L’Europa non è mai stata così calda, la temperatura è salita di 2 gradi nel 2019

Per trovare gli stessi livelli di gas serra bisogna tornare indietro milioni di anni nella storia. Il nuovo rapporto di Copernicus, il programma di punta per l’osservazione della Terra dell’Unione europea, racconta di un Pianeta che si riscalda sempre di più, tanto che 11 dei 12 anni più caldi di sempre si sono verificati dal 2000 a oggi, con un amento della siccità, dell’incremento dell’intensità delle piogge, e dello scioglimento dei ghiacci in Artico; che secondo una ricerca del Centro euro-mediterraneo per i cambiamenti climatici potrebbero scomparire in estate anche prima del 2050

a cura di Tommaso Tetro

Copernicus: 2019 anno più caldo di sempre in Europa

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Il 2019 è stato l‘anno più caldo mai registrato per l’Europa con temperature medie di quasi 2 gradi al di sopra di quelle della seconda metà del XIX secolo.

Ma il Pianeta che si riscalda non ci racconta soltanto questo; tanto che 11 dei 12 anni più caldi di sempre si sono verificati dal 2000 a oggi.

E’ la fotografia messa insieme dai dati freschi di pubblicazione del nuovo rapporto sullo stato del clima in Europa lanciato da Copernicus – Climate change service (C3s) – il programma di punta per l’osservazione della Terra dell’Unione europea coordinato e gestito dalla commissione Ue, in collaborazione con l’Agenzia spaziale europea e, tra gli altri, l’Organizzazione europea per l’utilizzo dei satelliti meteorologici.

Surriscaldamento, piogge intense, siccità estrema

Se la temperatura sale, un po’ colpa delle azioni dell’uomo è, come ha detto in diverse occasioni e anche in modo decisamente ‘netto’ nei sui rapporti l’Ipcc, il panel di scienziati che studiano i cambiamenti climatici su mandato delle Nazioni Unite; gli effetti – riportati anche in questo studio – mostrano mesi super-bollenti come quelli di febbraio, giugno, e luglio, di un amento della siccità, dell’incremento dell’intensità delle piogge, e dello scioglimento dei ghiacci in Artico.

surriscaldamento, aumenta la siccità

Foto di Gerhard Gellinger da Pixabay 

Una conferma, dell’avanzata dei cambiamenti climatici per le attività industriali e i nostri comportamenti, si trova nel fatto che il 2019 è anche l’anno in cui le emissioni di gas serra raggiungono concentrazioni così elevate che per ritrovare gli stessi livelli bisogna tornare indietro a milioni di anni fa nella storia.

Secondo il rapporto di Copernicus a livello globale “gli indicatori climatici mostrano che le temperature medie degli ultimi cinque anni sono di 1,1 gradi al di sopra di quelle dell’era preindustriale, e in tutta Europa di quasi 2 gradi al di sopra di quelle della seconda metà del XIX secolo”.

I risultati mettono in evidenza “la continua tendenza al riscaldamento“. Inoltre, dal 2000 si sono verificati 11 dei 12 anni più caldi, con il 2019 anno record, seguito da vicino dal 2014, 2015 e 2018. Tutte le stagioni hanno registrato temperature più calde della media, e per esempio l’estate è la quarta più calda dal 1979.

In alcune pezzi d’Europa si sono registrate temperature estive da 3 a 4 gradi superiori al normale, con giugno e luglio ‘hot’ in alcuni Paesi europei, tra cui Francia e Germania.

La siccità estiva ha colpito l’agricoltura e le aree naturali in molte zone. Mentre alcune zone dell’Europa occidentale sono state colpite da forti piogge nella parte finale dell’anno, in particolare a novembre quando è caduta quattro volte la quantità d’acqua prevista. Nell’Europa artica “la temperatura dell’aria, sia sul mare che sulla terra ferma, è stata di 0,9 gradi superiore alla media”, con le “temperature che in estate sono state vicine alla media”.

Surriscaldamento e piogge intense

Foto di David Mark da Pixabay

 

Ma il caldo che ha colpito l’Europa “alla fine di luglio si è spostato verso nord portando con sé temperature da record nella Scandinavia settentrionale, e contribuendo allo scioglimento dei ghiacci di superficie in Groenlandia”.

Rischio sciglimento ghiacciai entro il 2050

E una nuova ricerca sull’oceano Artico – portata avanti dall’università di Amburgo, in collaborazione con un team internazionale di ricercatori di 21 istituti, tra cui anche alcuni italiani del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) – racconta di come i ghiacci potrebbero sciogliersi del tutto in estate, anche prima del 2050.

surriscaldamento e scioglimento ghiacciai

Foto di Adam Derewecki da Pixabay

In base all’analisi di 40 diversi modelli climatici è infatti risultato che nella maggior parte delle previsioni l’Artico si ritroverà libero dai ghiacci a settembre; e prima del 2050 in tutti gli scenari. Una previsione che prima veniva ipotizzata soltanto con un aumento delle emissioni CO2. Invece adesso – viene spiegato – che “anche riducendo le emissioni globali rapidamente e in maniera sostanziale, e riuscendo a rimanere al di sotto dei 2 gradi di aumento medio delle temperature globali rispetto ai livelli pre-industriali, come richiesto dall’accordo di Parigi per il clima, il ghiaccio marino nell’Artico potrebbe occasionalmente scomparire in estate anche prima del 2050”.

Invece, per ritrovare lo stesso livello di emissioni sulla Terra dobbiamo tornare indietro alla preistoria. Secondo “gli scienziati è possibile trovare alte concentrazioni come quelle registrate nel 2019 solo risalendo a milioni di anni nella storia”.

Il rapporto su questo punto è chiaro: nel 2019 “i flussi netti globali di gas a effetto serra come l’anidride carbonica (CO2) e il metano (CH4) seguono una continua tendenza al rialzo”; e avverte che si tratta di “un modello che si è stabilito negli ultimi decenni”.

Infine, il 2019 ha registrato il maggior numero di ore di sole rispetto agli anni precedenti partendo dal 1984, superando di poco l’anno record del 2015. Le ore di sole aumentano negli ultimi 40 anni – si osserva nel rapporto in cui si fa presente che la durata delle ore di sole è stata osservata durante tutto l’anno, con una copertura nuvolosa inferiore alla media osservata per i primi sei mesi – e le aree con maggiore esposizione sono state la Spagna, alcune aree della Francia, l’Europa centrale e la maggior parte dell’Europa orientale.

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