Rinnovabili in Italia: andamento delle installazioni e ripartenza post pandemia

Nell’anno della pandemia le installazioni di rinnovabili in Italia – a differenza di quanto avvenuto in molti paesi – sono rallentate, con 784 MW di nuova potenza installata e un calo di oltre il 35% rispetto al 2019. D’altra parte aumentano le innovazioni tecnologiche, soprattutto per quanto riguarda fotovoltaico ed eolico, sempre più efficienti e competitive con le fossili. I nodi da sciogliere: semplificazione burocratica e occupazione di suolo. Per il futuro del comparto è necessario ragionare in ottica di mix tra le varie fonti. Le risorse del PNRR per il comparto delle energie pulite. In anteprima il Summary del Renewable Energy Report 2021

Rinnovabili: la ripartenza post pandemia. Presentazione del Renewable Energy Report 2021

Indice degli argomenti:

Il Renewable Energy Report 2021 è il primo Rapporto di Energy & Strategy – con un po’ di sano ottimismo – che ci avvicina al post pandemia. Giunge quindi in un momento particolare, di fermento positivo, che porta con sé le riflessioni del periodo più buio della pandemia insieme alle proiezioni di un futuro, pur se ancora incerto, dove si torna a parlare di ottimismo.

Guardare all’impatto della pandemia nel comparto delle rinnovabili ha richiesto un notevole sforzo, soprattutto perché si è voluto nel Rapporto evitare la scappatoia facile di attribuire al Covid tutto il calo del mercato, bensì cogliere l’occasione per investigare le ragioni profonde della crisi e trarne ispirazione per la ripartenza.

Vi proponiamo in anteprima i principali risultati del Rapporto, invitandovi a iscrivervi alla presentazione del report. alle 9.30 di questa mattina.

A fondo pagina il PDF con l’Executive Summary completo


L’andamento delle installazioni: il quadro del mercato in Italia

Il mercato delle rinnovabili è – a livello globale ed europeo – un mercato in grandissima espansione, con una crescita che non si è arrestata nemmeno nel corso del 2020, nonostante le problematiche connesse al diffondersi della pandemia da Covid-19. È un segno, inequivocabile, del fatto che la transizione energetica non sia solo un “piano”, ma una “realtà” che sta profondamente cambiando il mercato dell’energia. La marcia verso la completa decarbonizzazione, che l’Europa si è posta come obiettivo per il 2050, sembra quindi essere inesorabilmente avviata e sta evidentemente catalizzando l’interesse del mondo industriale e finanziario. Se l’Europa però ha “festeggiato” nel 2020, se così si può dire, ed ovviamente limitatamente al comparto delle rinnovabili (come mostrato dal grafico), lo sfondamento di quota 650 GW di potenza complessivamente installata, con il fotovoltaico e l’eolico ad avere anch’essi superato la soglia rispettivamente dei 160 e 200 GW in poco più di un decennio, non altrettanto si può dire dell’Italia.

Il confronto con l’andamento decennale mostrato nel grafico mette in evidenza una “capacità” di crescere che è decisamente inferiore a quanto fatto registrare dall’Europa e con uno “stallo” che è cominciato già nel 2018 e quindi ben prima che la pandemia ci colpisse.

Rinnovabili: potenza installata in Europa dal 2010 al 2020

Rinnovabili: potenza complessiva in Italia dal 2010 al 2020

La nuova potenza da rinnovabili installata in Italia nel corso del 2020 è stata di 784 MW, di circa 427 MW inferiore rispetto a quella installata nel corso dello stesso intervallo del 2019 (-35,4%). Una diminuzione trainata fortemente dalle installazioni eoliche, passate da 413 MW del 2019 a 85 MW nel 2020 (-79%). È il fotovoltaico nel 2020 a guidare la classifica delle installazioni con 625 MW, superando appunto l’eolico con 85 MW. Segue l’idroelettrico con 66 MW, mentre le biomasse con 8 MW chiudono la classifica.

È indubbio come un ruolo importante nella diminuzione delle installazioni l’abbia avuto il Covid-19. L’impossibilità per diversi mesi di procedere con le attività «sul campo», l’accresciuta complessità di interagire con la Pubblica Amministrazione e l’oggettivo clima di incertezza associato all’impatto sull’economia, hanno condizionato pesantemente il nostro Paese.

Tuttavia, il calo del mercato delle rinnovabili nel nostro Paese è stato, altrettanto indubbiamente, più forte che altrove ed ha mostrato le fragilità del sistema. Da queste fragilità è necessario ripartire, per garantire nel post-Covid un deciso ritorno alla crescita.

Non è un caso quindi che, se si guarda all’andamento delle aste per i grandi impianti nel nostro Paese, ed in particolare ai nuovi impianti eolici e fotovoltaici, si assiste ad un calo “drammatico” nel coefficiente di saturazione del contingente messo a disposizione, dal 100% del primo bando (del 30 ottobre 2019) al 24% del quarto bando conclusosi da poco. E con il poco lusinghiero risultato di aver aumentato, anziché ridurli come previsto dal meccanismo “competitivo”, i prezzi medi di assegnazione. (Per approfondire si rimanda al capitolo 1 del Rapporto).

Il potenziale dell’innovazione tecnologica: le prestazioni attese per le rinnovabili

Se il mercato in Italia – a differenza di quanto avviene in Europa e nel Mondo – sta facendo segnare il passo, non altrettanto si può dire dell’evoluzione tecnologica associata alle rinnovabili, in particolare fotovoltaico ed eolico, al quale è dedicato un approfondimento speciale nel nostro Rapporto.

La presenza di investimenti importanti e l’identificazione della traiettoria della decarbonizzazione, infatti, ha decisamente spinto anche lo sviluppo di soluzioni tecnologiche più competitive dal punto di vista dei costi (o meglio del rapporto costi/prestazioni) e quindi in grado di abilitare mercati “solo” di rinnovabili.

La diminuzione del costo degli impianti fotovoltaici, e di conseguenza dell’energia da essi prodotta, sta proseguendo in maniera decisa, raggiungendo quindi valori di costo ormai competitivi con le fonti fossili. Anche se il valore dell’LCOE (Levelized Cost of Energy, ossia il costo al kWh prodotto) è fortemente condizionato dal contesto di mercato specifico, è altrettanto indubbio che la discesa intrapresa nei costi di produzione di energia da fotovoltaico sia stata (e sia per il futuro) sostenuta da una significativa evoluzione della tecnologia.

Valore dell’LCOE (Levelized Cost of Energy, ossia il costo al kWh prodotto)

Il costo dell’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici è principalmente condizionato dal costo della tecnologia (in contrapposizione a ciò che accade per le fonti fossili, fortemente influenzate dal costo del fuel), ed in particolare da quello dei moduli fotovoltaici e dei materiali che li compongono. Le principali novità tecnologiche degli ultimi anni sono analizzate per fase di design del pannello fotovoltaico e dell’impianto nel suo insieme, evidenziando le alternative attualmente a mercato e le implicazioni, in termini di costo e prestazioni, delle diverse scelte progettuali.

Grazie alle tecnologie attualmente in fase di sviluppo ed implementazione, si preveda di raggiungere nel medio periodo un livello di costo dei moduli inferiore a 20 cent/W a fronte di un incremento nell’efficienza fino al 22,5%.

La portata del cambiamento prestazionale non va solo misurata sul nuovo installato, ma anche sulla possibilità di applicarlo agli impianti esistenti, attraverso interventi di revamping e repowering. Già oggi, ad esempio nel nostro Paese, considerando che il parco installato in Italia è composto per la maggior parte da impianti installati nel 2011/2012, un intervento di repowering applicato ad un impianto installato nel 2012 permetterebbe di raggiungere un notevole aumento della produzione del sito, in alcuni casi anche superiore al 50-70% (a seconda delle condizioni dell’impianto preesistente e grazie alla possibilità di incrementare la potenza installata a parità di superficie).

In maniera analoga a quanto visto per il fotovoltaico, anche per l’eolico, LCOE sta diminuendo, andando ad attestarsi ampiamente all’interno del range di costo dell’energia prodotta da fonti fossili. Anche il costo dell’energia prodotta da impianti eolici onshore mantiene un andamento di decrescita costante, anche se più contenuta.

Anche in questo caso è evidente come l’evoluzione tecnologica ci offra delle opportunità di ulteriore efficientamento. La ricerca degli ultimi anni ha portato un’accelerata evoluzione verso torri più grandi e turbine più potenti, con materiali e profili ottimizzati. Ciò ha portato a raggiungere migliori efficienze e una progressiva diminuzione dei costi di funzionamento e manutenzione.

Eolico: Valore dell’LCOE (Levelized Cost of Energy, ossia il costo al kWh prodotto)

I “nodi” del contesto italiano: le sfide per la ripartenza

Come mai il mercato italiano sembra essere meno propenso degli altri grandi mercati, anche in Europa, a crescere e ad innovarsi? Le ragioni però di questa situazione sono più profonde e preesistenti alla pandemia e riguardano, come messo in evidenza dalla interazione con i nostri Partner, due “nodi” chiave connessi al framework normativo e regolatorio:

  • Le difficoltà di ottenimento del titolo autorizzativo, prerequisito necessario per l’accesso ad aste e registri e, in generale, per effettuare investimenti in nuovi impianti o in interventi di repowering.
    Il forte incremento delle richieste non si è tradotto in un aumento del tasso di rilascio delle autorizzazioni stesse, che nel solo 2020, secondo i dati elaborati da Elemens, hanno superato a malapena i 500 MW. Questo andamento, oltre a rallentare lo sviluppo del mercato, ha anche un impatto di costo non trascurabile, rappresentando una significativa inefficienza. A ciò si aggiungono la difficoltà di pianificazione e di valutazione degli investimenti e la difficoltà di pianificazione territoriale e di monitoraggio effettivo dell’andamento del mercato delle installazioni, anche da parte delle Pubbliche Amministrazioni.
  • La necessità, soprattutto per gli impianti di maggiori dimensioni, di occupazione di suolo, al momento fortemente limitata in alcune regioni specifiche da regolamenti ostativi ad un utilizzo del suolo agricolo per le installazioni di impianti rinnovabili. Nonostante, infatti, sia senz’altro da riconoscere l’importanza della tutela del suolo, il tema non può essere affrontato correttamente se non soppesandolo rispetto alla necessità di decarbonizzazione, cui la produzione di energia da rinnovabili risponde. A questo proposito appare quanto mai necessario fornire qualche strumento di valutazione dell’impatto «reale» delle installazioni da fotovoltaico «a terra», senza che questo necessariamente sia trattato come un tabù.Ponendo come obiettivo il raggiungimento del target PNIEC riferito al fotovoltaico (+30,6 GW) e ragionando per estremi, ossia pur ipotizzando di incrementare il parco fotovoltaico solo tramite impianti di grande taglia installati a terra, si otterrebbero i seguenti risultati: per l’installazione di 30,6 GW sarebbero necessari circa 460 km2, che corrispondono a meno dello 0,5% delle aree agricole utilizzate o a meno del 4% delle aree agricole non utilizzate.

Nel corso dell’ultimo anno sono stati introdotti alcuni provvedimenti che hanno modificato il framework normativo e regolatorio. I principali sono stati: (i) la semplificazione dell’iter per l’ammodernamento di impianti esistenti (integrali ricostruzioni, rifacimenti, riattivazioni e potenziamenti); (ii) la possibilità di accesso ai meccanismi di incentivazione del Decreto FER 1 per gli impianti che non hanno accettato lo Spalma-incentivi volontario; (iii) l’introduzione delle Energy Community nel quadro normativo nazionale; (iv) l’istituzione del nuovo Ministero della Transizione ecologica.

Il contributo delle rinnovabili: la necessità di ragionare in ottica di mix

Il dibattito dovrebbe, a nostro parere, spostarsi sull’efficacia dell’impiego delle risorse e prendere consapevolezza che non da una sola «soluzione», ma da un mix integrato e coerente di provvedimenti normativi, così come da un mix integrato e coerente (per taglia e fonte) di impianti da rinnovabili dipende il futuro del comparto nel nostro Paese.

Al fine di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, è necessario un forte incremento della potenza installata in Italia, e ciò deve avvenire attraverso la diffusione di nuovi impianti che sfruttano le diverse fonti rinnovabili disponibili. Inoltre, alla costruzione di nuovi impianti (in ambito residenziale, C&I o utility-scale) va affiancata un’azione di ammodernamento del parco esistente, sfruttando l’avanzamento tecnologico.

Nel Rapporto si sono analizzati nel dettaglio, con un focus su eolico e fotovoltaico (dai quali dipende larga parte del target sulle rinnovabili), i diversi contributi al raggiungimento degli obiettivi di diverse configurazioni di impianto. In altre parole, si è provato a «qualificare» gli ingredienti ideali della ricetta del futuro delle rinnovabili in Italia. Una ricetta che, come più volte discusso, parallelamente alle nuove installazioni consideri come necessaria un’attenta gestione dell’installato attuale, attraverso la costante manutenzione degli impianti e il ricorso ad interventi di revamping o repowering degli impianti che lavorano con prestazioni inferiori rispetto al loro potenziale.

Gli interventi sugli impianti esistenti sono spesso rappresentati da repowering, in quanto grazie all’avanzamento tecnologico si riesce ad installare una potenza maggiore rispetto a quella dell’impianto preesistente nella medesima area. Ciò consente di sfruttare a pieno le potenzialità del sito ottenendo, nel caso di repowering di 1 GW di potenza fotovoltaica fino a 1,35 TWh/anno di incremento dell’energia prodotta rispetto al caso pre-intervento e fino a 2,2 TWh/anno per il medesimo intervento su 1 GW di potenza eolica. Rispettivamente, i due interventi comportano una riduzione delle emissioni pari a 0,5 e 0,8 mln_tonCO2/anno.

L’occasione del PNRR e la costruzione dello scenario “auspicabile” per le rinnovabili in Italia

Il Piano Nazionale di Ripartenza e Resilienza mette a disposizione del comparto delle rinnovabili, nell’orizzonte 2021-2026, un totale di 5,9 mld€, suddivisi come indicato in tabella.

Le risorse per le rinnovabili nel PNRR

Sono sufficienti queste risorse?

Per rispondere a questa domanda si sono costruiti, nell’ultimo capitolo del Rapporto, diversi scenari di sviluppo possibile.

È necessario partire da una presa di coscienza chiara. La proiezione dell’attuale tasso di installazione non porterebbe a risultati soddisfacenti sul medio periodo. Concentrandoci su fotovoltaico ed eolico e prendendo come riferimento le installazioni dell’ultimo triennio, infatti, si raggiungerebbe un parco installato al 2030 di circa 41,7 GW, di cui 27,5 GW di fotovoltaico e 14,2 GW di eolico.

Il quadro non cambia significativamente se si aggiunge l’impatto – considerandolo comunque additivo – dell’entrata in esercizio degli impianti che hanno partecipato con successo alle aste del Decreto FER-1. Se si considera anche questo contributo, l’effetto complessivo atteso al 2030 è di raggiungere un installato complessivo da rinnovabili di 43,2 GW, solo il 61% dell’obiettivo PNIEC.

L’effetto di rallentamento della pandemia c’è stato, ma è quantificabile in poco più di 1,5 GW di potenza installata al 2030. Anche ipotizzando di eliminarne l’effetto, lo scenario tendenziale darebbe risultati solo leggermente migliori, ma comunque lontani dagli obiettivi. La riduzione delle installazioni per effetto del Covid pesa per 2 punti percentuali sull’obiettivo PNIEC al 2030, rilevante ma non certo determinante rispetto agli altri temi evidenziati.

Anche volendo prendere in esame questo contributo, tuttavia, non si andrebbe al 2030 oltre i 3,24 GW complessivamente installati, ossia attestandosi comunque attorno all’8% dell’obiettivo PNIEC ancora da conseguire. Se preso, quindi, per la sola componente investimenti è evidente che il PNRR da solo non è in grado di imprimere l’accelerazione necessaria al comparto delle rinnovabili.

Possibile impatto del PNRR sullo sviluppo delle rinnovabili

Il quadro non è molto confortante a dire il vero, soprattutto se si considera che per l’obiettivo di completa decarbonizzazione, sarebbe necessario per l’Italia (prendendo a riferimento gli scenari contenuti nella “Long term strategy”), soddisfare un fabbisogno di 650 TWh con generazione rinnovabile al 95-100%, con un ruolo preponderante di fotovoltaico (circa 200 GW) ed eolico (circa 50 GW).

Esiste una strada alternativa? La risposta è positiva ed è quella che abbiamo definito nello scenario auspicabile.

E’ questo uno scenario in cui avviene in primis lo «sblocco» del tema autorizzativo, accompagnato da misure di sostegno indispensabili: (i) il prolungamento di meccanismi di supporto in continuità con quelli previsti dal FER 1, che potranno avere un’efficacia maggiore col crescere del numero di impianti in grado di partecipare, e l’introduzione del FER 2 per le fonti meno mature; (ii) l’introduzione di obiettivi suddivisi tra le Regioni coerenti con gli obiettivi nazionali, per garantire il giusto coordinamento e indirizzo di pianificazione, con anche la possibilità di rivedere le limitazioni imposte al consumo di suolo.

(iii) l’avanzamento delle sperimentazioni sull’apertura del MSD e l’introduzione in modo strutturato di nuovi servizi ancillari, che concorrano alla visibilità di lungo termine di nuove opportunità di investimento, come l’aggiunta di storage accoppiati agli impianti..

Nello scenario auspicabile, rispetto al «tendenziale», l’avvicinamento agli obiettivi PNIEC è quasi garantito, con una crescita complessiva delle installazioni nel periodo pari al 175% (rispetto alle installazioni che si otterrebbero con lo scenario tendenziale al 2030).

Il sistema elettrico risulterà decisamente diverso da quello attuale ma cambierà gradualmente nel corso di tre decenni, dando modo ai diversi attori coinvolti di adeguarvisi progressivamente.

Non va tuttavia dimenticato che la «transizione ecologica» è il frutto di una precisa scelta politica, derivante dalla necessità di mitigare l’effetto dannoso sul clima delle emissioni di gas climalteranti, che senza una azione urgente ed efficace porterebbero a danni ambientali ingenti.


Renewable Energy Report

27 maggio – h. 9.30

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