Appalti servizi energetici, approvati i CAM EPC: come cambiano i requisiti ambientali minimi 04/09/2024
Indice degli argomenti: Casa passiva: cos’è, quando è nata Casa passiva e architettura rigenerativa: una combinazione virtuosa e necessaria Progetto di ristrutturazione: gli aspetti fondamentali Casa passiva e incentivi: ecobonus e superbonus Progettare una casa passiva o riqualificare un edificio residenziale e non per trasformarne le prestazioni energetiche da scarse a eccellenti è una necessità. La sostenibilità diventa oggi più che mai un presupposto fondamentale per le nuove costruzioni ma soprattutto nelle ristrutturazioni. L’edilizia è una delle attività maggiormente impattanti per consumi, energetici ma soprattutto di estrazione di materie prime, in particolare di origine sintetica. «In termini ambientali, a livello globale, il genere umano sta utilizzando un capitale naturale pari a una volta e mezzo quello che il nostro pianeta ci mette a disposizione. Cosa occorre fare? Ridurre il fabbisogno energetico è importante, ma non basta. Serve ripensare l’edilizia in chiave rigenerativa, ovvero capace di adottare materiali edili naturali, originati da materie prime seconde ottenute da scarti agricoli». È quanto afferma Beatrice Spirandelli, architetto specializzato in architettura naturale e biofilica e progettista certificato Passivhaus, fresca autrice del libro “Progettare edifici passivi con materiali naturali. Una guida che spiega i presupposti di un edificio passivo e come sia possibile costruire un edificio che presenta una bassissima domanda di energia utilizzando materiali naturali, derivati principalmente da paglia, legno, sughero e canapa, per esempio. Casa passiva: cos’è, quando è nata «Il primo obiettivo della casa passiva non è tanto l’efficienza energetica quanto la salubrità per chi ci abita. Ed è questo il principio cardine per chi è chiamato a progettare e costruire o ristrutturare. Il risparmio energetico è una conseguenza di una casa ben progettata e realizzata», spiega la stessa autrice, ricordando che il concetto di casa passiva è nato negli anni Novanta ad opera del fisico Wolfgang Feist che ha realizzato nel 1991 il primo edificio che ancora oggi mantiene immutato il fabbisogno energetico medio iniziale (10 kWh/mq anno). «Tra le particolarità della casa, oltre all’isolamento termico dell’involucro, c’era l’adozione di un sistema di ventilazione meccanica controllata che rinnova costantemente l’aria mantenendone il calore, assolvendo una duplice finalità: purificare l’aria indoor evitando dispersioni». La stessa tecnologia è indispensabile ancora oggi per mantenere determinate caratteristiche di qualità dell’aria e garantire una riduzione estrema dei consumi». Casa passiva e architettura rigenerativa: una combinazione virtuosa e necessaria La casa passiva punta sull’architettura bioclimatica, che impiega gli elementi naturali quali in primis il sole per supplire o quantomeno ridurre al minimo l’apporto di calore da un impianto di riscaldamento o di climatizzazione. Ma c’è un altro aspetto che emerge nel libro e altrettanto importante: l’architettura rigenerativa. «L’edilizia, come sappiamo, è una delle attività maggiormente impattanti per consumi, energetici ma soprattutto di estrazione di materie prime, in particolare di origine sintetica. Occorre cambiare questo modo di pensare e puntare a interventi di costruzione ex novo o ristrutturazione che impieghino unicamente prodotti derivanti da scarti agricoli». Fibra di legno, sughero, fibra di canapa e calce canapulo, paglia anche di riso: sono i principali materiali naturali che vengono esaminati nel libro cui seguono esempi concreti di costruzioni o ristrutturazioni eseguite impiegando alcuni di questi. «Sono esempi di materiali da scarti che possono trovare spazio nell’utilizzo come materiali edili, con processi a basso o nullo dispendio energetico e sono una valida alternativa anche in termini prestazionali a materiali di origine fossile». Nel libro trovano spazio anche lana di pecora, fibra di cellulosa, vetro cellulare come materiali edili naturali sfruttabili per realizzare o rigenerare edifici. Progetto di ristrutturazione: gli aspetti fondamentali La progettazione è la fase principale di un intervento edilizio. Quali sono gli aspetti essenziali da considerare a questo proposito? «Per prima cosa è utile seguire un determinato protocollo (nel libro vengono illustrati a questo proposito i protocolli di certificazione Passivhaus Enerphit e CasaClima R), operando nel rispetto di una precisa sequenza delle fasi lavorative, evitando errori nella fase di posa o nella scelta di determinati interventi». In questo senso, un esempio è dato dalla scelta del cappotto interno. «Questo tipo di soluzione può provocare la formazione di condensa interstiziale all’interno, a danno delle murature», spiega l’architetto. Per progettare edifici nZEB e a minimo impatto ambientale occorre tenere conto di molti aspetti, regole e strategie progettuali: sfruttare al meglio i guadagni solari passivi, l’isolamento termico delle strutture opache disperdenti alla tenuta all’aria e al vento, la ventilazione meccanica controllata. Altro punto considerevole è risolvere tutti i problemi riguardanti i ponti termici, soprattutto quelli riguardanti i serramenti, su cui l’esperta si sofferma nel libro. Casa passiva e incentivi: ecobonus e superbonus Nella ristrutturazione di un’abitazione per trasformarla in casa passiva è possibile contare sugli incentivi fiscali sia dell’ecobonus al 65% per lavori di riqualificazione energetica sia del Superbonus 110%. In quest’ultimo caso gli aspetti da considerare per poter accedere sono argomento noto. «Un aspetto, però, che rimane da dimostrare è la corrispondenza dei materiali ai CAM – Criteri Ambientali Minimi che presuppongono una determinata percentuale di materiale riciclato all’interno delle soluzioni isolanti, ma non è difficile supporre per essi un contenuto minimo di materiale riciclato», rileva Spirandelli, che nel libro si sofferma anche sulla valutazione della convenienza economica a lungo termine, che è possibile attuare anche in maniera semplice ed efficace. «Nel capitolo dedicato ho illustrato vari metodi, quali i sistemi di simulazione e metodologie specifiche per l’efficienza energetica. Concorrono vari fattori che possono incidere sull’investimento e sul tempo di rientro: naturalmente, partendo da un edificio di classe energetica bassa, tanto più è il consumo maggiore sarà il mio ritorno economico nel momento in cui si effettua l’investimento per l’isolamento termico dell’edificio. Una volta che è stato azzerato l’investimento è addirittura possibile guadagnare. In ogni caso per calcolare i tempi di rientro entrano in gioco molti fattori: a volte è possibile persino riuscire a rientrare nelle spese nel giro di pochi anni, ma ribadisco: dipende dalla qualità dell’edificio da cui si parte e dagli interventi necessari per riqualificarlo. Va considerato poi il valore aggiunto degli incentivi che possono incidere parecchio. Il progetto diventa fondamentale in tutto questo». Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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