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Indice degli argomenti: Cosa significa essere donna in un settore prevalentemente maschile come l’architettura Le sfide da affrontare nell’architettura ecosostenibile e bioedilizia Il valore dell’edilizia sostenibile alla luce della pandemia Covid-19 I temi che l’Italia deve spingere per puntare a un’edilizia più attenta al green e più resiliente Qual è la tecnologia o i materiali che potranno portare a una crescita significativa della bioedilizia e all’architetuttura ecosostenibile Architettura ecosostenibile e bioedilizia sono concetti che necessitano di competenza. Perché progettare e costruire in modo sostenibile, a livello ambientale ed economico, richiede attenzione a molti aspetti. Lo sa bene Carola Arrivas Bajardi, architetto e fresca vincitrice del Premio Mirna Terenziani, riconoscimento dei GBC Italia Awards attribuito alle donne della comunità di Green Building Council Italia autrici di progetti innovativi e di eccellenza nel campo dell’edilizia green. Nel caso specifico, si è rivelato vincente “Women in Green: quando le donne sanno fare la differenza” relativo a una riqualificazione energetico ambientale a Palermo. Il progetto ha una forte impronta femminile: a partire dalla committente, alla progettazione e direzione lavori (di cui si è occupata Arrivas Bajardi) fino alla responsabile del calcolo delle strutture e direzione dei lavori strutturali, a cura dell’ingegner Francesca Buscemi. La vincitrice ha voluto dedicare il premio a tutte le donne «che come me si impegnano con passione nella propria professione, non a caso il raggiungimento dell’uguaglianza di genere e l’empowerment di tutte le donne è uno dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile». Architetto Arrivas Bajardi, cosa significa essere donna in un settore prevalentemente maschile come l’architettura e, soprattutto, l’edilizia? Il lavoro dell’architetto non è facile, si sa. In più, se sei donna ti possono capitare situazioni in cui prevale la retorica del mansplaining, neologismo con cui viene definito l’atteggiamento paternalistico di alcuni uomini – ma non solo – che tendono a spiegare a una donna ciò che lei, in realtà, sa già. Questo è il motivo per cui noi donne tendiamo a essere sempre molto preparate e competenti, proprio perché ci dobbiamo fare strada in un mondo professionale ancora fatto prevalentemente da uomini. Progetto di riqualificazione energetico ambientale a Palermo Tuttavia bisogna ammettere che negli ultimi 50 anni sono stati fatti grandi progressi per quanto riguarda l’emancipazione femminile. Infatti, a parte quanto già descritto, finora non ho riscontrato particolari difficoltà nel mio ambiente lavorativo, per il semplice fatto di essere una donna. Quali sono le sfide da affrontare in architettura ecosostenibile e bioedilizia? I prossimi 10 anni saranno determinanti per ridurre le emissioni di CO2eq del 55% rispetto ai livelli registrati nel 1990. Ci aspetta, quindi, uno sforzo enorme a livello di Paese e anche di categoria. Ritengo che una sempre maggiore partecipazione di donne competenti ed esperte nei processi decisionali e una maggiore presenza di leadership al femminile siano fondamentali per favorire il necessario mutamento della visione per uno sviluppo più sostenibile. Perché le donne potrebbero rivelarsi determinanti nel vincerle? A differenza degli uomini, più propensi a una impostazione tradizionale logico-sequenziale, le donne hanno una spiccata propensione al pensiero laterale. Questa modalità di risoluzione di problemi logici (problem solving) prevede l’osservazione di un problema da diverse angolazioni ed è alla base dell’approccio integrato e multidisciplinare tipico dell’edilizia sostenibile e del life cycle design. Le donne, dunque, hanno dimostrato di essere capaci di gestire meglio degli uomini la complessità utilizzando altre categorie come l’intelligenza intuitiva e il pensiero laterale. Lo abbiamo visto con la gestione della pandemia: le leadership femminili, nel complesso, hanno risposto meglio di quelle maschili. Quale valore assume oggi l’edilizia sostenibile anche alla luce della pandemia Covid-19? L’attuale crisi pandemica è un forte campanello d’allarme che ci riporta alla necessità di ritrovare una “misura”. Rappresenta, inoltre, il crollo del mito antropocentrico dell’uomo che s’illude di avere il pieno controllo della tecnica e di dominare incontrastato sulla Terra, considerata come mera materia prima da utilizzare e sfruttare. Questo “campanello”, se saputo leggere con intelligenza e attenzione, ci aiuterà a darci l’impostazione giusta per affrontare le sfide future che saranno sempre più complesse. Oggi gli effetti della crisi ecologica incominciano a vedersi. Tra questi considero non solo il cambiamento climatico, l’impoverimento delle risorse del pianeta e l’alterazione degli ecosistemi, ma anche l’attuale pandemia. È come se all’improvviso la gente si stesse svegliando da un lungo sonno (il sonno della ragione!) per incominciare finalmente a comprendere che ci troviamo alle soglie del nuovo paradigma, il paradigma dell’ecologia, che sta subentrando a quello dell’economia, come bene ha scritto Vittorio Hösle nella “Filosofia della crisi ecologica”. L’edilizia sostenibile nell’era post-Covid-19, sta entrando finalmente nella tanto attesa fase di transizione in cui il mercato sarà progressivamente assorbito dal passaggio da un’economia lineare a un’economia circolare, influenzando domanda di sostenibilità per il prossimo futuro. Su quali temi l’Italia oggi deve spingere per puntare a un’edilizia più attenta al green e più resiliente? A volte ci si dimentica che l’Italia è una penisola che si allunga sul Mar Mediterraneo. Ciò significa che nel nostro Bel Paese vi è un’ampia diversità di climi e di ambienti naturali, e proprio in questa coesistenza consiste la sua ricchezza. Ma come ogni ricchezza, anche questa presuppone una cura e un impegno sistemico che non trascuri nessuno dei suoi aspetti. Visto il recente sviluppo dell’edilizia sostenibile che inizia ad attecchire anche nel sud Italia, penso sia il momento di porre maggiore attenzione su temi più adatti al clima “mediterraneo” e alle peculiarità dei climi caldi. Per esempio, si potrebbe porre l’accento sull’involucro edilizio che al sud deve sfruttare l’escursione termica giorno-notte, oppure sul raffrescamento passivo prendendo spunto dalle nostre “camere dello scirocco”. Ma sono tanti i temi e gli spunti utili a proposito. A proposito di sud Italia: come si sta sviluppando la bioedilizia e l’architettura sostenibile? Noto finalmente un interesse sempre maggiore su questi temi. Stanno nascendo timidamente i primi progetti e sono certa che questo processo si potrà sviluppare rapidamente se ben stimolato. Ai tempi del dottorato di ricerca, quando aprii la prima sezione di Palermo dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura e ne diventai presidente, io e i miei colleghi cercavamo di spiegare alle persone che quella era l’unica architettura possibile, ma allora quasi nessuno ci ascoltava. Noi architetti ambientalisti eravamo considerati dei sognatori un po’ ingenui e sprovveduti. Oggi, invece, è come se all’improvviso la gente si stesse appunto svegliando da un lungo sonno per incominciare finalmente a comprendere che ci troviamo alle soglie del nuovo paradigma: il paradigma dell’ecologia. Riqualificazione energetica e superbonus 110%: quali stimoli può creare l’agevolazione? Fortissimi stimoli, in teoria. Il Governo, però, deve assolutamente fare in modo che nella pratica la palude della burocrazia non affossi anche questa possibilità. Noi liberi professionisti siamo pronti, gli operatori del mercato anche, i nostri clienti attendono dallo scorso luglio di partire con i lavori. Ma siamo all’ennesimo stop per cui a oggi non si hanno ancora certezze sulle asseverazioni e sui requisiti tecnici degli interventi… non mi pare si debba aggiungere altro. Secondo lei, qual è e sarà la tecnologia o i materiali che potranno portare a una crescita significativa della bioedilizia e all’architetuttura ecosostenibile? È un discorso che attiene il life cycle design, ovvero la progettazione attenta fin dall’origine per realizzare un edificio, cercando di anticipare l’impatto che esso potrà avere lungo tutto il ciclo di vita. È un modo di pensare moderno, ma ha radici antiche. Penso a Prometeo, ossia a colui che donò all’uomo la tecnica: il suo nome significa “colui che prevede”. Questa capacità di “vedere in anticipo” è alla base dei tecno-cicli, che si focalizzano sull’applicazione di tecnologie che puntano all’efficienza energetica e alla riduzione delle emissioni; ci sono poi i bio-cicli, il cui percorso comprende l’impiego di materiali di origine organica, facilmente biodegradabile. Terzo approccio importante è legato al design for flexibility che favorisce la riduzione dell’uso di materie prime che in architettura si può esemplificare mediante l’impiego di strutture modulari, disassemblabili e multifunzionali. Alla base di tutto c’è la necessità di svolgere ricerche iniziali e approfondite e di operare in una logica di progettazione integrata, che tenga conto cioè del parere dei vari esperti nei singoli comparti, in modo da adottare strategie progettuali in grado di abbattere impatti e costi del manufatto. Così si mette in pratica non solo la sostenibilità ambientale, ma anche quella economica. Carola Arrivas Bajardi, breve bio Architetto e dottore di ricerca in ingegneria, Carola Arrivas Bajardi è una figura esperta, nonché appassionata, di bioarchitettura oltre che di promozione culturale e sviluppo sostenibile. Si è occupata di life cycle assessment e di Progetti Europei MED per l’Agenzia Regionale per l’Ambiente ARPA Sicilia. Presidente della sezione di Palermo dell’Istituto Nazionale di BioArchitettura, ha realizzato allestimenti ecosostenibili per Legambiente e Fa la Cosa Giusta! Fa parte della segreteria tecnica del Chapter Sicilia del Green Building Council Italia ed è LEED AP BD+C dal 2020. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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