Anche fotovoltaico consuma suolo, tra 2021 e 2022 mangiati 243 ettari

Il nuovo rapporto del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente ci dice che il fotovoltaico consuma suolo. Nel 2021 erano stati 70 ettari. La prima regione per ‘spazio’ destinato al fotovoltaico nell’ultimo anno è la Sardegna con oltre 91 ettari. La prospettiva guarda allo sfruttamento dei tetti degli edifici e dei fabbricati, oltre che all’agrivoltaico, come viene indicato anche nel Piano nazionale integrato energia e clima. In Italia gli impianti fotovoltaici a terra occupano circa 17.830 ettari.

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Anche fotovoltaico consuma suolo, tra 2021 e 2022 mangiati 243 ettari

Anche il fotovoltaico è un ‘mangiatore’ di suolo; sia pure in una forma reversibile, gli impianti di solare fotovoltaico a terra – comunque di grande “rilevanza” per il raggiungimento degli obiettivi di energie rinnovabili Ue al 2030 e al 2050 – consumano suolo. Ed è quello che racconta il nuovo rapporto del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) dedicato proprio al consumo di suolo.

I dati delle installazioni di fotovoltaico a terra

Dai dati relativi all’individuazione di nuovi impianti fotovoltaici installati a terra, tra il 2021 e il 2022, emerge “un consumo di suolo totale di 243 ettari” pari “a una potenza di circa 135 MW (Megawatt); un dato abbastanza distante dai 70 ettari rilevati nel 2021, ma in linea con i 241 ettari del 2020 e i 246 del 2019“.

Secondo l’ultimo rapporto ‘Solare fotovoltaico’ del Gse (Gestore dei servizi energetici) nel 2022 c’è stato “un aumento significativo del numero di grandi impianti, superiori a 5 MW, entrati in servizio. La potenza installata in questa classe di impianti risulta di 353 MW”; in crescita rispetto ai 29 MW del 2021, ai 129 MW del 2020, e ai 214 MW del 2019.

In base agli stessi dati del Gse – spiega il rapporto – nel 2022 c’è stato “un deciso incremento della potenza installata in tutte le categorie di grandezza degli impianti. La classe compresa tra 3 e 20 KW (Kilowatt) ha fatto registrare una variazione percentuale rispetto al 2021 di circa il 200%, coprendo da sola quasi la metà della nuova potenza installata nell’ultimo anno (1.226 MW dei 2.490 MW totali)”.

La regione in cui nell’ultimo anno si è destinato più territorio al fotovoltaico a terra è la Sardegna, dove sono stati ‘consumati’ oltre 91 ettari (circa il 37% del totale della superficie consumata per far spazio a questi impianti). Seguono la Sicilia e il Lazio, rispettivamente con 59 e 56 ettari. L’unica regione che riporta valori negativi di consumo sono le Marche (meno 1,1 ettari).

Puntare su impianti su tetto e agrivoltaico

Guardando in prospettiva, quindi allo sfruttamento dei tetti degli edifici e dei fabbricati, si fa presente come “la tendenza a progettare i nuovi impianti con dimensioni compatibili con una localizzazione ‘non a terra’ sia senza dubbio un aspetto positivo”.

Ma a livello nazionale risultano complessivamente occupati da impianti fotovoltaici circa 17.830 ettari, equivalenti a più di 9.900 MW di potenza (i dati differiscono di circa il 13% da quelli pubblicati nel rapporto del Gse che riporta una superficie di 15.700 ettari e una potenza totale pari a circa 8.520 MW; la causa è nella differente risoluzione dei dati).

La distribuzione dei pannelli fotovoltaici installati a terra a livello regionale – che si ricava dai dati Snpa – mostra una situazione abbastanza eterogenea. La regione con più superficie occupata da impianti è la Puglia, con 6.116 ettari (circa il 34% di tutti gli impianti nazionali), seguita dall’Emilia-Romagna (1.826 ettari) e dal Lazio (1.544 ettari). Le regioni su cui risulta installato il numero più basso di impianti a terra sono il Trentino-Alto Adige (16 ettari), la Valle d’Aosta (1,2 ettari) e la Liguria (0,2 ettari).

L’ultimo aggiornamento del Pniec per esempio conferma che “si seguirà un approccio ispirato alla riduzione del consumo di territorio, per indirizzare la diffusione della significativa capacità incrementale di fotovoltaico prevista per il 2030, promuovendone l’installazione innanzitutto su edificato, tettoie, parcheggi, aree di servizio”, insomma coperture.

Per quanto riguarda i grandi impianti fotovoltaici il cui posizionamento è previsto a terra, il Pniec indica come prioritario l’utilizzo di “zone improduttive, non destinate ad altri usi, quali le superfici non utilizzabili a uso agricolo”. Anche a livello internazionale si cerca di coniugare la transizione energetica e la necessità di produrre energia da fonti rinnovabili con la tutela del suolo e dei servizi ecosistemici.

Il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), nel suo aggiornamento di giugno 2023, prevede che al 2030 siano installati 131 GW di impianti rinnovabili (di cui circa 80 GW fotovoltaici e 28 GW eolici), con un incremento di capacità di circa 74 GW rispetto al 2021. Di questo incremento, 57 GW è previsto che siano prodotti tramite il fotovoltaico e 17 tramite l’eolico. In un’ottica di neutralità climatica al 2050 e di riduzione del 55% delle emissioni di gas serra al 2030 rispetto ai livelli del 1990 (pacchetto ‘Fit-for-55′), sono state imposte delle accelerazioni alle misure di mitigazione delle emissioni.

C’è poi l’agrivoltaico, che nel nostro Paese viene condivisa nel Pniec e inclusa in misure incentivanti anche del Pnrr; si tratta della possibilità di far convivere sullo stesso suolo un doppio uso produttivo, agricolo ed energetico, attraverso l’installazione di impianti agrivoltaici sostenibili; l’agrivoltaico è ritenuta una strada per coniugare sia la tutela del suolo che lo sviluppo delle rinnovabili.

Secondo le valutazioni del Centro comune di ricerca della commissione Europea la percentuale dei tetti adatti a ospitare impianti può variare, a livello europeo, tra il 49 e il 64%. Dall’analisi sono stati anche esclusi i centri storici dei principali comuni e tutti i centri urbani minori (in cui l’installazione dei pannelli può essere inopportuna o soggetta a vincoli di natura storico-paesaggistica).

Incrociando i dati dell’Osservatorio del mercato immobiliare e servizi estimativi dell’Agenzia delle Entrate, la superficie totale degli edifici ricavabile dalla carta del suolo consumato 2022, al netto di quelli ricadenti nelle zone centrali, ammonta a 3.862 km quadrati (a questo valore, per ricavare l’area netta disponibile, sono stati applicati sia il fattore massimo del 49% che il fattore minimo di riduzione del 64%, e successivamente è stato sottratto l’ulteriore 60% dell’area necessaria alla manutenzione).

I risultati mostrano che la superficie netta disponibile può variare da 757 a 989 km quadrati. Ipotizzando tetti piani e la necessità di disporre di 10,3 metri quadrati per ogni kW installato, si stima una potenza variabile dai 73 ai 96 GW che sarebbe possibile installare su fabbricati esistenti. A questa potenza si potrebbe aggiungere quella installabile in aree di parcheggio, in corrispondenza di alcune infrastrutture, in aree dismesse o in altre aree impermeabilizzate, senza aumentare il consumo di suolo. Ipotizzando che sul 4% dei tetti sia già installato un impianto, si può concludere che, sfruttando gli edifici disponibili, ci sarebbe posto per una potenza fotovoltaica compresa fra 70 e 92 GW, un quantitativo sufficiente a coprire l’aumento di energia rinnovabile complessiva previsto dal Pniec al 2030.

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