Cosa rientra nell’Ecobonus 2024, novità e conferme per il 2024: l’elenco aggiornato dei lavori 15/02/2024
DL Energia e Legge di Bilancio 2024: l’opinione di chi opera nel campo delle fonti rinnovabili 20/12/2023
Inondazioni, ondate di calore e crisi climatica: in l’Europa il 2023 è stato l’anno nero per il clima 08/05/2024
Pompa per il vuoto testo 565i: la soluzione per l’evacuazione degli impianti di condizionamento 14/05/2024
Big Aquarea T-CAP Serie M di Panasonic: la pompa di calore per case multifamiliari ed edifici commerciali 10/05/2024
Baxi SPC Plus e SPC WH: gli scaldacqua in pompa di calore aria-acqua monoblocco efficienti e silenziosi 09/05/2024
A cura di:La Redazione Indice degli argomenti Toggle Il paese a rischio, tra siccità e alluvioniAllarme per il livello del mareSintesi delle misure previste dal PNACCLe prime reazioni Approvato dal MASE con Decreto n. 434 del 21 dicembre 2023 il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC), importante strumento – atteso da anni – che ha l’obiettivo di fornire un quadro di indirizzo nazionale, di breve e lungo temine, attraverso la definizione di misure per l’adattamento al cambiamento climatico, per combattere la siccità, il dissesto idrogeologico, le frane e le alluvioni, e in generale gli impatti del riscaldamento globale sul nostro Paese. Nel complesso il Piano prevede 361 azioni rivolte ai sistemi naturali, sociali ed economici. Ora che è stato completato il processo di VAS (Valutazione ambientale strategica), saranno avviate le attività a livello di governance per definire modalità e strumenti di attuazione delle varie misure previste dal PNACC. Si procederà inoltre all’insediamento dell’Osservatorio nazionale, che dovrà garantire l’immediata operatività del Piano attraverso l’individuazione delle azioni di adattamento nei diversi settori. Il paese a rischio, tra siccità e alluvioni Secondo quanto contenuto nel Piano in Italia nel 2022 è aumentata la siccità, con una riduzione del 40% di pioggia rispetto al periodo 1991-2020, e allo stesso tempo sono sempre più presenti eventi meteorologici estremi, che, ricorda Legambiente, nel 2023 sono arrivati a 378. Viene ricordata la carenza idrica, lo sgretolamento del ghiacciaio della Marmolada, il caldo eccezionale anche per diversi giorni di fila, le tempeste di fine agosto e settembre nelle Marche, fino all’alluvione e alla frana di Ischia. Nel 2023 non possiamo non ricordare l’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna e tutti gli indicatori dicono che lo scorso anno sarà il più caldo di sempre. In Italia la temperatura media aumenterà tra gli uno e i cinque gradi centigradi entro il 2100. Nelle scenario ad elevate emissioni, si prevede inoltre un calo significativo delle precipitazioni (fino al 20% nel 2050) nel sud Italia e nelle isole e un loro aumento nelle regioni del nord. Proprio per via dell’aumento delle temperature, in futuro la domanda di energia per l’Italia sarà più bassa per il riscaldamento durante l’inverno e molto più alta per l’aria condizionata in estate. Sempre per colpa delle ondate di caldo è atteso anche “un significativo aumento del pericolo di incendi, fino al 20% in più sugli Appennini e sulle Alpi”. Nel nostro paese aumenta anche il pericolo di frane e alluvioni; un aspetto che – si rileva nel Piano – “necessita di esser studiato con maggior dettaglio”. Dalle analisi sul dissesto idrogeologico “si evince un generale incremento” sia in termini di volumi che intensità. Secondo i dati di ISPRA, è infatti “elevata la vulnerabilità” del suolo: quasi il 94% dei comuni italiani è a rischio per frane, alluvioni e erosione costiera, e oltre 8 milioni di persone abitano nelle aree ad elevata pericolosità. Allarme per il livello del mare Il livello del mare italiano – mette in evidenza ancora il Piano di adattamento – potrebbe salire nel periodo 2036-2065 fino a 19 centimetri in più nei mari Tirreno e Ligure e nel Mediterraneo occidentale, se non si metteranno a punto azioni di mitigazione del clima. E la temperatura delle acque potrà crescere da 1.9°C a +2,3 gradi centigradi nel mar Adriatico. Il Piano include inoltre un’analisi di diversi ambiti che impattano sul cambiamento climatico, considerando la vulnerabilità del territorio italiano. Criosfera e montagna: la neve negli ultimi anni si è fortemente ridotta, così come lo stock idrico nivale che si accumula a fine stagione. I ghiacciai hanno perso fino al 40% del proprio volume. Risorse idriche, fondamentali per lo sviluppo sostenibile e la crescita economica. L’Italia è stata classificata dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico come un paese soggetto a stress idrico medio-alto. Inoltre si segnala una differenza significativa delle risorse idriche a livello regionale. Senza dimenticare che il cambiamento climatico impatta sulla qualità e quantità delle stesse. Ambiente marino, biodiversità e zone umide: Il Mar Mediterraneo, oltre a essere sovrasfruttato, è soggetto agli effetti del cambiamento climatico a causa della sua posizione e della sua modesta estensione. La temperatura delle sue acque ha iniziato ad aumentare dalla metà degli anni ’80 e tale trend non accenna a fermarsi. Le ondate di calore negli ultimi 20 anni sono aumentate di intensità e frequenza. Il cambiamento climatico impatta sugli ambienti delle zone umide, che svolgono un prezioso ruolo a difesa della biodiversità. In Italia sono presenti 1.511 zone umide e la loro estensione totale ammonta a 771.125 ha. Gli ambienti costieri: la minaccia in questo caso è duplice: l’innalzamento del livello del mare e l’aumento degli eventi estremi che impattano con forza sui sistemi costieri, spesso densamente popolati e ad elevata urbanizzazione. Sintesi delle misure previste dal PNACC Le prime reazioni Polemico il commento del WWF che parla di un primo passo necessario ma segnala che il Piano pubblicato non ha risolto le criticità della precedente versione ed evidenzia la “mancanza di decisioni chiare e coraggiose, ottima identificazione sintetica dei possibili impatti e problemi, scarsa e deficitaria individuazione delle cose da fare e di come finanziarle“. E’ inoltre inammissibile che dopo 7 anni il Piano preveda “possibili opzioni di adattamento che troveranno applicazione nei diversi strumenti di pianificazione, a scala nazionale, regionale e locale”. Manca infine una vera analisi economica e sociale., che dovrebbe essere alla base della programmazione e il Piano non individua nuove risorse sui finanziamenti, prevedendo l’uso di risolrse esistenti. L’associazione si augura che i decreti attuativi e gli organi di governance sappiano correggere gli attuali limiti. Legambiente, pur soddisfatta, chiede che siano stanziate le risorse (attualmente assenti anche nella Legge di Bilancio 2024) per attuare tutte le 361 azioni previste. Bisognerà inoltre “approvare un PNIEC, Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, con obiettivi più ambiziosi di produzione di energia rinnovabile e di riduzione di gas climalteranti al 2030; una legge sullo stop al consumo di suolo che ancora manca all’appello dopo oltre 11 anni dall’inizio del primo iter legislativo, semplificando anche la demolizione e la ricostruzione degli edifici esistenti ed entro tre mesi si emani il decreto che attiva l’Osservatorio nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, con funzione di coordinamento tra i livelli di governo del territorio e dei vari settori“. Per il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto “si tratta di uno strumento di programmazione essenziale per un Paese come il nostro, segnato da una grave fragilità idrogeologica“. Articolo aggiornato – prima pubblicazione 9/1/23 Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
15/05/2024 Smog in Lombardia, l'allevamento responsabile del 25% dell'inquinamento A cura di: Tommaso Tetro Un nuovo studio evidenzia che l'allevamento contribuisce fino al 25% sullo smog in Lombardia, una delle ...
10/05/2024 Il ruolo delle città europee per combattere il cambiamento climatico A cura di: Raffaella Capritti La maggior parte degli europei vive in aree urbane e le città svolgono un ruolo fondamentale ...
08/05/2024 DL Agricoltura: niente impianti fotovoltaici su terreni agricoli produttivi A cura di: Raffaella Capritti Approvato il decreto che fissa severe restrizioni all'installazione di nuovi impianti fotovoltaici su terreni agricoli produttivi. ...
03/05/2024 Ma quale uscita dal carbone: nel 2023 si registra un aumento del 2% A cura di: Tommaso Tautonico Nel 2023 la capacità operativa di carbone è aumentata del 2%: secondo il Global Energy Monitor ...
01/05/2024 Italia taglia 7,7% emissioni CO2 in 2023 con forte crescita rinnovabili A cura di: Tommaso Tetro Taglio emissioni di CO2 e crescita rinnovabili: Italia in linea con target 2030. L'energia consumata deriva ...
30/04/2024 G7: firmata la Carta di Venaria. Stop del carbone dal 2030 al 2035 A cura di: Raffaella Capritti Si è concluso il G7 di Torino: stop al carbone entro il 2035, incremento delle rinnovabili. ...
29/04/2024 Cambiamento climatico: rischi per la salute per il 70% dei lavoratori A cura di: Raffaella Capritti Il cambiamento climatico sta avendo gravi ripercussioni sulla sicurezza e sulla salute dei lavoratori in tutte ...
26/04/2024 Stop retroattivo alla cessione del credito: imprese e professionisti contro il decreto Superbonus A cura di: Adele di Carlo Le reazioni dei professionisti del settore dopo il decreto "Blocca crediti”: gli effetti del blocco retroattivo ...
24/04/2024 Clima: raddoppiare gli investimenti per raggiungere gli obiettivi del 2030 A cura di: Tommaso Tautonico Nonostante gli investimenti climatici nei Paesi UE siano cresciuti del 9% nel 2022, non saranno sufficienti ...
17/04/2024 Crisi climatica minaccia numero per la salute, oltre 250mila morti all'anno al 2050 A cura di: Tommaso Tetro Il Wwf in occasione del World health day chiede interventi urgenti per abbattere le emissioni di ...