Caldaie a pellet: l’opzione in più, ecologica e sostenibile

Sempre più diffuse, grazie all’innovazione tecnica, le caldaie a pellet sono una soluzione efficiente e rispettosa dell’ambiente. Piccola guida alla scelta

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Caldaie a pellet: l’opzione in più, ecologica e sostenibile

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Alternativa sostenibile ed economica soprattutto sul lungo periodo, le caldaie a pellet risultano una soluzione performante e tecnicamente avanzata, al pari degli altri apparecchi per la gestione del comfort degli ambienti interni.

Cosa sono le caldaie a pellet?

Le caldaie a pellet producono calore e acqua calda bruciando piccoli tocchetti di legno industrializzato: un combustibile rinnovabile che rende questi apparecchi una alternativa più ecologica e sostenibile rispetto ai modelli tradizionali, alimentati a gas metano. Il pellet è infatti ottenuto dai residui delle lavorazioni di falegnameria – trucioli e segatura – compressi per ridurli in cilindretti o granuli. Inoltre, le emissioni in atmosfera sono minori rispetto ad altre fonti.

Cosa sono le caldaie a pellet?

La combustione è controllata e il sistema di alimentazione automatico (in modo da non richiedere la gestione da parte di una persona, come contrariamente avviene ad esempio per i caminetti o per le stufe). Ciò implica ovviamente la necessità di spazio per il serbatoio di stoccaggio dei pellet, la cui capacità varia in base al consumo e alle esigenze.

Come funzionano le caldaie a pellet?

Le caldaie a pellet sfruttano dunque un processo di combustione controllata per servire un sistema centralizzato, sia di riscaldamento sia di acqua calda. Dal contenitore di stoccaggio i piccoli tozzetti vengono meccanicamente versati nel bruciatore, in quantità utile a soddisfare di volta in volta la necessità dell’utenza.

Il fuoco viene alimentato da aria esterna aspirata e il calore prodotto trasferito all’acqua o all’aria mediante scambiatore: i due elementi vengono poi distribuiti rispettivamente a un impianto di riscaldamento a radiatori o a pavimento oppure a un sistema a fan-coil. La temperatura dei fluidi è regolata come in un apparecchio tradizionale, in modo da regolare al meglio l’efficienza e il risultato.

Quali sono i vantaggi di una caldaia a pellet?  

Come già accennato il primo vantaggio di un sistema a pellet consiste nella sostenibilità ambientale. Gli elementi di legno provengono da scarti di lavorazioni o da foreste gestite in modo controllato, trasformandosi così in una fonte di energia rinnovabile, oltre che a basso impatto sull’ecosistema.

Inoltre, questi apparecchi sono ormai particolarmente efficienti dal punto di vista energetico, così come performanti nell’ottenimento di un grado di comfort personalizzato.

Quali sono i vantaggi di una caldaia a pellet?  

Il pellet risulta poi più economico rispetto ai combustibili fossili, dato che il prezzo del materiale tende ad essere maggiormente stabile nel tempo. AIEL – Associazione Italiana Energie Agroforestali –, che rileva il prezzo medio di vendita del pellet certificato in classe ENplus® A1 dichiarato dai produttori e distributori certificati in Italia, analizzandone le fluttuazioni economiche (mantenendo lo stesso metodo di confronto per metano ed energia elettrica), ha determinato che il prezzo medio del materiale (Iva esclusa) al consumatore è passato da 4,35 € al sacco, nel 2020, a circa 10,00 €, ad agosto 2022. Si tratta di cifre più che raddoppiate nel biennio di riferimento, ma inferiori e non paragonabili agli aumenti di gas metano ed energia elettrica.

Incremento prezzi combustibili in Italia 2022 vs 2020

metano x 28
energia elettrica x 13,5
pellet x 2,3

Da considerare tuttavia che le caldaie di questa tipologia richiedono un investimento iniziale comprensivo anche del serbatoio di stoccaggio del pellet e che quest’ultimo necessita di ulteriore spazio, in aggiunta al solo apparecchio.

Qual è l’efficienza energetica delle caldaie a pellet?

Ovviamente variabile rispetto al modello e alle condizioni di funzionamento, l’efficienza energetica delle caldaie a pellet è generalmente elevata. La maggior parte dei prodotti oggi presenti sul mercato offre infatti un’efficienza nominale tra il 70% e il 90%, vale a dire che la conversione in calore della fonte bruciata risulta pari a queste percentuali.

Valori ottenuti dall’innovazione tecnologica, che ha introdotto sistemi di controllo della combustione, di recupero del calore, di gestione di tutte le funzioni: se poi abbinati alla qualità del pellet, alla regolare manutenzione e a una buona regolazione il risultato è ottimale.

Da ricordare che nel nostro paese alcune regioni hanno emanato dei regolamenti specifici relativi agli apparecchi alimentati a biomassa legnosa (il pellet, appunto), in cui si richiedono parametri specifici di funzionamento, di prestazione e di manutenzione.

Come scegliere una caldaia a pellet?

La scelta di una caldaia a pellet richiede la valutazione iniziale delle proprie esigenze, della tipologia di edificio e ovviamente dei modelli disponibili sul mercato.

La dimensione dell’immobile da riscaldare, il clima del luogo, le abitudini e il comfort richiesto individuano la potenza termica necessaria, unitamente alla necessità o meno di produrre anche acqua calda sanitaria. L’efficienza energetica deve essere alta, poiché ciò implica inferiore impatto ambientale, così come costo operativo.

Come scegliere una caldaia a pellet?

Lo spazio disponibile richiede invece una riflessione sulle dimensioni dell’apparecchio, sia da interno che da esterno. Il design della scocca in questo caso non è rilevante, poiché si tratta di un aspetto che resta celato ai più e soprattutto perché è maggiormente importante l’interno. Meglio focalizzarsi allora su come è progettata l’interfaccia di utilizzo: se i comandi sono semplici e intuitivi, l’insieme delle operazioni di controllo e di gestione risulta di molto facilitata.

In alcuni casi può risultare utile anche valutare alcune possibili funzionalità extra della caldaia a pellet, come ad esempio il controllo da remoto, la personalizzazione dei programmi, il monitoraggio costante via app delle prestazioni e dei consumi, la possibilità di integrazione nei più comuni sistemi domotici.

Altre eventuali valutazioni da fare sono la qualità della assistenza tecnica e del servizio post-vendita e l’affidabilità di un fornitore di pellet nella zona.

Come si installa una caldaia a pellet?

Per prima cosa bisogna selezionare il luogo più adatto per una caldaia a pellet: ben ventilato (per una corretta combustione), libero da ostacoli, indifferentemente all’interno o all’esterno a seconda del modello prescelto.

Se l’apparecchio non è dotato di alimentazione automatica da serbatoio interno, bisogna pensare a un serbatoio aggiuntivo per lo stoccaggio del pellet, collegato direttamente (e correttamente) alla caldaia, oltre che posizionato in zona sicura ed eventualmente protetta dalle intemperie.

Il sistema deve dotarsi di una canna fumaria di scarico delle emissioni conforme alle normative igienico-urbanistiche locali ed essere allacciato all’impianto elettrico e a quello idraulico per la distribuzione dell’acqua calda.

Quanto costa installare una caldaia a pellet?

Il costo di installazione di una caldaia a pellet varia notevolmente in base al modello e alla dimensione dell’apparecchio, alla complessità dell’impianto a cui fa riferimento, allo stato di fatto del locale e dell’edificio. Oltre al prezzo dell’apparecchio – generalmente pari a qualche migliaio di euro – bisogna considerare il lavoro del professionista incaricato, nel range tra le centinaia e le migliaia di euro a seconda del tipo di impegno necessario: la spesa aumenta infatti se si rendono indispensabili modifiche al sistema di riscaldamento e di distribuzione dell’acqua calda sanitaria o la creazione di una nuova tubazione di scarico delle emissioni, senza scordare l’installazione anche del serbatoio del pellet.

Per questo è importante chiedere preventivi dettagliati ad installatori professionisti, dopo un sopralluogo dei luoghi, e contemporaneamente informarsi sull’esistenza di benefici fiscali o di incentivi governativi in merito all’adozione di una caldaia a pellet.

Gli incentivi per le caldaie a biomassa

Le opzioni attualmente disponibili per poter ottenere degli incentivi, optando anche per una caldaia a pellet o più in generale a biomassa (in cui vengono bruciati legna e cippato), sono diverse.

L’Ecobonus, prorogato fino a tutto il 2024, prevede una detrazione fiscale Irpef o Ires (o uno sconto in fattura o una cessione del credito) pari al 65%, per privati e imprese, fino a un massimo di 30.000 euro, nel caso di installazione nell’ambito di interventi finalizzati ad aumentare il livello di efficienza energetica degli edifici esistenti (legge 296/2006 art. 1 comma 347, e normato da ultimo dal D.L. nr. 63 del 04/06/2013 art. 14 comma 2 bis). Il nuovo impianto a biomassa deve essere a 4 stelle se in sostituzione di uno simile, a 5 stelle in tutti gli altri casi.

Il Bonus casa invece, destinato a privati e a condomini e anch’esso prorogato a dicembre 2024, offre una detrazione del 50% delle spese totali sostenute per l’installazione di generatori di calore a biomassa in fase di recupero del patrimonio edilizio (art. 16-bis del T.U. 917/1986). Ovvero quando sia aperta una pratica di manutenzione straordinaria, di restauro e risanamento conservativo, di ristrutturazione edilizia. Tutti i nuovi apparecchi devono però avere un rendimento uguale o superiore al 70% e la spesa massima deve essere di 96.000 euro.

Esiste poi il Conto Termico, nato per incentivare la produzione di energia termica da fonti rinnovabili: contribuisce fino al 65% delle spese sostenute per l’intervento di sostituzione, fino a un massimo di 5.000 euro rimborsati. È previsto anche nel caso si elimini un caminetto o una stufa tradizionale con termo-camini, stufe e caldaie a biomassa, ma l’incentivo in questo caso è calcolato tenendo conto di più fattori: potenza nominale del generatore, zona climatica, emissioni.

Quali dimensioni di pellet sono compatibili con le caldaie?

Le dimensioni del pellet sono teoricamente standardizzate, poiché devono garantire un funzionamento ottimale della caldaia. Comunemente dunque il diametro dei tozzetti è di 6 mm, la lunghezza tra i 10 e i 30 mm (anche se alcuni modelli accettano pezzetti più lunghi o più corti), la forma cilindrica o leggermente conica dalla superficie liscia (che risulta ideale per il passaggio uniforme nella tramoggia dal serbatoio al bruciatore).

Quali dimensioni di pellet sono compatibili con le caldaie?

Bisogna seguire sempre le specifiche del produttore della caldaia, poiché ciò evita problemi di alimentazione e di conseguenza di combustione, oltre che la possibilità di danneggiare l’apparecchio.

Anche la qualità del pellet è importante, perché influenza la resa energetica e l’efficienza: densità uniforme, consistenza compatta, bassa umidità (meno del 10%), mancanza di impurità, bassa produzione di cenere sono da prediligere. Da notare che esistono già organizzazioni indipendenti, come ENplus o DIN CERTCO, in grado di certificarne proprio la qualità.

Un ultimo aspetto da considerare è anche l’impatto che produzione e trasporto del pellet possono avere sull’ambiente: meglio prediligere quello prodotto localmente e con pratiche sostenibili.

Quali precauzioni dovrebbero essere prese nell’uso delle caldaie a pellet?

Le precauzioni da prendere per garantire la sicurezza e il funzionamento di una caldaia a pellet sono poche, ma importanti. Innanzitutto è necessario assicurarsi che la caldaia abbia un adeguato apporto d’aria per la combustione e uno scarico adeguato dei fumi, poi prevedere una manutenzione regolare del sistema, per prevenire guasti o mal funzionamenti. Rumori insoliti, fumi o odori inaspettati possono essere segnali di un cattivo funzionamento, che richiede l’intervento di un tecnico specializzato.

Bisogna controllare anche che la caldaia sia fornita della sicurezza adeguata, come ad esempio lo spegnimento automatico in caso di surriscaldamento o di mancata alimentazione di pellet.

Confronto tra caldaie a pellet e a gas: quale scegliere?

Il confronto tra caldaie a pellet e apparecchi a gas può essere importante se si è in fase di sostituzione di un impianto preesistente, oltre che di scelta iniziale. Tutto dipende comunque in generale dalle priorità di utilizzo, dalla situazione climatica e architettonica (lo stoccaggio del pellet richiede spazio), dalla disponibilità in loco delle fonti energetiche.

Il nodo della questione è la sostenibilità ambientale, a partire dalla differenza di combustibile: scarti di legno compressi rinnovabili vs gas naturale o gpl (gas di petrolio liquefatto), fonti fossili non rinnovabili. Inoltre, le caldaie a pellet hanno emissioni di carbonio inferiori, pur a pari efficienza energetica.

Per quanto riguarda il costo operativo, il pellet ha un prezzo relativamente stabile (dipendente anche dal luogo o dalla disponibilità in zona), che, pur con variazioni, tende ad essere competitivo rispetto a quello dei combustibili fossili. Una situazione che mette al riparo da bruschi aumenti delle forniture e consente di stabilire con una certa sicurezza l’impegno finanziario annuale.

La manutenzione di una caldaia a pellet è però più regolare (poiché bruciatore e cassetto delle ceneri devono essere puliti costantemente), mentre quella di un modello a gas può richiedere anche solo un controllo annuale.

Sostituzione di vecchie caldaie con modelli a pellet

La sostituzione di vecchi apparecchi con caldaie a pellet aiuta a ridurre l’impatto ambientale, ad abbassare i costi energetici a lungo termine e a migliorare la qualità dell’aria interna. Una pratica che tuttavia richiede una certa cura nell’installazione, affinché il risultato sia sicuro ed affidabile nel tempo: importante rivolgersi a un professionista esperto, che sappia valutare tutti gli aspetti, tecnici e normativi.

La vecchia caldaia va rimossa in modo conforme alle normative locali e soprattutto riciclata o smaltita correttamente: un impegno che solitamente si prendono i tecnici installatori del nuovo impianto.

Come si effettua la manutenzione di una caldaia a pellet?

La manutenzione delle caldaie a pellet è fondamentale per l’efficienza, la sicurezza e la durata nel tempo. Ogni modello richiede operazioni ad hoc, con relativa frequenza, riportate nelle istruzioni allegate.

Prima di iniziare qualsiasi controllo bisogna spegnere l’apparecchio e scollegarlo dall’alimentazione elettrica. Una volta raffreddato, si può iniziare: pulizia del bruciatore, controllo del tiraggio, pulizia del cassetto delle ceneri, verifica delle guarnizioni e delle tenute, pulizia del sistema di alimentazione del pellet, controllo dei sensori, oltre che delle eventuali cinghie e catene, del sistema di trasporto dei pellet dal serbatoio, verifica della connessione elettrica.

Il bruciatore di una caldaia a pellet richiede una pulizia regolare: rimosso il coperchio, si deve ispezionare la zona nei pressi della fiamma, per verificare la presenza di residui o di cenere. In tal caso con una spazzola o un aspirapolvere si rimuove qualsiasi accumulo che impedica il corretto funzionamento. Anche il cassetto delle ceneri va periodicamente svuotato, in modo che queste non si accumulino, riducendo l’efficacia della caldaia. E l’impianto di adduzione del pellet non deve avere ostacoli o blocchi: la vite senza fine che spinge i tocchetti nel bruciatore può essere lubrificata, in caso il produttore lo raccomandi.

Questo programma di manutenzione dovrebbe essere eseguito almeno una volta all’anno da parte di un tecnico specializzato o di un professionista del settore, in modo che la caldaia a pellet funzioni al meglio e nel contempo abbia una lunga durata nel tempo.

Stufe e caldaie a pellet – Rassegna prodotti

Froling – PE1c Pellet

Froling - caldaia a pellet PE1c Pellet
Froling – PE1c Pellet

La caldaia PE1c Pellet di Fröling, che soddisfa i severi criteri emissivi della Regione Lombardia, è dotata di un nuovo sistema di condensazione che assicura rendimenti molto elevati e funzionamento economico (i consumi elettrici sono bassi) e silenzioso, oltre ad emissioni contenute, con un ingombro particolarmente ridotto.

Adatta ad abitazioni singole, con potenza di 16/22 kW, a condensazione con elettrofilo integrabile come opzione aggiuntiva, richiede comunque una sala tecnica adeguata.

Il separatore di particelle (elettrofiltro) integrabile, garantisce emissioni di polveri sottili ancora più contenute e sfruttando l’energia che proviene dai gas combusti che fuoriescono dal camino nei sistemi tradizionali, garantisce un risparmio fino al 10%.

Froling - caldaia a pellet PE1c Pellet

Grazie all’APP Froling, semplice e intuitiva, è possibile monitorare e gestire da remoto la caldaia. E’ costituita da acciaio inox e vanta un rendimento del 106%.

Il ventilatore a tiraggio indotto EC a velocità variabile stabilizza la combustione, adattando la potenza alle diverse esigenze e garantendo consumi ridotti fino al 40%.

Hoval – BioLyt (13-43)

Hoval - caldaia a pellet BioLyt (13-43) 
Hoval – BioLyt (13-43)

BioLyt (13-43) di Hoval risponde alle diverse esigenze di riscaldamento limitando le emissioni: adatta sia alle nuove costruzioni sia in fase di riqualificazione di impianti medio-piccoli, come quelli delle abitazioni singole o plurifamiliari (ma anche di asili, scuole e edifici commerciali non troppo estesi), ha infatti un rendimento pari fino al 98% e una combustione ottimizzata, per ridurre al minimo l’emissione di polveri nell’ambiente, secondo gli attuali parametri normativi.

Hoval - caldaia a pellet BioLyt (13-43) 

Compatta nell’ingombro, ha un robusto bruciatore orizzontale con scambiatore autopulente e grande cassetto di raccolta facilmente svuotabile. E una speciale valvola stellare per l’immissione del pellet nella camera di combustione evita pericolosi ritorni di fiamma.

L’efficienza può essere ulteriormente migliorata se la caldaia viene combinata a un impianto solare termico. Grazie all’ottimizzazione della tecnologia della combustione assicura massimo rendimento e polveri ridotte al minimo, nel pieno rispetto dei i parametri della classificazione “Aria Pulita”.

Facile da installare Hoval BioLyt garantisce massima sicurezza grazie alla speciale valvola stellare per l’immissione del pellet in camera di combustione.

Il funzionamento modulante assicura che l’impianto produca esattamente il calore necessario in quel momento. Il sistema di regolazione TopTronic® integrato nella caldaia garantisce una maggiore efficienza attraverso una gestione intelligente. L’acquisto può naturalmente beneficiare della detrazione del “Conto Termico 2.0” che garantisce un risparmio fino al 65% del costo dell’investimento.

Paradigma – Pelletti Touch 

La caldaia a pellet Pelletti Touch di Paradigma
Paradigma – Pelletti Touch

La caldaia a pellet Pelletti Touch unisce tecnologia all’avanguardia, design, gestione semplice ed efficiente e massimo comfort abitativo. E’ particolarmente adatta per interventi di riqualificazione dell’impianto di riscaldamento in abitazioni di piccole e medie dimensioni.

La caldaia Paradigma è disponibile con una gamma di potenza tra i 15 e i 32 kW, e assicura alto rendimento (fino al 93%), grazie alla modulazione della potenza e ad un’ottima combustione del pellet sia a pieno carico che a carico parziale.

Il sensore della camera di combustione misura e regola in automatico il valore della temperatura, l’alimentazione e la combustione. Grazie all’isolamento termico particolarmente efficiente si limitano le perdite di calore.

Accensione, modulazione della potenza e pulizia quotidiana di scambiatore e condotto fumi sono eseguiti in automatico. L’accessorio di estrazione cenere Komfort assicura una veloce rimozione dei residui senza formazione di polvere. Il touchscreen Pelletronic Touch permette di controllare e gestire facilmente la caldaia.

Pelletti Touch  dà la possibilità di accedere ai massimi importi di incentivo conto termico, con le 5 stelle di certificazione ambientale per le versioni 20 kW – 25 kW e il coefficiente premiante 1,5 per le versioni 20 kW – 25 kW – 32kW.

E’ possibile integrare la caldaia a pellet con un sistema solare Paradigma per un impianto completamente rinnovabile.

Viessmann – Vitoligno 300-C

Caldaia a pellet Viessmann Vitoligno 300-C anche per attività commerciali
Viessmann – Vitoligno 300-C

Compatta e completamente automatica, la caldaia a pellet Vitoligno 300-C di Viessmann, con potenza di 12 kW, è in versione con caricamento manuale oppure automatico (ad aspirazione del pellet dal deposito, disponibile in diverse versioni a seconda delle esigenze), per una maggiore autonomia. I residui incombusti sono ridotti e la camera di combustione si auto-pulisce almeno una volta al giorno per mezzo di lamelle girevoli, così come le ceneri si svuotano automaticamente in un vano da svuotare al massimo due volte all’anno. E una valvola stellare evita il ritorno di fiamma.

Premiata nella categoria Excellent product design del German Design Award, certificata in classe 5 stelle con un rendimento pari al 95,3%, è regolata digitalmente da display, mentre l’app ViCare consente la gestione da remoto via smartphone.

Vitoligno 300-C è un’ottima soluzione sia per i nuovi edifici che negli interventi di riqualificazione dell’impianto di riscaldamento. Tra i molti plus il box pellet è molto ampio, tanto da non richiedere il funzionamento di notte, assicurando il miglior comfort e le ceneri vanno svuotate al massimo 2 volte l’anno.

Il trasporto del combustibile dal deposito si può effettuare attraverso una coclea flessibile oppure un sistema di aspirazione. Il serbatoio di alimentazione per potenzialità fino a 70 kW è posizionato sul lato posteriore, mentre nei modelli a partire da 80 kW si può porre a scelta sul lato destro o sinistro della caldaia.

La gestione è molto semplice grazie alla regolazione Ecotronic, che controlla fino a 4 circuiti di riscaldamento, e alla App Vicare che permette di monitorare in qualsiasi momento il funzionamento, modificando, se necessario, le impostazioni.

Edilkamin – Gora2 Slim Up 

Edilkamin - Caldaia a pellet Gora2 Slim Up 
Edilkamin – Gora2 Slim Up

La caldaia a pellet Gora2 Slim Up di Edilkamin unisce meccanica efficiente a tecnologia avanzata: grazie al sistema sviluppato dall’azienda The Mind è infatti gestibile da remoto con smartphone, oltre ai più tradizionali telecomando e touch screen. Il consumo di combustibile è ottimizzato da Sistema Leonardo, che regola in automatico le funzioni in base alle condizioni ambientali e alle caratteristiche del pellet.

Inoltre, grazie a Ekleaner, crogiolo e tubolari si puliscono da soli senza necessità di interventi manuali. Di dimensioni ridotte (L 107 x P 44 x H 129 cm), con focolare d’acciaio, è di classe energetica A+, ha una potenza di 21,5 kW ed è certificata Ecodesign 2000, Conto Termico e classe ambientale 5 stelle.

Extraflame – PR 20

Extraflame - Caldaia a pellet PR20
Extraflame -PR 20

Caldaia a pellet di ultima generazione, con compattatore della cenere, il modello PR20 di La Nordica Extraflame (L 82,2 x P 81,7 x H 139,8 cm) è certificato 5 stelle nel rispetto dei requisiti Aria Pulita in merito ad emissioni e rendimento (pari al 92,4%). Di potenza nominale 5,7-20 kW, ha tra l’altro circolatore con controllo PWM, braciere autopulente con motore brushless, estrattore della cenere, sensore di livello del pellet, camera di combustione di acciaio dallo spessore elevato (porta-fuoco e braciere sono invece di ghisa) e scambiatore di calore a fascio tubiero autopulente.

Un sistema innovativo regola e mantiene costante nel tempo l’aria comburente, mentre il display Black Mask con wi-fi integrato permette di gestirla da remoto via app Total Control 2.0. Può essere accessoriata con due diversi kit di caricamento automatico del pellet e serbatoio di stoccaggio.

MCZ – Performa HQ

MCZ - caldaia a pellet Performa HQ
MCZ – Performa HQ

La caldaia a pellet idro di MCZ Performa HQ si distingue per un controllo evoluto e automatico (con sistema Beta) della combustione, oltre che per la pulizia automatizzata dei turbolatori, del braciere e della testata (oltre che addirittura della zona di passaggio dei fumi di scarico), che in condizioni ottimali consente di eliminare le ceneri solo una volta a settimana o ogni dieci giorni al massimo (se con trolley opzionale addirittura ogni tre mesi).

Disponibile in più range di potenza, dai 15 ai 35 kW (con massimo rendimento pari al 94,7%), modula il suo funzionamento in base alla richiesta di calore, in modo da evitare frequenti accensioni e spegnimenti: in questo modo si ottimizza il rendimento limitando consumi ed emissioni nell’ambiente. Una app dedicata permette di gestirla a distanza, aggiungendo il kit opzionale wi-fi, mentre è integrabile con i sistemi di domotica più diffusi. Garantita 7 anni, rientra nei requisiti per il Conto Termico ed è certificata Eco Design 2022, Aria Pulita 4 stelle e risulta in classe energetica A+.

Palazzetti – Serie JP

Palazzetti - caldaia a pellet Serie JP
Palazzetti – Serie JP

La serie JP (modello 15 e 21) di Palazzetti (L 70 x P 63 x H 140 cm) include caldaie ermetiche con focolare a combustione totale e scambiatore a tubi di fumo. La tecnologia Self Cleaning System attiva l’autopulizia sia del braciere sia dei tubi di scambio, mentre l’accesso frontale da sportello al giro fumi agevola invece la pulizia più approfondita.

Dotata di serie di gruppo idraulico integrato e di display digitale grafico con comandi intuitivi a sfioro, ogni caldaia è disponibile anche in versione con kit idraulico per la produzione istantanea dell’acqua calda sanitaria. La potenza nominale varia dai 16 kW del modello JP15 ai 22,3 kW del JP21 (con rendimenti rispettivamente del 96,1% e del 94,7%), mentre la serie è certificata in classe 5 e Eco Design 2022, con livello di prestazione ambientale a 4 stelle, e rientra nel contributo Conto Termico. In aggiunta si possono prevedere un serbatoio di pellet supplementare di 230 kg di capienza e la Connection Box per il collegamento alla rete wi-fi e la gestione da remoto via app Palazzetti del sistema.


31/01/2022

Caldaia a pellet o legna e stufe: cosa c’è da sapere sul riscaldamento ecologico

Stufe e caldaie a legna e a pellet sono strumenti per un riscaldamento sostenibile e con fonti rinnovabili. Ecco quali sono le informazioni e i consigli utili degli esperti AIEL per l’acquisto e manutenzione di una caldaia per stufa a legna.

a cura di Andrea Ballocchi

Stufe a pellet e caldaie: cosa c’è da sapere sul riscaldamento ecologico

Indice degli argomenti:

Nei mesi freddi è necessario di contare sul giusto comfort termico in casa: le stufe a pellet e a legna possono contribuire a soddisfare questa necessità, oltre al comfort visivo dato dal piacere di ricreare il classico focolare domestico.

Spesso però sono additate tra le maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico. Ma è davvero così? Una risposta la fornisce AIEL Associazione Italiana Energie Agroforestali nella premessa del “Libro Bianco sul futuro del riscaldamento a legna e pellet”, documento che illustra una proposta di progetto per migliorare la qualità dell’aria e fornire una corretta informazione e formazione sulle soluzioni a biomasse.

Se si sostituisse in 10 anni il 55% del parco di generatori a biomassa legnosa vetusto, insieme all’avvio di una campagna di scolarizzazione degli utenti, si potrebbe ridurre di oltre il 70% la quota di emissioni imputabile al riscaldamento domestico a legna e pellet.

Inoltre, gli impianti a biomassa rientrano tra le fonti energetiche rinnovabili. Anzi, come ha rilevato il presidente, Domenico Brugnoni, le biomasse per il riscaldamento residenziale “sono la prima fonte rinnovabile del nostro Paese. Il loro utilizzo ci ha consentito di raggiungere, con due anni di anticipo, gli obiettivi europei di energie rinnovabili al 2020 e di diventare il terzo Paese in Europa per consumo di fonti energetiche rinnovabili. In base al PNIEC, al 2030 oltre la metà dell’energia termica (53%) dovrà essere prodotta da biomasse solide garantendo una produzione annua pari a circa 7 Mtep. C’è quindi spazio per continuare a crescere sostenendo il processo di decarbonizzazione e combattere il cambiamento climatico”.

Per comprendere meglio caratteristiche, costi, consumi e benefici di stufe e caldaie a legna o a pellet proviamo a fare luce insieme a due esperti in materia, nonché responsabili dell’associazione: Annalisa Paniz, neo direttrice generale AIEL, e Valter Francescato, direttore tecnico.

Terminata la COP26, ora è il momento di passare alle azioni concrete. Una priorità è il raggiungimento (quantomeno per UE e USA) dell’obiettivo net zero al 2050. Quale ruolo avrà il comparto del riscaldamento a legna e pellet nella transizione ecologica e nel processo di decarbonizzazione del riscaldamento civile?

Annalisa Paniz, neo direttrice generale AIELAnnalisa Paniz: “Le nuove e moderne tecnologie a legna e pellet rappresentano un’opportunità irrinunciabile nell’ambito del processo di decarbonizzazione del riscaldamento civile poiché consentono di sostituire le fonti fossili e senza il ricordo all’energia elettrica. Questo soprattutto nelle aree montane o marginali, dove l’utilizzo di pellet e legna da ardere locali innesca anche l’avvio di filiere produttive corte che valorizzano il patrimonio boschivo del territorio e creano nuovi posti di lavoro. Infine è importante ricordare come i biocombustibili legnosi, grazie al loro costo contenuto e più stabile rispetto ai combustibili fossili, siano un’opportunità di contrasto alla povertà energetica che, oggi, in Europa colpisce il 7,3% delle famiglie e ben il 14,1% di quelle italiane (Fonte: Energy Poverty Advisory Hub Ue).”

Su cosa si deve e si dovrà lavorare (a livello associativo e di comparto) perché le soluzioni di riscaldamento a biomassa legnosa possano contribuire a ridurre emissioni e impatto ambientale?

Annalisa Paniz: “Negli ultimi anni il settore ha fatto passi da gigante sul fronte dell’innovazione tecnologica e oggi stufe, inserti e caldaie in commercio a 4 e 5 stelle garantiscono bassissimi livelli emissivi, in linea con le stringenti normative regionali. Per questo è importante proseguire nel percorso di ammodernamento del parco generatori nazionale, sostituendo i vecchi apparecchi con nuovi utilizzando il Conto Termico, l’incentivo che sostiene il turn over tecnologico nell’ottica dell’efficienza energetica e della riduzione delle emissioni.

Infine è importante proseguire nella comunicazione all’utente finale che, usando quotidianamente la stufa nel modo corretto e mantenendo l’intero impianto (generatore + canna fumaria) pulito e manutentato da parte di un professionista qualificato, gioca un ruolo chiave nella riduzione delle emissioni di polveri sottili”.

Caldaia a pellet, stufe a legna, caldaie a biomasse: quante sono in Italia?

Valter Francescato, direttore tecnico AIELValter Francescato: “Sulla base dei dati del nostro Report Statistico nel nostro Paese nel 2020 si contavano circa 8,9 milioni di impianti di riscaldamento a biomasse legnose (legna, pellet e cippato) installati (75% a legna e 25% a pellet, il cippato è solo lo 0,2%). È un dato in calo rispetto al 2014, quando il parco generatori si attestava sui 9,4 milioni di pezzi, una diminuzione legata principalmente alla dismissione di vecchi apparecchi. Per quanto riguarda l’età del parco installato, il 67% ha più di dieci anni, il 18% va da 5/10 anni e il 15% ne ha meno di cinque. Dal 2010 al 2020 il parco installato ha registrato un incremento del numero di stufe e caldaie a pellet e una diminuzione, invece, del numero di apparecchi a legna. Oggi gli apparecchi a pellet rappresentano il 70% del totale degli apparecchi venduti in Italia”.

Stufe e caldaie a pellet e a legna: quali sono i loro consumi?

Valter Francescato: “In Italia ogni anno vengono consumate circa 12 milioni di tonnellate di legna da ardere, 3,2 milioni di tonnellate di pellet e 1,4 milioni di tonnellate di cippato.

Caldaia a pellet Hoval BioLyt
L’interno della caldaia a pellet Hoval Biolyt

 

Negli ultimi sei anni il consumo di legna e pellet nel settore residenziale è rimasto pressoché stabile: a livello regionale un’indagine di Arpa Veneto del 2013 ha registrato un calo dei consumi di legna rispetto al 2006 di ben 260mila tonnellate, mentre i dati ufficiali del GSE confermano la stabilità dei consumi delle biomasse residenziali dal 2013 al 2020, con lievi variazioni annuali legate all’andamento delle temperature (Gradi Giorno). Il 92,5% dei combustibili legnosi è impiegato in impianti di riscaldamento residenziali.”

Caldaia per stufa a legna o a pellet, quale scegliere?

Annalisa Paniz: “Per scegliere la stufa più adatta bisogna considerare in primis la classe energetica della propria casa. Nel caso di un’abitazione di classe energetica G, una stufa con 9 kW di potenza è in grado di riscaldare fino a 50 m²; nel caso invece di un’abitazione in classe C, la stessa stufa da 9 kW è in grado di riscaldare più di 100 m². Inoltre, la scelta dipende dall’uso che se ne vuole fare e dalle necessità e preferenze specifiche di ogni consumatore. La differenza principale riguarda l’approvvigionamento e la logistica: la legna prevede che la si carichi manualmente a ogni accensione e, per mantenere la stufa accesa, va ricaricato a mano il braciere con nuovi ciocchi.

Nella caldaia a pellet e cippato, ovvero negli apparecchi automatici, il biocombustibile è caricato automaticamente nel braciere.

Per quanto riguarda l’approvvigionamento di legna da ardere, è utile ricordare che, a differenza del pellet, può essere necessario acquistare il proprio stock di legna da ardere in anticipo, lasciandola stagionare e facendole perdere il contenuto idrico che impedisce una combustione efficiente. In alternativa, per avere la certezza di comprare legna da ardere con contenuto idrico ideale è necessario acquistare la legna da ardere certificata Biomassplus® di classe di qualità A1 plus”.

Quanto costano le stufe a legna o a pellet?

Valter Francescato: “i prezzi delle stufe e caldaie a pellet sono variabili e dipendono da diversi fattori, tra cui la potenza e la tipologia: quelle ad aria, che riscaldano ambienti medio-piccoli, possono partire da circa 1000 euro, mentre quelle ad acqua sono più care perché svolgono la funzione di caldaia per il riscaldamento dell’acqua sanitaria e dei termosifoni (si parte da 2500 euro circa). Per quanto riguarda le stufe a legna, si parte da poco più di 400 euro circa per un impianto da quasi 5 kW di potenza termica nominale (sufficienti per riscaldare una superficie di oltre 130 metri cubi) a quasi 2000 euro per una da 15 kW (430 m3)”.

NOTA: Quelli indicati vanno considerati prezzi pre-pandemia. C’è stato, infatti, un aumento stimabile attorno al 10-15%, in tendenza con gli aumenti registrati post pandemia in tutti i settori a causa dell’aumento generalizzato di prezzo delle materie prime.

Stufe, caldaie ed emissioni: cosa si può dire a proposito?

A questo proposito è bene riportare una nota AIEL: “La questione delle emissioni di particolato è molto complessa, per questo motivo è sempre importante basarsi sulle fonti ufficiali, che garantiscono un riferimento univoco per analizzare in modo corretto e completo questo tema. Nel caso specifico il documento ufficiale di riferimento in Italia è l’inventario nazionale delle emissioni pubblicato annualmente da ISPRA. L’inventario, nella sua versione più aggiornata (2021), conferma nel 2019 un ruolo ancora rilevante del riscaldamento non industriale alla emissione di PM10 primario. In inverno circa il 50% delle emissioni di PM10 sono prodotte dal riscaldamento domestico.

Questo dato è legato all’uso ancora troppo diffuso di tecnologie tradizionali obsolete per la combustione domestica del legno che non sono più compatibili con i processi di miglioramento e/o mantenimento della qualità dell’aria. Nel 2019, secondo ISPRA, il 40,30% dell’energia termica da riscaldamento a biomassa veniva prodotta da camini aperti ed il 18,40% da stufe a legna, mentre solo il 7,9% dell’energia è prodotta mediante stufe a legna “evolute” e solo il 13,6% dell’energia è prodotta da stufe a pellet. Lo stesso report fotografa un parco installato che ancora dipende per il 60% da tecnologie tradizionali obsolete.

Ciononostante, anche nel 2019 le emissioni di PM10 del riscaldamento civile si confermano in calo, calo che negli ultimi 10 anni ha raggiunto il 24%. Il calo registrato, a fronte di un parco installato numericamente stabile nel decennio, dipende soprattutto dal turn over tecnologico in corso che ha fatto registrare – nello stesso periodo – una riduzione molto significativa del fattore di emissione medio ponderato, che passa dai 406 g/GJ del 2010 ai 352 g/GJ di PM10 del 2019. Un risultato importante raggiunto anche grazie a sistemi incentivanti intelligenti come il Conto Termico e l’Ecobonus.

Il calo registrato negli ultimi 10 anni è l’inizio dell’effetto che può derivare da un turn over accelerato su scala nazionale, infatti le moderne tecnologie allo stato della tecnica, nel riscaldamento domestico a legna, pellet e cippato, possono raggiungere fattori di emissione di poche decine di grammi per GJ di energia termica prodotta e nei casi migliori (tecnologie ad emissioni “quasi zero”) si arriva a pochi g per GJ. L’introduzione massiccia di queste tecnologie cambierà radicalmente il peso delle biomasse nelle emissioni di particolato primario.”

È possibile dare dei consigli utili in merito?

Annalisa Paniz: “Basterebbe mettere in atto cinque azioni proposte da AIEL:

  • Accelerare il turnover tecnologico, cioè la sostituzione degli apparecchi più obsoleti con impianti moderni ed efficienti;
  • Utilizzare biocombustibile di qualità certificata;
  • Rivolgersi sempre ad installatori e manutentori abilitati e qualificati per l’installazione di impianti a biomasse;
  • Contare su informazioni corrette e costantemente aggiornate sul parco di generatori installati per questo è fondamentale il popolamento dei catasti informatici regionali e l’intensificazione della sorveglianza sull’applicazione delle norme vigenti.
  • Sviluppare campagne di comunicazione nazionali rivolte ai consumatori per promuovere le buone pratiche per un uso corretto dei generatori a biomasse.

Quali norme e certificazioni devono rispettare stufe e caldaie a biomasse?

Valter Francescato: “Sia gli apparecchi domestici (stufe) sia le caldaie devono essere omologati ai sensi delle norme di prodotto europee (UNI EN), questo garantisce il consumatore sia sul piano delle prestazioni ambientali, sia su quello della sicurezza. È sempre importante poi richiedere al costruttore o ai suoi rivenditori il “Certificato Ambientale”, fondamentale anche per l’accesso agli incentivi.

Per ottenere le prestazioni attese dall’impianto termico è fondamentale rivolgersi a installatori qualificati che devono rilasciare all’utente la “Dichiarazione di Conformità” dell’installazione alla regola dell’arte, inoltre l’impianto deve essere correttamente manutenuto, programmando interventi di manutenzione regolari eseguiti da manutentori abilitati e qualificati. Si ricorda infine che tutti gli impianti termici, ovvero con una potenza al focolare maggiore di 5 kW devono essere inseriti nei catasti informatici regionali”.

Riscaldare una casa di 100 mq con legna o pellet è più conveniente rispetto alle soluzioni come metano, gasolio o gpl?”

Valter Francescato: “dai rilevamenti dei prezzi eseguiti da AIEL a settembre 2021 sono necessari 47 euro/MWh di legna da ardere (sfusa M20-25); per quanto riguarda il pellet ci vogliono 66 euro/MWh di pellet A1 ENplus® in autobotte o in sacchi da 15 kg. Per il metano si sale a 85 euro/MWh, 129 con il gasolio da riscaldamento fino a 146 per il GPL domestico sfuso”.

A proposito di stufa ecologica a legna: quali sono gli errori da evitare?

Valter Francescato: “Nella conduzione quotidiana, va evitato innanzitutto di tenere l’aria del braciere sempre aperta. Dimenticare di chiudere l’immissione di aria nel braciere, infatti, oltre a ridurre il rendimento della stufa, causa un aumento di 6 volte delle emissioni di carbonio organico, responsabile della produzione di fumi maleodoranti, mentre le emissioni di polveri aumentano di 6,5 volte. Altro errore da evitare è ritardare la ricarica della legna, quando il letto di braci è molto basso e appena in grado di accendere la legna. In questo caso la fase di accensione si allunga, concentrando le sostanze nocive che si formano in questa fase di accensione prolungata. Rispetto a un uso corretto della stufa, si registra un aumento di 5,2 volte delle emissioni di carbonio organico e di 4 volte quelle di polveri.

Un’altra azione da non fare è usare legna eccessivamente umida. Essa sottrae calore al processo di combustione per la vaporizzazione dell’acqua e aumenta il volume dei gas di scarico. La legna da ardere dovrebbe sempre avere un contenuto idrico compreso tra il 12 e il 20%, quota entro cui si mantiene la legna stagionata all’aria aperta e protetta dalla pioggia.

Inoltre, occorre evitare l’eccessivo sovraccarico di legna nella camera combustibile. È un errore comune che influenza molto l’efficienza della combustione di biomassa, oltre a causare un aumento delle emissioni di carbonio organico di polveri.

Infine un consiglio: bisogna accendere la stufa o il camino in modo corretto. Per farlo, occorre usare un accendifuoco – e non carta di giornale – 4 legnetti di piccola dimensione e 4 ciocchi di legna ben accatastati di circa 500g cadauno. A parità di quantità di legna bruciata, l’accensione negligente del fuoco rispetto a quella corretta produce un’emissione di carbonio organico 4,6 volte superiore. Per avere qualche altra raccomandazione utile vi consiglio il Decalogo per la corretta combustione della legna, realizzato da AIEL”.

Da clienti finali, come possiamo riconoscere facilmente gli apparecchi più performanti?

Un importante riconoscimento è ariaPulita®. A oggi sono ben 3260 i prodotti per il riscaldamento domestico che possono contare su questa certificazione di qualità dei sistemi di riscaldamento a biomassa legnosa inferiori ai 35 kW di potenza promossa da AIEL.

Essa offre ai consumatori l’opportunità di scegliere sistemi di riscaldamento a legna o pellet affidabili, soprattutto in termini di emissioni di particolato, caratterizzati da elevati standard qualitativi sia in termini di emissioni che di rendimento energetico.

Da prestazioni standard, a cui sono assegnate due stelle, a performance ottime, indicate con cinque stelle, la certificazione ariaPulita® classifica i generatori sulla base di cinque parametri: rendimento, emissioni di particolato primario (PP), ossidi di azoto (NOx), composti organici totali (COT) e monossido di carbonio (CO).

Tutti gli impianti certificati sono elencati con il relativo numero di stelle sul sito web ufficiale della certificazione.

A proposito degli impianti NZEB, cosa sono e cosa si intende con questa sigla?

Valter Francescato: “Ricordo che a livello europeo la biomassa legnosa è la fonte rinnovabile principale e svolgerà un ruolo strategico per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.

Tuttavia, solo le tecnologie con i minori fattori di emissioni di polveri sottili e di carbonio organico potranno giocare un ruolo nel futuro. Per questo i costruttori hanno colto la sfida e stanno investendo per proporre sul mercato soluzioni tecnologiche in grado di garantire emissioni nocive “quasi zero”, riferendosi ai cicli di funzionamento reale degli impianti. Così, in analogia con gli edifici NZEB, si è deciso di utilizzare per queste tecnologie molto innovative l’acronimo NZEB – Nearly Zero Emission Boilers. Si tratta di apparecchi e caldaie “a emissioni quasi zero”, frutto di un importante lavoro di ricerca e sviluppo, e definisce generatori a biomasse legnose che (in condizione di funzionamento sul campo) garantiscono elevate prestazioni ambientali, ovvero elevati rendimenti e bassissimi livelli di emissioni nocive per la salute, riducendo il più possibile il loro impatto negativo sulla qualità dell’aria. Per saperne di più consiglio la lettura di un mio articolo dedicato su AgriforEnergy.”

E nel caso invece delle materie prime pellet e legna?

La certificazione per la legna da ardere è Biomassplus®. Si tratta di un marchio registrato che attesta le caratteristiche qualitative, e non solo, di legna, cippato e bricchette, classificandoli nelle classi di qualità, garantendo inoltre legalità e tracciabilità e sostenibilità ambientale. La qualità del prodotto e del processo produttivo viene controllata periodicamente. Il legno di partenza ha origine legale ed è possibile rintracciarne tutte le fasi lungo l’intera filiera produttiva.

Per il pellet, invece, lo standard adottato è ENplus®: è bene fare riferimento a questa certificazione se si vuole contare su un prodotto rispettoso dei più elevati standard di controllo, più restrittivi rispetto alle norme tecniche di riferimento per quanto concerne alcune proprietà del pellet; inoltre risponde a determinati parametri e alle esigenze di sostenibilità ambientale.

L’utilizzo di pellet certificato ENplus® A1 consente di ridurre fino a due volte, rispetto al combustibile non certificato, le emissioni di particolato delle stufe a biomassa, e fino a quattro volte per quanto riguarda le caldaie.

Il cippato invece per quali impianti è indicato e qual è la certificazione di riferimento?

Valter Francescato: “Partiamo col definire cosa sia il cippato: è legno ridotto in scaglie, con dimensioni variabili da alcuni millimetri a circa 6 cm, attraverso macchine cippatrici. È prodotto a partire da residui agricoli e forestali quali tronchi, stanghe, ramaglie, piante intere o da residui dell’industria del legno.

Esso è particolarmente indicato per l’uso in caldaie di media-grande potenza (almeno 40-45 kW termici), con un fabbisogno superiore a circa 50-60 MWh termici annui, e per la produzione combinata di calore ed energia elettrica negli impianti industriali”.

Quali incentivi sono vigenti per l’acquisto di stufe o caldaie?

Annalisa Paniz: “La novità più significativa è e resta il Superbonus 110%. Per quanto riguarda il riscaldamento a biomassa legnosa le opportunità per accedere all’agevolazione sono di due tipi: quelle legate agli interventi “trainanti” e quelle, invece, legate ai “trainati”. Nel primo caso rientra la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale delle unità immobiliari unifamiliari o plurifamiliari con ingressi indipendenti con impianti per il riscaldamento il raffrescamento e la fornitura di acqua calda sanitaria dotati di caldaie a biomasse a 5 stelle se installate in aree non metanizzate in Comuni non sottoposti alla procedura di infrazione per il superamento dei limiti di emissione. Nel secondo caso, possono accedere al Superbonus tutti gli interventi mirati all’efficienza energetica già agevolati dall’ecobonus. Tra questi, sono inclusi caldaie e apparecchi domestici a biomasse, nei limiti di spesa già vigenti per ciascun intervento, che devono rispondere a determinati requisiti specifici (specificati sul sito AIEL dedicato).

Molto importante, anche se non si caratterizza come detrazione ma come incentivo erogato direttamente, è il Conto Termico promosso dal GSE. Prevede un incentivo diretto ai consumatori fino al 65% della spesa sostenuta per la sostituzione di apparecchi obsoleti con generatori moderni che migliorino l’efficienza, e si rivolge a Pubbliche Amministrazioni e soggetti privati, sia imprese che di natura residenziale.”

Vale la pena ricordare che lo scorso 30 novembre è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il  D.lgs. 199/2021, che ha recepito la Direttiva europea Energie Rinnovabili nota come RED II che, coerentemente con gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e 2050, definisce gli strumenti, i meccanismi e gli incentivi necessari a rispettare i target di aumento della quota di energia da fonti rinnovabili, disciplinando anche alcune misure nell’ambito dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), in conformità con il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC). AIEL segnala che la nuova Direttiva dispone di precisi criteri che interessano i combustibili solidi da biomassa destinati a impianti di potenza termica uguale o superiore ai 20 MW o ai 2 MW per gli impianti che utilizzano combustibili gassosi da biomassa.

“Per quanto riguarda il requisiti del pellet, il Decreto prevede che possano essere incentivati solo gli impianti e apparecchi il cui combustibile soddisfi i seguenti requisiti:

  • per le termostufe il pellet dovrà necessariamente essere di classe di qualità A1, mentre per le caldaie esso dovrà essere di qualità uguale o migliore rispetto a quella per cui il generatore è stato certificato (≤500 kW) o testato in opera (>500 kW);
  • la certificazione del pellet dovrà essere rilasciata da un organismo di certificazione accreditato secondo la norma ISO/IEC 17065, sulla base delle analisi delle proprietà del biocombustibile, svolte da un soggetto accreditato secondo le norme della serie UNI EN ISO 17225-2;
  • la documentazione di acquisto del pellet dovrà evidenziare la classe di qualità e il codice di identificazione rilasciato dall’organismo di certificazione accreditato al produttore e da questi messo a disposizione del distributore”.

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