzione delle aree naturali compromettono i servizi ecosistemici fondamentali, come la regolazione del clima, la produzione agricola e lo stoccaggio di carbonio. Complessivamente, l’impatto economico della perdita di servizi ecosistemici tra il 2006 e il 2023 è stimato tra 7 e 9 miliardi di euro annui, mentre la perdita assoluta di capitale naturale varia tra 19 e 25 miliardi di euro.

Nonostante alcuni progressi nella riqualificazione di aree dismesse, come cantieri e spazi industriali, i ripristini naturali coprono solo poco più di 8 km², lasciando il saldo netto del consumo di suolo fortemente negativo. Le strategie per il futuro devono necessariamente includere una pianificazione territoriale più rigorosa e incentivi per il recupero delle aree degradate.

Inoltre, come già detto, fra le conseguenze più gravi, il consumo di suolo rende gli spazi impermeabili, aumentando gli allagamenti e le ondate di calore, provoca la perdita di aree verdi e di servizi ecosistemici.

Regioni e città: chi consuma di più

A livello regionale, nel 2023 i maggiori incrementi di consumo di suolo si registrano in Veneto (+891 ettari), Emilia-Romagna (+815), Lombardia (+780), Campania (+643), Piemonte (+553) e Sicilia (+521). La Valle d’Aosta (+17 ettari) e la Liguria (+28 ettari) restano le uniche regioni sotto i 50 ettari di nuovo consumo. Roma, pur rimanendo tra i comuni con il consumo di suolo più alto, ha mostrato una riduzione significativa rispetto agli anni precedenti, passando da +124 ettari nel 2022 a +71 ettari nel 2023. Tuttavia, città come Uta – comune della città metropolitana di Cagliari (+106 ettari) e Ravenna (+89 ettari) evidenziano tendenze opposte.

Sicuramente i fenomeni metereologici estremi che hanno colpito in questi anni l’Emilia Romagna avrebbero potuto provocare conseguenze assai meno disastrose di quelle che ben conosciamo se ci fosse stata una maggiore tutela sel suolo.

Necessaria una legge per la salvaguardia del suolo

Da 13 anni in Italia si parla di una legge sul consumo di suolo, per il WWF non si può più rimandare l’approvazione di una norma che garantisca un “uso sostenibile ed efficiente del suolo in Italia e in Europa”, considerando anche che la Commissione Europea nel 2021 ha approvato la nuova “Strategia europea per il suolo al 2030” con un obiettivo di consumo netto di suolo pari a 0 al 2050.

Una Legge, quella che auspica l’associazione ambientalista, che vieti l’edificazione di nuove costruzioni in aree libere e sostenga la riqualificazione di quelle occupate e soggette a degrado, “stimolando il recupero delle aree già occupate e degradate: nelle sole aree urbane si potrebbe intervenire su oltre 310 Km quadrati di edifici non utilizzati”.

Il degrado dei fiumi italiani e le proposte di rinaturazione del WWF

Il WWF lancia un forte appello per la tutela e il ripristino degli ecosistemi fluviali italiani, tra gli habitat più colpiti dalle attività umane. Negli ultimi 50 anni, lungo le sponde dei fiumi si è persa una superficie equivalente a circa 2.000 campi da calcio, una distruzione che si somma ai danni causati dalle oltre 11.000 strutture artificiali presenti nel sistema fluviale nazionale, tra dighe, briglie e traverse, molte delle quali obsolete.

Secondo il Rapporto Ispra nelle fasce di 150 metri dai principali corsi d’acqua, la presenza di superfici artificiali ha registrato un incremento di 770,7 ettari nel 2023, concentrato soprattutto in Emilia-Romagna (123,4 ettari), Lombardia (90,3 ettari) e Piemonte (87,1 ettari).

Consumo suolo: il degrado dei fiumi italiani e le proposte di rinaturazione del WWF

Questi numeri testimoniano l’estrema fragilità del territorio fluviale italiano, aggravata dall’avanzare della cementificazione, che impedisce ai fiumi di svolgere il loro ruolo naturale di regolatori degli eventi estremi. L’impermeabilizzazione del suolo, infatti, riduce la capacità di assorbire e rilasciare l’acqua in eccesso, aumentando il rischio di inondazioni durante le piogge intense e di siccità nei periodi asciutti. Dal 2000 al 2019, i dissesti idrogeologici hanno causato 438 morti in Italia, un dato che rende urgente un’inversione di rotta.

Un consumo quasi senza limiti e insensato, considerando le importanti funzioni che svolge. Il suolo perso in Italia negli ultimi anni avrebbe permesso l’infiltrazione dell’acqua piovana, che ora rimane bloccata sulle superfici impermeabilizzate da asfalto e cemento, e si sarebbero potuti evitare gravi danni considerando anche che l’Italia è un paese per il 16% ad alto rischio idrogeologico.

Rinaturazione e resilienza: il progetto Adige Libero

Il WWF, con il report Rivers2Restore, ha identificato 11 progetti prioritari in Europa che potrebbero ripristinare 2.200 km di fiumi, contribuendo al 10% dell’obiettivo della Strategia Europea sulla Biodiversità. Tuttavia, per trasformare queste iniziative in realtà, è necessaria un’azione congiunta a livello nazionale ed europeo.

Tra i progetti proposti dal WWF c’è la rinaturazione dell’Adige, il secondo fiume italiano per lunghezza. Il programma mira a de-artificializzare oltre 38 km di canalizzazioni, rimuovere una diga a Parcines e 43 sbarramenti minori, ripristinando la connettività ecologica lungo un tratto di 114 km. Questi interventi contribuirebbero per il 7,1% all’obiettivo italiano di riconnettere 1.600 km di fiumi e per lo 0,45% all’obiettivo europeo di restaurare almeno 25.000 km entro il 2030, come previsto dalla Nature Restoration Law.

Un fiume rinaturato offre importanti vantaggi:

  • Riduzione delle alluvioni: eliminando barriere e ripristinando le pianure alluvionali, il fiume può immagazzinare l’acqua in eccesso durante eventi estremi, riducendo i costi per la ricostruzione.
  • Mitigazione della siccità: il ripristino delle zone umide consente il rilascio graduale di acqua nel sottosuolo, garantendo riserve idriche nei periodi asciutti.
  • Recupero della biodiversità: la rinaturazione favorisce l’habitat per flora e fauna, migliorando la qualità ecologica del corso d’acqua.
  • Turismo sostenibile: spazi naturali attraggono visitatori, creando opportunità per eco-alberghi, visite guidate e attività ricreative, con un impatto positivo sull’economia locale.

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