Eolico in Italia: cosa serve per sbloccare il suo sviluppo

Fondamentale per centrare gli obiettivi 2030 su produzione energetica e riduzione delle emissioni, l’eolico in Italia deve crescere. Le idee per farlo non mancano. Ecco cosa c’è e cosa manca

A cura di:

Eolico in Italia: cosa serve per sbloccare il suo sviluppo

L’eolico in Italia ha un ruolo già oggi significativo. Con oltre 11 GW di potenza installata e una produzione di energia elettrica rinnovabile vicina ai 21 TWh annui, fornisce il suo contributo non solo in termini energetici, ma anche ambientali, contribuendo a ridurre le emissioni. Quelle evitate grazie a quanto finora prodotto si traducono in oltre 10 milioni di tonnellate di CO2. Inoltre ha permesso un risparmio di 20 milioni di barili, avendo anche un importante valore occupazionale, dato che fornisce lavoro, diretto o indiretto, a più di 16mila persone.

Può bastare? Certo che no. Gli obiettivi che si è data l’Europa e che l’Italia, attraverso il PNIEC, ha fissato per il 2030 richiedono uno sforzo considerevole in termini di sviluppo. Il Piano «individua e traccia una importante traiettoria di crescita per il settore al 2030, tale da più che raddoppiare le quantità sopra descritte, raggiungendo una potenza installata di almeno 28 GW e una produzione di oltre 55 TWh», ha ricordato Davide Astiaso Garcia, segretario generale ANEV, nel corso dell’evento dedicato all’eolico, nuovo appuntamento organizzato da Prospecta Formazione in collaborazione con KEY, dopo quello dedicato all’idrogeno.

L'evento dedicato all'eolico di Prospecta Formazione e K.EY

L’appuntamento, seguito da quasi tremila persone, ha avuto il pregio di mettere in luce le potenzialità generabili grazie all’eolico, onshore e offshore in termini occupazionali, economici, industriali, di crescita e di innovazione. Ma ha delineato anche sfide e criticità tuttora da affrontare e risolvere.

Eolico in Italia: lo stato dell’arte

Per illustrare cosa rappresenta l’eolico per l’Italia in termini reali e potenziali Astiaso Garcia ha proposto una tabella che riassume i dati regione per regione: a oggi si contano 7315 aerogeneratori da 11,5 GW; al 2030 quest’ultimo valore può raddoppiare, costituendo una leva occupazionale capace di coinvolgere 73mila persone.

Le linee di crescita tracciate dal PNIEC sono ambiziose, ma si parte da una base solida, costituita da una tecnologia matura e consolidata (sia in ambito onshore che offshore) che è in grado di contribuire in maniera decisiva al raggiungimento degli obbiettivi. Tuttavia i problemi non mancano, a partire dalla lentezza del rilascio delle autorizzazioni: «a oggi ci vogliono mediamente cinque anni e mezzo di tempo contro i sei mesi previsti», ha ricordato il segretario generale ANEV, annoverando altri punti critici: «l’eccessiva discrezionalità all’interno delle procedure di VIA; i dinieghi costanti delle soprintendenze (nessuna autorizzazione su oltre 9 GW di richieste presentate dal 2017 a oggi sono dati che non hanno bisogno di alcun commento); la disomogeneità tra piani e norme regionali e obiettivi nazionali; i contenziosi relativi a conflitti tra istituzioni che comportano tempi non compatibili con l’investimento industriale».

L’Associazione nazionale di riferimento per il settore dell’energia eolica ha da tempo indicato azioni e misure correttive per sbloccare le potenzialità in parte inespresse di una tra le FER più importanti.

Le azioni a sostegno del settore eolico segnalate da Anev

«Gli obiettivi di decarbonizzazione che abbiamo individuato come Paese al 2030 e al 2050 necessitano di un completamento dal punto di vista degli strumenti necessari per raggiungerli – ha ricordato Astiaso Garcia –. L’Italia, dal punto di vista dell’industria, è da tempo attrezzata alle situazioni più sfidanti in termini di obiettivi di crescita».

Il segretario ANEV ha auspicato la necessità di una cabina di regia che analizzi ad ampio spettro tutti gli elementi che vincolano il raggiungimento del target da questi ostacoli. «Ciò è urgente perché senza un quadro organico non si potrà arrivare in maniera efficiente a questi obiettivi. Da un lato la semplificazione e dall’altro l’organizzazione delle risorse, devono essere gestite in maniera tale da assicurare un risultato migliore con lo sforzo minore».

Eolico offshore: croce e delizia di un Paese che deve cambiare

Quando si parla di opportunità e di lati oscuri dell’eolico in Italia, l’eolico offshore – specie quello galleggiante, il più adatto alle caratteristiche dei nostri mari – è quello che meglio evidenzia le contraddizioni in atto.

Eolico offshore: croce e delizia di un Paese che deve cambiare

Partiamo dalle stime: l’eolico offshore galleggiante ha un potenziale stimato superiore a 200 GW (Fonte: Marine Offshore Renewable Energy Lab / Politecnico di Torino), che fanno dell’Italia il terzo potenziale mercato mondiale nello specifico. Luigi Severini, esperto della materia, ha ricordato che attualmente «il nostro Paese ha soltanto 30 MW di capacità eolica installata», che è quella espressa da Beleolico, l’impianto offshore alle porte di Taranto progettato dallo stesso ingegnere. Con tale contesto, il Belpaese «ritiene di poter cogliere un obiettivo al 2030 pari a 2,1 GW, contro 14 GW installati dal Regno Unito con un target al 2030 di 50 GW e 8 GW installati dalla Germania con un target di 30 GW».

Dati e potenzialità dell'eolico offshore in Italia

Le sfide da affrontare sono almeno tre, ha spiegato Severini: la prima riguarda la necessità di approntare un sistema industriale nazionale, che apre opportunità importanti sia sotto il profilo occupazionale che economico. «A mio parere, il Sistema Paese è una sfida che non sta cogliendo in maniera adeguata». Ritardi e la mancanza di sostegni, oltre all’inerzia politica e imprenditoriale minano la possibilità di far nascere i necessari presupposti.

La seconda sfida è quella tecnologica e progettuale per produrre i componenti degli impianti eolici offshore galleggianti e le sottostazioni di trasformazione elettrica. Una sfida immane, ma capace – anche in questo caso – di aprire a opportunità che la manifattura nazionale potrebbe cogliere appieno.

La terza sfida riguarda l’ambito della formazione e delle competenze, di cui oggi l’Europa del Nord esprime un ruolo preponderante e che invece il nostro Paese ha carenza.

Le opportunità ci sono, sottolinea lo stesso Severini: «il nostro Sistema Paese è un foglio bianco dove è possibile progettare in maniera più libera e innovativa, senza condizionamenti. Le attività da mettere in campo sono molteplici, a partire dalla formazione». Per riuscire a liberare il potenziale di questo settore emergente in modo tempestivo ed efficace «è necessario che i responsabili politici identifichino e affrontino, risolvendoli, i molteplici nodi che attualmente rendono estremamente complessa qualsiasi pianificazione industriale ed economica, indispensabile al Paese affinché possa procedere celermente nel raggiungimento degli obiettivi».

Eolico condiviso, circolare, intelligente: le buone idee ci sono

In questo “foglio bianco” dove progettare idee e svilupparle, non mancano proposte concrete per contribuire allo sviluppo dell’eolico in Italia. Le soluzioni passano, per esempio, nella possibilità di mettere una pala eolica al centro di una comunità. È un’idea che sta portando avanti ènostra, prima cooperativa energetica in Italia che produce e fornisce ai soci “energia sostenibile, etica, 100% rinnovabile”. Oggi conta 13.640 soci in tutta Italia con una formula originale: realizzare nuovi impianti da fonti rinnovabili attraverso un “fondo produzione” con capitale collettivo versato dai soci. Così, tra i vari progetti che hanno riguardato il fotovoltaico, ha avviato già due turbine eoliche. Dopo “Il Cerrone”, già in funzione da un paio d’anni, ha promosso la creazione de “Il Castiglione” a Gubbio la pala collettiva più grande in Italia con una potenza di 1 MWe fornirà energia rinnovabile etica e sostenibile a circa 900 tra famiglie e imprese, evitando così l’emissione di oltre 1000 tonnellate di CO2 circa nell’atmosfera all’anno.

L’inaugurazione delle due pale è stato un momento vissuto e festeggiato insieme a diversi soci che si sono dati appuntamento sul territorio. Ma soprattutto è l’occasione per avviare progetti condivisi prima di tutto con i residenti che – ha raccontato Sara Capuzzo, presidente ènostra – hanno accolto con piacere l’installazione di impianti eolici «e non vedono l’ora di essere coinvolti. Noi portiamo la nostra competenza per riunire attorno a un progetto i cittadini, le famiglie e anche le imprese».

Tutti sono in attesa del decreto attuativo sulle comunità energetiche di cui si parla dallo scorso febbraio e che dovrà fornire la certezza che questi impianti già realizzati possano essere considerati parte integrante di future CER. Queste possono essere lo strumento per attuare obiettivi di valore sociale e ambientale, come ha ricordato la stessa Capuzzo.

Il ruolo dell'eolico nella crescita delle CER

«Ci sarà bisogno di coinvolgere le persone, di formarle sugli aspetti legati alla comunità energetica e sui meccanismi incentivanti e anche di acquisto dell’energia. Immaginiamo ci sarà un grande fermento. Stiamo valutando anche la possibilità di realizzare anche impianti fotovoltaici sul territorio, in modo da combinare in modo virtuoso le due fonti rinnovabili in modo da soddisfare maggiormente le esigenze del territorio e creare nuove opportunità. Attendiamo quindi il decreto per capire come muoverci in maniera adeguata».

Dall’energia condivisa all’economia circolare, ecco un’altra idea innovativa che riguarda sempre l’eolico in Italia: la sta portando avanti Greenthesis Group con un progetto che, come ha spiegato Roberto Zocchi, CBO New Technologies & Green Energy di Greenthesis, prevede il recupero della vetroresina da pale eoliche a fine vita. Si tratta di una prima assoluta, nel panorama nazionale e internazionale che ha grandi potenzialità: «attraverso un’analisi dei volumi stimati di pale da smaltire nei prossimi anni dei principali energy operator italiani, si è identificata una potenzialità di trattamento di progetto pari a 3.000 t/a. In linea con la crescita dello smantellamento delle pale eoliche prevista nei prossimi anni in Italia, che porterebbe il materiale da trattare fino a un quantitativo annuo di seimila tonnellate».

Oltre a riusare prodotti a fine vita, il progetto (considerato progetto faro per l’economia circolare e che potrà contare su fondi PNRR) sarà utile anche perché ridarà vita a uno stabilimento industriale ormai abbandonato. «Il progetto WIND NEW LIFE prevede la costruzione di un impianto di triturazione e macinazione meccanica in un sito Enel in dismissione che ospitava una centrale termoelettrica Federico II di Brindisi, in Puglia», ha illustrato Zocchi.

Da un’idea innovativa a un’altra che mette insieme eolico e intelligenza artificiale: si tratta della prima turbina eolica verticale intelligente, dove l’intelligenza è quella dell’AI impiegata per far sì che le pale si adattino alla velocità del vento, alla direzione e alle turbolenze. La soluzione, ideata e brevettata e ora in via di realizzazione su scala industriale, è opera della startup GEVI che intende sviluppare impianti di minieolico per soddisfare esigenze industriali e residenziali, ha spiegato il suo direttore finanziario, Edoardo Simonelli.

Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici

Commenta questo approfondimento



Tema Tecnico

Le ultime notizie sull’argomento



Secured By miniOrange