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Indice degli argomenti: Energia green e ricerca: un’opportunità per le donne. Il ruolo di Enea Energia green e ricerca: identikit dell’R&S in Italia Tra le tecnologie energetiche focalizzate nello studio, quali sono gli outsider più promettenti per il ruolo che potrebbero svolgere nella decarbonizzazione Che giudizio si può dare alla ricerca italiana sull’energia green? L’energia ha bisogno delle donne. Per la precisione, il mondo della ricerca e sviluppo sulle green energy potrebbe costituire un’opportunità importante non solo per restituire la giusta parità di condizioni lavorative e di opportunità professionali. C’è in gioco molto di più: lo sostiene la stessa Agenzia Internazionale dell’Energia, che rileva come “un maggiore accesso delle donne alle professioni del settore energetico potrebbe dare un maggiore impulso al processo di transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e sono diverse le iniziative messe in campo anche a livello internazionale”. A riportarlo è Enea, attraverso la “Valutazione dello stato e del potenziale di sviluppo delle tecnologie energetiche nel percorso di decarbonizzazione dei sistemi produttivi e dei servizi”. È uno studio che è nato da un lavoro svolto dal Tavolo Tecnico sulla Decarbonizzazione dell’Economia, istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha portato alla realizzazione di un catalogo delle tecnologie energetiche, che raccoglie 36 schede sulle tre dimensioni fondamentali di un sistema energetico sostenibile: impatto ambientale, sicurezza energetica e competitività. Comprende energie consolidate, ma ancora suscettibili di sviluppo come il fotovoltaico, ad altre mature come l’eolico on shore, ad altre ad alto grado innovativo come l’energy storage o l’energia dal mare. Analisi cluster eseguita sui dati di TRL (valore medio e range) e numero di aziende italiane coinvolte nello sviluppo delle tecnologie energetiche. (Fonte: Enea) Lo studio propone una metodologia di valutazione delle tecnologie fondata su parametri relativi alla sostenibilità ambientale e al potenziale di ricerca e innovazione e dello sviluppo industriale dei territori. Ma che ha il merito di riportare, tra i vari elementi di analisi, anche le percentuali di donne occupate per ciascun gruppo di tecnologia energetica. Percentuali che, “come è facilmente riscontrabile, sono piuttosto basse”, sottolinea. Energia green e ricerca: un’opportunità per le donne. Il ruolo di Enea L’Ente pubblico di ricerca italiano ha un ruolo importante sul tema delle donne nella ricerca energetica: a illustrarlo è Elena De Luca, autrice dello studio. «Enea è impegnata all’interno di Iea a un tavolo internazionale dedicato a favorire l’accesso delle donne nelle clean energy. Per questo abbiamo voluto indagare e mettere in evidenza, tra le caratteristiche dimensionali delle aziende censite per gruppi di tecnologie energetiche, la quota di donne dipendenti». Lo stesso ente di ricerca spiega a proposito che: “Aderendo all’accordo di collaborazione C3E TCP della IEA (International Energy Agency), l’Italia ritiene che sostenere la partecipazione delle donne nell’ambito della clean energy possa rappresentare un valore aggiunto per dare impulso al processo di transizione energetica. L’ENEA è entrata nel comitato esecutivo ed è leader della task incentrata sulla raccolta dati sulla presenza delle donne e sulla formulazione di indicatori volti ad individuare eventuali barriere che ne ostacolano l’accesso e la progressione di carriera.” De Luca sottolinea, inoltre, che pur con dati molto scarsi in materia, «la percentuale femminile impegnata in Italia nel comparto è superiore alla media europea». Non solo: la ricerca italiana in materia di energie sostenibili sarebbe in grado di aprire spazi professionali importanti: «la natura innovativa del comparto e le sue potenzialità di sviluppo potrebbero fornire opportunità interessanti per le donne». Caratteristiche dimensionali delle aziende censite per gruppi di tecnologie energetiche Energia green e ricerca: identikit dell’R&S in Italia La ricerca condotta da Enea ha il merito soprattutto di mettere in luce il ruolo svolto dalla ricerca italiana nell’energia, in particolare sulle tecnologie energetiche utili all’avanzamento del processo di decarbonizzazione. “Nonostante la presenza di eccellenze, mostra una situazione di ricerca e sviluppo nel settore energetico ancora in sofferenza”. I motivi di questo stato vanno ricercati nel “livello di priorità relativamente basso attribuito alla ricerca”, nella frammentazione degli attori coinvolti e della carenza di coordinamento; questo genera una dipendenza tecnologica dall’estero e un crescente deficit commerciale nei prodotti ad alta tecnologia”. Tuttavia, la ricerca italiana in questo comparto, dopo un periodo di forte frammentazione, “negli ultimi anni sta evolvendo verso un quadro più coordinato di iniziative, favorite anche dall’allineamento alle Azioni‐chiave del SET Plan e dalla partecipazione a Mission Innovation”. Inoltre il sistema della ricerca italiano “ha un buon posizionamento internazionale, dimostrando di essere pronto a cogliere tutti gli spunti più innovativi provenienti a livello internazionale” rileva lo studio di Enea. Il cui merito è evidente: riuscire a fotografare un settore quanto mai ampio e dargli una forma. «Già dal numero di enti coinvolti e visibili nella ricerca e sviluppo delle nuove tecnologie energetiche si coglie l’impegno profuso – rileva De Luca – Questi sforzi, però, devono essere incoraggiati per riuscire a tramutare gli esiti della ricerca in una produzione tecnologica su scala industriale. Serve, quindi un supporto e un maggiore dialogo tra enti di ricerca e industria per rendere possibile un maggior trasferimento tecnologico delle idee». Qual è il pregio maggiore di questo studio? «La possibilità di avere una panoramica contemporaneamente su tutte le tecnologie energetiche, potendo fare un confronto su determinati parametri. Siamo partiti da una schedatura descrittiva delle tecnologie, pubblicata a valle di un lavoro svolto con la Presidenza del Consiglio per farne una mappatura: per esempio, di ogni singola tecnologia abbiamo registrato i valori di TRL – Technology Readiness Level – per comprenderne la loro maturità e le possibili ulteriori applicazioni più innovative e in grado di renderla più efficiente o più economica. Prendiamo il fotovoltaico, per esempio: il suo range TRL è molto ampio e, allo stesso tempo, ha un elevato potenziale d’innovazione; mentre l’eolico on shore esprime un grado tecnologico ormai maturo». Lo sviluppo di queste tecnologie potrebbe avere un peso specifico elevato sull’occupazione e sull’economia. Su cosa occorre lavorare? «Bisogna incrementare la filiera produttiva. Non dobbiamo ripetere gli stessi errori avvenuti, per esempio, nel fotovoltaico dove abbiamo contribuito allo sviluppo dell’impiego di questa tecnologia, ma utilizzando componenti provenienti da altri Paesi, senza potenziare una filiera nazionale. La transizione energetica potrebbe consentire di accrescere questa visione di ecosistema e su questo occorre crescere. Se questo accadesse, ciò avrebbe ricadute occupazionali enormi; inoltre, dato che il settore è pressoché nuovo, ci sarebbe spazio per nuove figure professionali. Certo, serve anche formazione, un’opera di riqualificazione di alcune competenze: serve quindi una programmazione ad ampio raggio». Tra le tecnologie energetiche focalizzate nello studio, quali sono gli outsider più promettenti per il ruolo che potrebbero svolgere nella decarbonizzazione? «Di sicuro quelle mirate a ricavare energia dal mare, specie quelle da correnti marine e da moto ondoso, e quelle legate all’accumulo energetico che potrebbero essere favorite dallo sviluppo delle comunità energetiche e dal consumo dell’energia a livello territoriale. Anche i digestori anaerobici di biomasse, per la produzione di biogas da cui ricavare biometano, sono interessanti sia per grado di maturità sia per il loro valore di contenimento degli effetti climalteranti». Mappatura delle tecnologie energetiche in relazione alle emissioni di CO2 evitate (asse verticale) e valore medio del TRL (asse orizzontale). I quattro quadranti ordinano le tecnologie in quattro categorie dipendenti dal grado di maturità e dal contenimento degli effetti climalteranti (Fonte: Enea) Che giudizio si può dare alla ricerca italiana sull’energia green? «È un comparto innovativo e che conta molti soggetti pubblici e privati coinvolti specie proprio sulle tecnologie basate sulle fonti rinnovabili e sull’accumulo. Per migliorare occorre che questa rete tra le varie realtà sia caratterizzata da una maggiore cooperazione oltre a una maggiore organizzazione. Naturalmente, servono più fondi alla ricerca e un’adeguata accessibilità a essi». Analisi della rete applicata alle relazioni tra tecnologie ad alto potenziale di sviluppo tecnologico e Centri di eccellenza (Fonte: Enea) Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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